Capitolo 1

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A ventuno anni, forse per la prima volta, mi resi conto di non essere mai stata la scelta di nessuno.
Certo, ero una ragazza normale, non avevo talenti particolari né qualità che saltavano all'occhio; eppure, la maggior parte delle persone è totalmente banale, come me. Avevo però la sensazione di essere l'unica a non aver trovato ancora un posto nel mondo.
Era la pioggia che batteva quasi annoiata sui tetti e sugli alberi di fronte alla mia casa a farmi venire in mente un pensiero come quello. Un pensiero fastidioso, scomodo, come tutte le verità che non riusciamo ad accettare. Se le verità riguardano l'esterno, non c'è molto che si possa fare.
Ma se riguardano noi? Forse, con del lavoro e degli sforzi, potremmo cambiarle.
Lasciai che la pioggia scorresse e scorresse, portandosi via tutto. La sensazione era piacevole,quasi liberatoria.
-Talia, Dio mio!!!-
Sussultai completamente presa alla sprovvista, spaventata da quel grido improvviso e dalla porta della mia camera che si era aperta.
-Mamma! Sei impazzita?-la guardai incredula, col cuore che ancora batteva velocemente.
Osservai il viso in lacrime di mia madre,ma mi accorsi che non erano lacrime di dolore,al contrario.
Confusa, afferrai il foglio che mi porse e lo lessi in un secondo.
Il mio cuore cominciò a battere ancora più deciso, la testa mi girò così tanto che dovetti sedermi sul letto.
-Cosa...?-mormorai,incredula.
Ero incapace di credere a quella lettera; la lettera con cui venivo accettata ad Eton, l'università inglese a cui avevo mandato la richiesta di ammissione.
Per due anni, dopo la scuola,non avevo fatto altro che lavorare per assicurarmi la quota minima che mi avrebbe permesso di pagare perlomeno le tasse scolastiche. Ero consapevole che una volta a Windsor avrei dovuto lavorare per potermi mantenere, ma non mi importava, perché il mio sogno si stava avverando.
Guardai mia madre ancora in stato di shock, finchè finalmente non balzai in piedi e l'abbracciai gridando e saltellando di gioia come una cretina.
Mia madre mi prese il viso tra le mani.-Figlia mia, sono fiera di te.-mormorò,emozionata.
Venne da piangere anche a me,la abbracciai con forza.
Mi sarebbe mancata. Lei e la mia famiglia, i miei amici, il mio Paese. Mi sarebbe mancato tutto, lo sapevo, ma non la me stessa che lasciavo lì. Volevo crescere e diventare tutto quello che potevo essere.

L'ultimo mese trascorso in Italia fu particolarmente caotico e stancante, tanto che il giorno della partenza mi sembrava di essere sfinita.
Salutare tutti fu piuttosto difficile; sapevo che li avrei rivisti a Natale,ma non era il tempo a preoccuparmi. Ero solo scossa all'idea di essere in procinto di iniziare una nuova vita, in cui forse, finalmente, sarei potuta uscire dal guscio. Una vita in cui non mi sarei sentita inopportuna, fuori luogo, ma dove a modo mio e nella mia piccola bolla privata, avrei potuto splendere.
Il viaggio fu molto breve, atterrai a Londra e arrivai a Windsor dopo quelli che mi sembravano pochi minuto. Dall'aeroporto alla città, invece, il viaggio sembrò infinito, così come dalla stazione all'università.
Fu solo quando mi trovai di fronte all'ingresso che per poco non mi scoppiò il cuore dall'emozione; finalmente ero lì.
L'edificio si sviluppava in diversi piani e complessi, con una maestosità in qualche modo intimidatoria. Archi eleganti erano su tutta la lunghezza dell'edificio, facendomi pensare a che anno risalisse. Il giardino dove mi trovavo era immenso, non riuscivo a vederlo tutto. Era perfettamente curato e non potei fare a meno,contro tutte le mie previsioni, di sentirmi fuori luogo.
Sapevo che Eton era un'università esclusiva, ma forse non avevo mai considerato quanto lo fosse. Ero anche cosciente del fatto che il mio stile di vita non aveva nulla a che fare con quello dei rampolli che la frequentavano. Già avevo fatto domanda per lavorare nella caffetteria dell'università e la paga che avrei ricevuto, se assunta, sarebbe stata appena abbastanza per mantenermi.
Per un momento, persi ogni tipo di sicurezza e mi sentii spaesata e vuota; mi ripresi subito,però. Dovevo solo pensare che stavo avverando il mio sogno,che avrei studiato la mia materia preferita e che alla fine, sarebbe andato tutto bene.
Se non va tutto bene, non è ancora la fine.
Fortunatamente riuscii a trovare la camera poco dopo. Nel campus ognuno aveva una camera singola, così, quando entrai nella mia mi sentii sollevata al pensiero che li dentro, per lo meno, ero al sicuro. Non avevo la minima voglia di sistemare le valigie. Mi guardai quindi intorno, notando la scrivania spoglia sulla mia sinistra e l'armadio attaccato ad essa. Il letto era piccolo ma carino; tutto sembrava lussuoso.
Entrai nel bagno che avevo in camera, dandomi un'occhiata allo specchio. Forse per il viaggio, ero assolutamente terribile. Me ne sarei curata più tardi perché ero impaziente di darmi un'occhiata in giro. Uscii prendendo la mia borsa ma per poco non mi scontrai con una ragazza.
-Hey, sta attenta!- disse piuttosto sgarbata.
-Eri di fronte alla mia porta.-cercai di farle notare, incredula.
Lei mi guardò, squadrandomi dalla testa ai piedi.
-Sei nuova.-disse certa.
Mi limitai ad annuire.
-E sei una sfigata. Bella combinazione.- fece un ghigno e se ne andò senza un'altra parola. Rimasi di sasso, ferma per qualche minuto.
Bene, avevo iniziato esattamente con il piede giusto.

Il resto della prima settimana non fu poi tanto migliore. Ogni volta che provavo a sorridere amichevolmente a qualcuno tutto ciò che ricevevo in risposta era una specie di smorfia. Non avrei mai potuto immaginare che in quell' università contassero così tanto le classi sociali. Me ne ero accorta anche in caffetteria, figli di papà maleducati e rumorosi si raggruppavano lasciando persone come me sole al tavolo, senza disdegnare qualche occhiata schifata nella nostra direzione.
In classe c'era ancora meno possibilità di legare con qualcuno. Nel mio quinto giorno ad Eton, però, finalmente riuscii a rivolgere la parola a qualcuno.
Una ragazza bionda e minuta si mise a sedere di fianco a me per la lezione di Letteratura. Poiché sembrava innocua è piuttosto timida, presi un bel respiro e cominciai a parlarle.
Si chiamava Jane, aveva la mia età e anche lei era ad Eton con una borsa di studio. Mi sentii improvvisamente sollevata ad aver trovato qualcuno di umano in quella scuola. Quando glielo feci notare, scoppió a ridere.
-Sono un branco di ragazzi viziati, questi ricconi qui.- disse, confermando la mia idea. Annuii convinta.
-È assurdo come siano ancora così chiusi e snob nel 2015, sembra di stare nell'Ottocento.- commentai,facendo ancora ridere Jane.
-Gli interessi di queste famiglie e dunque di questi ragazzi sono tali che devono far caso a questo tipo di cose.-commentò sconsolata.
Feci un cenno di assenso.-Già,ma potrebbero anche essere un po' meno snob.-
Jane concordò.- Non mi aspetterei niente, se fossi in te. Per loro noi non esistiamo nemmeno.-
Con il passare dei giorni, mi accorsi di quanto avesse ragione. Eravamo invisibili o se per qualche motivo dovevano interagire con noi lo facevano con supponenza e superficialità.
Cominciai ad essere molto grata di aver conosciuto Jane e ad odiare le lezioni in cui lei non c'era.
Il martedì della mia seconda settimana non cominciò nel migliore dei modi. Quando infatti entrai in classe, non vidi Jane da nessuna parte. Proprio mentre lo pensavo, mi arrivò un messaggio.

Talia scusami! Sono a letto con la febbre...mi dispiace x

Ci mancherebbe altro, piuttosto riprenditi! Dopo ti porto gli appunti x

Mi dispiaceva per Jane, ma in quel momento ero troppo in ansia per quella dannata lezione; il professore ci aveva detto che avremmo dovuto lavorare ad un progetto in gruppi.
La lezione, infatti, durò meno del previsto.
-Ora andate in bacheca, troverete li il nome del vostro partner. Il compito deve essere consegnato settimana prossima.- si congedò.
Tutti uscirono dall'aula, ma io rimasi seduta per qualche momento, sempre più spaventata. Lentamente cercai di convincermi che si trattava solo di un ragazzo o una ragazza della mia età quindi non avevo ragioni per essere tanto nervosa. Con determinazione uscii dall'aula, con un sospiro andai verso la bacheca ma mi bloccai sui miei passi. Un ragazzo alto e decisamente affascinante aspettava impaziente.

The New Mr DarcyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora