Capitolo 22

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Non fu facile evitare di vederlo. Nella settimana successiva, anzi, mi sembrava che fosse ovunque. Ma forse, era solo perché non pensavo ad altro che a lui a come lo avessi perso. D'altro canto, ero convinta di aver preso la scelta giusta considerando che lui non aveva tentato più di tanto di farmi cambiare idea; come avevo sospettato, ers tutto solo un gioco per lui. Non credevo avesse agito per cattiveria, ma per noia e senza rendersene conto, aveva creato qualcosa tra noi che non aveva modo né ragione di esistere.
Le giornate sembravano infinite, ma mai quanto le nottate, che trascorrevo a piangere per ore. Dovevo essere forte, rimboccarmi le maniche, dimenticarlo.
Il lavoro in caffetteria non aiutava perché mi sembrava che in quella settimana William passasse la maggior parte del tempo lì, insieme al gruppo di simpaticissimi amici. Spesso sentivo il suo sguardo su di me, ma facevo finta di niente. Ci eravamo tolti anche il saluto, o meglio, io evitavo anche di incrociare il suo sguardo. Volevo un taglio netto ma lo avevo ottenuto perché lui non aveva mosso un dito. Per quanto mi lacerasse, quella non era che la riprova che in fondo avevo avuto sempre ragione su di noi.

Alla fine della lezione di letteratura del venerdì, il professore mi chiamò alla cattedra per comunicarmi che il direttore voleva vedermi. La notizia mi fece tremare le gambe. Cosa avevo fatto?
- Sa di cosa si tratta, professore?- chiesi spaventata.
Il professore, un uomo di una certa età solitamente cupo e burbero, si lasciò sfuggire un sorriso. - Tranquilla, signorina Bianchi, è una buona notizia. Sarà il direttore a dargliela.-
Lo ringraziai, scossa e preoccupata. Le buone notizie a volte sapevano mettermi a disagio, se non sapevo di cosa si trattava. Comunque, il professore mi disse che potevo andare subito e accolsi la proposta, considerando che non vedevo l'ora di togliermi quel peso di dosso. Passai un momento alle toilettes, specchiandomi mi resi conto di avere la faccia completamente distrutta. Le occhiaie, scure ed evidenti nonostante il correttore, erano l'unico elemento colorato del mio viso che aveva un colorito quasi grigiastro. Ansiosa e spaventata, mi avviai verso l'ufficio del direttore.
Non ci ero mai stata, l'etichetta sulla porta era dorata ed elegante. Mi sentii ancora più a disagio.
Sistemandomi i vestiti, bussai.
-Avanti- disse una voce profonda e decisa.
Obbedii ed entrai, chiudendo la porta dietro di me.
Alzai gli occhi per guardarlo e per un momento rimasi sorpresa dalla sua somiglianza con William. La sua espressione, però era molto più dura e impostata. - Sono Talia Bianchi, signore, il professor Brown mi ha detto che mi cercava. -
Il signor Darcy mi guardò per un momento poi annuì e mi fece sennò di sedermi, cosa che feci. Mi guardai un attimo intorno, l'ufficio era molto bello. La scrivania color mogano era ricoperta di libri e fogli ben disposti, e una libreria colma di volumi si trovava alla destra del direttore. Una piuma d'oca sulla scrivania sembrava un oggetto antico e di valore. Tornai a guardare il direttore.
-Dunque, signorina Bianchi, come saprà ogni anno ad Eton si sceglie un autore per svolgere una convention di letteratura.- ne ero consapevole, perciò annuii. - Quest'anno, il comitato degli studenti ed io abbiamo deciso di andare sul classico e abbiamo scelto Shakespeare. Ci saranno numerosi interventi, interpretazioni, presentazioni. Voglio affidare a lei uno di questi.- concluse.
Il cuore cominciò a battere all'impazzata, non potevo crederci. Doveva essere un sogno.
- Io, signore?- chiesi stupita, forse c'era stato un errore, pensai. - Posso chiederle perché?-
Il direttore fece un sorriso molto simile a quello del figlio. I suoi lineamenti erano duri e impostati, i capelli brizzolati e ben sistemati, non poteva avere più di 55 anni. Gli occhi erano più chiari di quelli del figlio, ma avevano un'intensità molto simile. - Non crede nelle sue capacità?- mi fece notare, mettendomi in imbarazzo. Non ebbi modo di rispondere, comunque, perché continuò. - Il professor Brown la ritiene la studentessa migliore del suo corso, e il suo nome mi è stato fatto anche da un'altra persona interna al comitato degli studenti. Inoltre, la convention sarà internazionale, pertanto stiamo selezionando studenti provenienti da tutto il mondo.- spiegò.
Annuii. Mi chiesi chi poteva aver fatto il mio nome. Non poteva davvero essere...?
Qualcuno bussò alla porta ed entrò.
-Oh William, eccoti. -
Il mio cuore perse dieci battiti tutti in un solo momento. Mi voltai e incontrai, per la prima volta dopo una settimana, il suo sguardo che mi toglieva il fiato. L'espressione di William era indecifrabile ma mi osservò più a lungo del necessario, facendomi chiudere lo stomaco.

The New Mr DarcyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora