Capitolo 21

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Con un messaggio gli chiesi di raggiungermi sulla scalinata d'ingresso dell'università. Volevo vederlo in un posto pubblico, dove non potevo disperarmi e non potevo cedere ai suoi occhi magnetici e bellissimi. Volevo vedere il posto che mi ricordava il motivo per cui dovevo fare ciò che stavo per fare. Non era una questione soltanto economica, ma di stile di vita. Peraltro, quella ragazza maleducata era così spiacevole che il fatto che William l'avesse scelta come fidanzata la diceva molto lunga su di lui. Io del resto non lo conoscevo affatto. Ero solo pazza di lui, ma sapendo ben poco della sua vita. Tra questi pensieri vidi William avvicinarsi con un sorriso. Io mi sentivo morire dentro e, non appena fu abbastanza vicino se ne accorse, perché la sua espressione si fece seria. -Cosa succede?- domandò preoccupato. Io presi un lungo respiro e lo guardai a fatica. - William, io...- sospirai. - io credo sia meglio finirla qui.- mi resi conto il quel momento che la stavo dando vinta a quelle persone, ma ovviamente non lo facevo per loro. Ma se pensavano di avermi intimorito si sbagliavano di grosso. - La tua ex di cui non so il nome è venuta a... esortarmi- dissi sarcastica - di lasciarti perdere, perché è lei che dovrebbe stare con te.- lo guardavo intensamente, lui sembrava incredulo. -Cassidy? Di nuovo?- sbottò, infastidito. Lo guardai interrogativa. - Non c'è mai stato niente di serio tra di noi, ero molto giovane e disinteressato a tutto, non ho mai provato nulla per lei.- mi rassicurò guardandomi a fondo.
Mi sentii leggermente sollevata. - Non importa, lei non è l'unico motivo, ovviamente. Mi ha detto che anche tutti i tuoi amici sono contro di me, questo mi fa pensare che abbiamo idee molto diverse, valori diversi, se persone del genere sono tue amiche. Persone che non mi vogliono con te perché non ho soldi.- gli feci notare. William sembrava teso, la sua espressione era tirata e mesta. - I nostri background non sono idilliaci come sembrano, viviamo tensioni e pressioni famigliari davvero forti. So che hanno un pregiudizio nei tuoi confronti ma a me non importa assolutamente nulla.- disse deciso, prendendomi le mani. - Io voglio stare con te, conoscerti, non mi interessa altro. Sei una boccata d'aria pura per me.-confessò. Le sue parole erano colme di sincerità da quello che potevo leggere nei suoi occhi smeraldo. La pioggia conferiva loro una luminosità particolare, rendendomi difficile seguire un filo logico di pensiero. Guardai per un momento a terra, incerta su cosa fare; sapevo di volerlo con tutta ne stessa ma sapevo anche che non era giusto e soprattutto che non mi avrebbe portato da nessuna parte: sarei rimasta solo ferita con il passare del tempo, perché sapevo non poteva esserci lieto fine per noi.
Lo osservai con un profondo sospiro. - Anche io vorrei conoscerti, davvero, non sai quanto.-ammisi.
La sua espressione si fece severa. -Non abbastanza.- mi fece notare, duro. - o non basterebbero questioni così futili per spingerti a non volermi più vedere.-
Mi sentii avvampare di rabbia e lo osservai anche io severa. - Tu non hai idea di cosa significhi, come puoi averla del resto? Qual è stato il tuo problema più grande nella vita, un pasto freddo?-
I suoi occhi sembravano feriti dalle mie parole; non appena uscirono dalla mia bocca me ne pentii, perché la verità era che non sapevo nulla di lui e della sua vita. Mi stavo facendo condizionare da ciò che avevamo intorno, ma come potevo fare altrimenti? - Forse hai ragione, siamo troppo diversi. - concluse, spezzandomi il cuore. - Non ci sarebbe stato assolutamente nulla che qualcuno mi avrebbe potuto dire per farmi allontanare da te. Niente, perché ti voglio senza riserve. Ma a quanto pare, non è così per te, perciò va bene, finiamola qui.-Concluse.
Senza darmi nemmeno modo di rispondere mi diede le spalle e se ne andò, lasciandomi sola e sconcertata in mezzo al prato. Avrei voluto piangere, ma dovevo resistere, dovevo cancellarlo dalla mia vita, dalla mia testa, da dentro di me. Sapevo di aver sbagliato ad aver detto quella frase, ma forse era meglio così. Era stato facile per lui lasciarmi andare, mentre io mi sentivo morire. Senza riuscire più a non farlo, sentii due lacrime solcarmi le guance e il cuore, dentro di me, farsi più piccolo. In quel momento, per quanto assurdo e prematuro, mi resi conto di amarlo. Portai una mano tra i capelli, sapevo di essermi cacciata in un guaio. Ma lo avrei evitato e prima o poi, mi sarebbe passata. Forse.

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