Per qualche strano motivo la blu non trovò le lezioni di quella giornata estremamente noiose, forse perché per la prima volta dopo anni aveva finalmente deciso di degnarle di qualche sorta di attenzione.
Invece della sua solita osservazione del mondo esterno dalla finestra alla sua sinistra, gli occhi osservavano la lavagna nera sul lato opposto dell'aula. Con attenzione catturavano ogni movimento della professoressa che con velocità scriveva una serie di numeri, macchiando di bianco la superficie pece di ardesia. Nonostante la volontà presente nel corpo della ragazza, la triste verità era che fosse troppo pigra per dare a quell'ennesima lezione di matematica la completa comprensione dai suoi neuroni, perciò si limitò ad osservare quei numeri venire incisi, bianco su nero, e ad ascoltare quelle parole che lasciavano la bocca della cinquantenne, ma senza dargli troppi pensieri.
"Bisogna entrare nella logica dei numeri"... Quella voce all'improvviso comparve nei suoi pensieri, insieme al ricordo della ragazza che aveva pronunciato quelle parole, causando la nascita di un lieve sorriso sul suo volto mentre scuoteva la testa ripensando a quel momento.
Si perse tra i suoi pensieri che sostituirono davanti ai suoi occhi il bianco e il nero della lavagna con dei ricordi che, colorati di quei stessi colori per la lontananza che li divideva nel tempo, le uccisero il sorriso che lentamente si ritirò in una linea dritta, senza alcuna espressione. Oh, quanto aveva avuto difficoltà con la matematica. Ancora poteva vedere tra le ombre della sua memoria, le notti che aveva passato da più piccola con sua madre a studiare sui libri quella dannata materia, quante sere aveva saltato la cena per riuscire a terminare i compiti per il giorno dopo, quando la madre ogni volta entrava nella sua cameretta e le si metteva accanto per aiutarla. Se si concentrava riusciva a sentire ancora le sue risate ogni volta che la piccola lei sbuffava per un esercizio non riuscito, lanciando la matita dall'altra parte della stanza e chiudendo il quaderno con rabbia. Quanto non sopportava vedere la madre divertirsi della sua sofferenza, quanto detestava vederla ridere ancor di più quanto la guardava con un broncio e le braccia serate, offesa che si stesse prendendo gioco delle sua stupidità... eppure cosa avrebbe dato per poter rivivere uno di quei momenti, per poter risentire una di quelle risate. Quanto avrebbe voluto risentire le calde braccia della madre avvolgersi intorno al suo corpo, proprio come faceva quando in quei momenti per chiedere scusa alla piccola lei, che per l'imbarazzo le deva offesa le spalle, l'abbracciava in una presa calorosa chiedendole di accettare le sue scuse e se non lo avrebbe fatto, lei le avrebbe fatto il solletico finché non avrebbe ceduto con un sorriso così grande che mostrava le piccole fossette sulle sue guance.
Ma ormai quel sorriso era sparito, proprio come le calde braccia della madre intorno al suo corpo, proprio come le sue risate che riempivano la stanza di una gioia calorosa... tutto ormai sembrava così freddo, freddo di emozioni e di sentimenti, privo del caldo che un tempo faceva parte della sua vita.
<< Ryujin? >> Proprio mentre stava annegando nella marea di quei ricordi, una calda voce rischiarò il cielo nuvoloso dei suoi pensieri.
Sentì se stessa tornare presente nella realtà e si accorse come ormai non stava dando più attenzione alla lezione, che ormai era finita già da alcuni minuti, lasciando nella classe soltanto una manciata di alunni presi dalla libertà della loro pausa pranzo. La testa era bassa e i capelli blu le coprivano il volto, mentre qualche lacrima le scendeva lentamente lungo la pelle chiara; le mani erano posate sul suo grembo ma erano strette forti in due pugni e le unghie erano pressate contro la pelle con forza tale da lasciare il segno, tutto questo nel tentativo vano di scacciare via quell'emozioni, nel tentativo vano di scacciare via tutti quei sensi di vuoto e quel senso implacabile di colpa.
<< Mhm? >> Non si fidava della sua voce in quel momento, perciò diede alla bruna un semplice "mhm", mentre in modo più invisibile possibile lasciò i muscoli delle sue braccia rilassarsi e le dita delle mani asciugare le sue lacrime, fingendo di aggiustare i ciuffi blu da davanti i suoi occhi.
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DEMONS
Viễn tưởngA volte è più semplice uscire di notte e combattere i demoni altrui, piuttosto che restare ad affrontare i propri.