Capitolo 2

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Mi avvicinai leggermente timorosa a quel ragazzo, cercando di fare in fretta; in fondo, mi stava aspettando.
Non appena mi senti arrivare si voltò verso di me, squadrandomi per un momento da capo a piedi per poi soffermarsi  sui miei occhi.
Rimasi quasi di sasso di fronte alla sua figura imponente e fiera, che in qualche modo mi metteva soggezione. I suoi occhi verdi ma glaciali mi entravano dentro senza timore, il suo viso era scolpito in maniera regolare e persino bella, ma la sua espressione lo rendeva aspro. I capelli erano stranamente disordinati per un ragazzo così apparentemente composto, e i suoi vestiti gridavano a gran voce che era decisamente ricco, come quasi tutti lì dentro.
-Devi essere Talia Bianchi.-disse con tono di voce basso e molto deciso. Le sue labbra erano molto affascinanti; arrossii per il mio pensiero.
Mi limitai ad annuire.- Tu sei...?-chiesi.
-William Edward Darcy.- disse. Solo il nome mi faceva vergognare di me stessa: io ero solo Talia. Non avevo nessun rango da vantare, niente di niente. Il suo nome invece era altisonante e nobile, e mi ricordava qualcosa. Lasciai perdere.
Annuii di nuovo.
-Hai da fare?-domandò ancora guardandomi.-Perchè in caso contrario, comincerei subito.-
-Ok, andiamo in biblioteca.-concordai. Senza un'altra parola ci incamminammo per il corridoio e il silenzio si fece in qualche modo pesante.
-Non sei di qui.-disse senza il minimo dubbio.
-È così evidente?- cercai di sdrammatizzare.
Mi aspettavo un sorriso che però non venne. Era alquanto cordiale, ma per nulla affabile. I suoi modi erano persino un po' bruschi. Eppure, non me la raccontava giusta. Era una delle poche persone che ancora non ero riuscita a inquadrare.
-Sì, non solo il nome, ma anche i tuoi tratti e caratteristiche fisiche sono evidentemente mediterranei.- commentò.
-Già, sono italiana.- risposi, evitando il suo sguardo piuttosto freddo.
-Credi di essere in grado di scrivere un saggio di un certo livello in inglese, dunque?- la sua voce non era maligna, ma nascondeva una certa supponenza. Lo guardai col cuore che batteva di rabbia.
-Sono più che qualificata per farlo nel migliore dei modi, non preoccuparti,non ostacolerò il tuo lavoro.-
Per la prima volta, un'espressione diversa dalla compostezza si delineò sul suo viso: la sorpresa.
Lo guardai stavolta più decisa perché nonostante il fatto che mi intimorisse non mi sarei lasciata screditare.
Le sue sopracciglia erano leggermente alzate: sembrava che ora mi stesse guardando per davvero.
Gli sfuggì un ghigno.- Siamo sulla difensiva, vedo.-
-Non mi piacciono insinuazioni basate sul pregiudizio.-
Mi guardó di nuovo sempre più stupito.
-Ho solo fatto una domanda.-ribatté.
Scossi la testa. -La sottile differenza tra una domanda e un'insinuazione è il tono che si usa.- precisai, leggermente infastidita. Quell' atteggiamento orgoglioso non lo sopportavo. Sembrava che in quel posto non fosse possibile trovare persone umili.
Sentivo il suo sguardo fisso su di me, ma non lo guardai. Lui non disse nulla per un po'.
- Mi scuso se hai interpretato male la mia domanda.- disse infine, mentre entravamo in biblioteca. Rimasi leggermente colpita perché non mi sembrava il tipo da scuse, ma non risposi. Lui cercò per qualche minuto il tavolo giusto, fino a sedersi sul più isolato di tutti.
Lo imitai e mi misi a cercare l'occorrente nella mia borsa. Rilessi più e più volte la traccia del saggio per cercare di sviluppare un'idea. Infine sospirai.
-Cosa?- chiese William.
Lo guardai per un momento poi risposi.
-È una cosa frequente qui, lavorare in gruppi?-domandai.
Il suo sguardo quasi artico si fece più profondo.
-Piuttosto frequente, sì. Non la condividi?-intuì.
-Semplicemente non capisco l'utilità di lavorare in gruppo per scrivere un saggio.-confessai.
-L'idea è stata del direttore dell'Università , per favorire i rapporti tra alunni e per far entrare in un saggio quante più prospettive possibili.-
Rimasi per un secondo in silenzio. Feci spallucce.- Beh, diciamo che per quanto riguarda le idee forse in una valutazione dovrebbero essere valutate anche loro, quindi il fatto che vengano messe insieme non aiuta. Per quanto riguarda i rapporti, il direttore non si rende chiaramente conto di cosa siano i rapporti in questo college.-dissi, mesta.
-Cosa vuoi dire?- domandò, curioso.
Finalmente lo guardai, ma non fu una grande idea; mi sentivo troppo studiata.
-È un vero darwinismo qui. Non ci sono amicizie, solo connessioni.-
Incamerò le mie parole.-Forse per questo il direttore cerca di favorire i rapporti.-mi fece notare.
Sbuffai.- Il problema sono le persone, qui dentro, tutte snob e presuntuose. Ma certo, il direttore sarà il più snob e presuntuoso di tutti.- alzai gli occhi al cielo.
Con la coda dell'occhio lo vidi trattenere una risata e mi resi conto che anche lui era parte integrante di quell'ambiente.
-Quindi saremmo tutti snob presuntuosi?-domandò facendomi diventare porpora. Imbarazzata cercai di dire qualcosa, ma mi precedette.
-Forse hai ragione. Non si può dire diversamente, immagino.-
Colpita dalla sua ammissione, lo guardai.
-Come mai sai tutte queste politiche interne della scuola, fai parte del comitato degli studenti?-
Mi guardò sempre trattenendo un sorriso.- Sì.-ammise semplicemente.
Non so perché, lo immaginavo.
-Mi chiedo però,-cominciò William-se trovi tutti insopportabili, il direttore un incapace... Perché sei qui?- di nuovo, il suo tono non era cattivo, ma era indisponente. Mi irrigidii immediatamente.
- Perché in un luogo di alta cultura come questo dovrebbe essere non mi aspettavo tanti pregiudizi nei confronti di chi non ha mezzi economici esageratamente assurdi come la maggior parte delle persone ad Eton. Insomma, credevo ci fossero persone intelligenti e di mente aperta, ma evidentemente mi sbagliavo.-
Per qualche momento rimase a guardarmi e mi resi conto che stavo sfogando su di lui tutta la mia frustrazione, risultando insopportabile. Prima che potessi dire altro, scoppiò a ridere. Lo stomaco mi sprofondò nel petto alla bellezza di quel suono.
- Quindi saremmo snob, presuntuosi,stupidi e ottusi?-domandò tirando le fila del discorso. Arrossii.
-Sicura a non essere tu quella ad avere pregiudizi?-
Scossi la testa decisa.-Parlo per ciò che ho visto.-
Mi guardò spostando la testa di lato.-Ma non hai conosciuto tutti.- mi fece notare.
Lo osservai, infine annuii.- Speriamo qualcuno si salvi, tra tutti.-mi lasciai sfuggire, al che rise di nuovo.
Tornai al mio foglio, lasciando scorrere i secondi. Poiché non diceva niente, lo guardai ancora,curiosa.
I suoi occhi erano su di me.
-Le tue opinioni sono piuttosto decise.-commentò. Non riuscivo a capire se fosse un complimento.
-Talia.-continuò. Il cuore accelerò i battiti. Non mi stava chiamando, ma solo dicendo il mio nome.
-Il tuo nome è particolare come la tua persona.- concluse , per poi tornare ad osservare il foglio.
Il cuore batteva ancora più deciso. Arrossii immobilizzandomi.

The New Mr DarcyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora