3.

2.4K 118 50
                                    

Mattia varcò le porte di casa alle diciotto e cinquantanove precise, in perfetto orario come suo padre si era sempre aspettato che fosse.

"Padre" si annunciò, alzando leggermente la voce, entrando nel lussuoso ingresso di Villa Zenzola, togliendosi il giubbotto e passandolo velocemente ad un inserviente che lo affiancò subito. "Sono tornato."

"Signorino" la donna gli sorrise. "Suo padre è in sala da pranzo a parlare al telefono con il signor Ritz." lo informò.

Mattia si irrigidì. "Capisco, e mia madre?" chiese poi, appena titubante.
Il sorriso della donna sparì gradualmente. "Lei è nel suo letto, come sempre signorino" disse sottovoce. "Oggi è stata una giornata dura per lei, non credo si unirà a voi per la cena."

Il ragazzo abbassò la testa, affranto. "Grazie" sospirò prima di dirigersi tra i grandi corridoio alti e lunghi della casa. Dopo aver superato un paio di porte, finalmente giunse di fronte ad una grande vetrata, semitrasparente e piena di disegni eleganti, non troppo colorati, che fece scorrere con calma, in modo da poter accedere all'interno della sala da pranzo.

Di fronte a lui c'era una lunga tavolata in legno scuro, davvero inutile per i suoi gusti, visto che sua sorella Carola si era trasferita ad Oxford da un po' e quindi la maggior parte delle volte era occupata solo da lui e suo padre, apparecchiata per due.

Suo padre era all'altro capo del tavolo, con il telefono in mano e un leggero sorriso, solitamente molto raro. "Sì, Walter, chiamerò io stesso gli addetti stampa" annuì, poi notando l'entrata di suo figlio e facendosi segno di avvicinarsi. Mattia ubbidì subito.
"Andrà benissimo, tranquillo" continuò. "Tra poche settimane sarà tutto ufficiale. D'accordo, ci sentiamo presto." sorrise ancora prima di riattaccare la chiamata. "Puntuale, vedo" constatò l'uomo.
"Certo." annuì, sedendosi alla sua destra.

"Il tuo maglione è ridicolo" commentò alzando un sopracciglio.
Mattia si morse un labbro. "Ho sporcato la camicia di caffè e ho dimenticato il cambio."
"Lasciamo perdere" lo liquidò con un movimento nervoso della mano.
"Ho delle novità"
"Credo di aver intuito quali." borbottò il ragazzo.

"Volevo parlatene prima ma sono stati dei giorni molto pieni, questi. Comunque, Sergio mi ha chiesto la tua mano."
"Me lo ha comunicato oggi a pranzo" annuì con lo sguardo basso.
"E ovviamente io ho acconsentito. Presto gli Zenzola avranno il titolo nobiliare che si sono sempre meritati." annunciò fiero.

"Padre.." iniziò titubante. "Non credi che, insomma, dovrebbe chiedere il permesso a me e non a te?"

"Perché dovrebbe? È ovvio che tu lo vuoi sposare!" esclamò.

"Ho solo ventitré anni dopotutto" si giustifico. "Sono giovane e- non so, vorrei prima finire di specializzarmi, prendere un master in economia, fare un altro po' di esperienza in azienda."

"Sciocchezze!" lo interruppe. "Puoi fare tutto ciò anche da sposato" affermò sicuro. "E Sergio ti potrà aiutare molto."
Mattia aggrottò le sopracciglia. "Cosa c'entra lui?" domandò.
"Beh, lui lavorerà con te, ovviamente" disse con nonchalance. "Assicuriamo alla sua famiglia un po' di fama. Non puoi essere tu colui che porta più soldi a casa di lui. E poi, avrai bisogno di lui quando io non ci sarò più."

"Bisogno di lui?" chiese, allibito.

"Andiamo figliolo!" iniziò l'uomo. "Ti manca il pugno di ferro. Vedo come tratti gli impiegati, come gli sorridi, come li chiami per nome." alzò le spalle. "C'è bisogno di un po' di cattiveria nel nostro campo. Si vede che hai preso qualche caratteristica femminile di troppo."

Il viso di Mattia si accese lentamente di rabbia. "Padre" cercò di calmarsi per non sbottare troppo. "Le donne sono capaci quanto gli uomini. E solo perché sono gay non vuol dire che mi comporto come una donna."

Hate that I love you. [matian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora