15- She wants to die

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Spazio autrice:

Hello friends,

eccomi di nuovo qui dopo quattro lunghe settimane. Vi lascio la solita lista di TW che precede l'inizio dei capitoli.

- Pensieri apertamente suicidi

-Depressione

Buona lettura!









Maria Salvatore



Non so quanto tempo sia trascorso da quando sono sdraiata su questo letto morbido e accogliente, - eppure... troppo freddo. Possono essere passate solo poche ore, come giorni interi. Sulle mie guance rimangono solo le tracce asciutte delle lacrime che non so quando hanno smesso di scorrere. Mi sono chiusa in un silenzio assordante, eterno. Neanche la presenza di Anita al mio fianco è riuscita a farmi sentire meglio o perlomeno a farmi pronunciare qualche parola. La povera ragazza si è risoluta ad accettare il mio mutismo che so che le pesa come un sacco di cemento sulle spalle.

Tutto quello che voglio è rimanere sola. Non voglio vedere nessuno, non voglio che qualcuno venga a farmi la conversazione o a tenermi compagnia. Non voglio che provino a consolarmi o che mi guardino con pietà perché sono... rotta. Non c'è più niente da salvare, niente per cui valga la pena lottare.

Una dopo l'altra, le mie due amiche si sono alternate per vedere se fossi tornata "in me". Le capisco, sentire la tua migliore amica - e nuova amica - dire a voce alta che vuole morire sarebbe un colpo troppo duro da incassare per chiunque. Credo che ero entrata in uno stato di catatonia estremo - non so neanche se una diagnosi del genere esista - tuttavia penso che lo sono ancora adesso. Non riesco più a muovermi e a reagire agli stimoli esterni che mi circondano. Non sento più niente, come se qualcuno avesse spento l'interruttore che fa girare le turbine del mio corpo.

Sono frantumata in mille pezzi che mai più riuscirò a incollare.

Non so nemmeno come cavolo sono finita in questa stanza! Cambiarmi era diventato un concetto a me sconosciuto, se non fosse stato per Anita e Lyudmila - che mi hanno svestita, rivestita e messa sotto queste coperte calde - sarei rimasta negli stessi indumenti bagnati che si erano incollati al mio corpo come una seconda pelle.

Neanche mio padre ha mai osato fare qualcosa di così doloroso ai miei occhi, eppure sapeva quanto i miei capelli fossero importanti per me, avrebbe potuto annientare tutta la mia esistenza in uno schiocco di dita se solo avesse voluto. Si divertiva a passare le sue mani tra le mie ciocche ricce. Mi diceva che si sarebbe divertito a tirarli mentre mi avrebbe preso lì, piegata inerme su quel tavolo in legno nel granaio. Mi faceva vomitare sentirlo dire quelle cose orrende, mi si accapponava la pelle quando vedevo l'immagine delle sue mani su di me in quel modo. E adesso che ho capito la definizione che da alla parola prendermi ancora di più.

Tutto questo adesso non ha più importanza.

Sono morta.

Potevano farmi tutto ma non questo.

Avrei sopportato gli insulti, i calci, i pugni... Anche per ore intere se fosse stato necessario! Ma questo... Questo. No.

La porta si apre per l'ennesima volta dietro di me ma non accenno a muovermi. La mia testa è immersa nel frastuono chiassoso dei miei pensieri silenziosi eppure solo la pioggia cattura tutta la mia attenzione. Sarà di nuovo una delle ragazze che viene a vedere come sto e cercare di aprire inutilmente un dialogo con la sottoscritta. Da quando sono uscita da quel dannato bagno non ho più emesso un suono. Che senso avrebbe? Dopotutto il danno è fatto, una macchina per viaggiare nel tempo non è stata ancora inventata per farmi tornare in quel esatto momento prima che quelle ragazze mettano un termine alla mia vita. Ho letto da qualche parte che un evento traumatico può far sì che una persona smetta di parlare durante un periodo indefinito, anche per sempre. Lo chiamano mutismo selettivo se ben mi ricordo. Beh, il nome importa poco quando i sintomi parlano da sé.

La Verità Nascosta (The Hidden Truth)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora