Capitolo 7

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Come ogni volta che qualcosa ci spaventa o ci dà da pensare, quel weekend trascorse così velocemente che, prima che potessi rendermene conto, era domenica notte e io stavo osservando il soffitto, agitata per l'indomani.
La mattina persi più tempo del solito a prepararmi e sapevo che la ragione era solo William. Solo il suo nome mi destabilizzava, ma mi ripromisi di comportarmi il più naturalmente possibile, anche se sapevo di risultare sicuramente goffa e persino ridicola. Dovevo essere forte, però, in fondo non si trattava della fine del mondo.
Entrai a lezione di letteratura con un quarto d'ora d'anticipo e mi misi nelle prime file. Mentre giocavo con la penna, sentii il rumore dell'aula che gradualmente si riempiva. -Hey.- sentii dire rivolto a me. Alzai lo sguardo ma avevo capito di chi si trattava, la sua voce mi risuonava in testa da giorni ormai.
-Ciao- dissi timida, sentendomi arrossire. Cercai di utilizzare il trucco che avevo letto su Internet, cioè guardare in mezzo alle sopracciglia per dare l'illusione di star guardando qualcuno negli occhi, ma non ci riuscii e abbassai lo sguardo.
-Ci vediamo a fine lezione?- disse tra una domanda e un'affermazione. Annuii e basta ma con la coda dell'occhio lo vidi sorridere. Rimasi alquanto sorpresa quando li vidi sedersi sulla mia stessa fila. Solitamente si sedeva in fondo all'aula.
La lezione iniziò ma ovviamente non ci capì nulla. Come potevo? Era troppo vicino a me. Sperando di non essere scoperta, alzai lo sguardo su di lui, furtiva, ma il mio cuore paese un battito quando mi accorsi che mi stava guardando, non di sfuggita; mi fissava intensamente. Bordeaux, mi voltai di scatto fingendo di scrivere, ma ero troppo curiosa per non guardarlo di nuovo, quindi, dopo qualche minuto, lo feci. Aveva distolto lo sguardo, guardava di fronte a sé, per qualche secondo lo ammirai, osservai attentamente il suo profilo bellissimo, i suoi capelli... e il suo sguardo fu di nuovo nel mio. Stavolta non riuscii a distogliere gli occhi dai suoi, che erano come calamite. Ci fissammo per un minuto, forse, fui io alla fine a guardare altrove, emozionata.
Finita la lezione, William mi aspettava a braccia conserte fuori dall'aula. Mi avvicinai con un mezzo sorriso. Lui ricambiò con un sorriso molto grande che non gli avevo mai visto.
-Andiamo?- disse, suonando quasi allegro.
Mi sfuggì una risatina. -Certo che sei lunatico-commentai.
-Perché lo dici?- domandò divertito.
Feci spallucce. -Di solito sei super serio, oggi sembri su di giri.- mi limitai a dire.
-Vuoi sentirti dire che sono felice di passare del tempo con te e che non ho pensato ad altro in questi due giorni?- rispose inaspettatamente.
Distolsi subito lo sguardo. -Cosa...? Assolutamente, non era...-
-Perché è così.- mi interruppe sedendosi dato che eravamo arrivati.
Mi sedetti di fronte a lui e prendendo un bel respiro lo guardai. Era serio, ora. Avrei voluto dubitare delle sue parole e in fondo non ci credevo, ma la sua espressione era decisa. -Anche io ero curiosa di rivederti.- mormorai, imbarazzata ma cercando di guardarlo.
Sorrise leggermente, con un'espressione intensa.
-Mmmh, curiosa non è felice, ma ci accontentiamo.- scherzò.
-Curiosa non è neanche scocciata, però.- ribadii sorridendo a mia volta.
Sembrava sorpreso, alzò un sopracciglio. -Giusto. Piccole vittorie sono comunque vittorie.-
Risi. - Non mi sembra una frase da te, questa, così a pelle.-
Per un momento sembrava voler ribattere poi cambiò idea e sul suo bel viso apparve un'espressione più seria. - Temo di potermi assuefare al suono della tua risata.- sussurrò.
Sentii le guance tingersi ma testardamente continuai a guardarlo. Non avevo idea di cosa dire perché il suo viso era davvero particolare, mi stava scrutando.
-Cominciamo?- dissi quindi per spezzare quel momento.
Sorrise, un po' divertito, annuendo.

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