Capitolo 8

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La stesura del saggio si faceva di volta in volta più complicata, tra la ricerca delle fonti, il confronto delle idee e il modo migliore per esprimerle. Con mio grande stupore, le nostre opinioni al riguardo non erano poi così diverse e, dagli sguardi d'intesa che ci scambiavamo, ero certa che lui pensasse lo stesso.
Mi resi conto, una volta che chiudemmo i libri, che con un altro incontro avremmo finito. Il mio cuore perse un battito perché sapevo che non ci sarebbe stata un'altra occasione per rivederlo.
-Cosa fai per divertirti?- mi chiese di punto in bianco. Riflettei per qualche istante. - Non so mai cosa rispondere a questa domanda- ammisi - Non sono amante dell' adrenalina e sono abbastanza incostante, quindi mi piacciono cose diverse in momenti diversi.- era la prima volta che rispondevo sinceramente a quella domanda.
William rise. - Ti dirò, immaginavo che non mi avresti detto una cosa scontata, ma a questa risposta non ci sarei arrivato.- fece ridere anche me.
-Cosa fai durante il giorno?- chiese quindi.
-penso, studio e spero che mi assumano in caffetteria per lavorare, altrimenti, se non trovo lavoro entro due mesi, me ne devo andare.- mi sfuggì: lui era sicuramente ricco, ma io non mi vergognavo di essere una persona umile, non era quello che mi avrebbe reso inferiore a nessuno.
La sua espressione si incupì per un momento, ma io continuai a parlare. -Tu? Cosa fai?-
-Mmmh- sembrò riflettere. -Studio anche io, gioco a golf ed escogito piani perfetti per colonizzare paesi sconosciuti.- concluse.
Risi - Wow, divertente- commentai.
Rise anche lui- Non ti aspettavi questo da uno come me?- chiese, un sopracciglio alzato e gli occhi verdissimi.
-Non ho la minima idea di cosa aspettarmi, in realtà, per questo te lo chiedo.- risposi, un po' più seria.
Anche lui si fece più serio e mi guardò attento, portando una mano tra i capelli. -Mi sembra giusto. Studio, faccio un po' di casino con gli amici, suonicchio strumenti vari e gioco a scacchi.-
- A scacchi?- ripetei, sorpresa.
Annui. - ti insegna l'arte del saper pazientare.-
-Lo immagino.- commentai.
-Penso con te mi tornerà utile.- continuò.
Ciò che disse mi diede speranza che forse voleva continuare a vedermi...? Poi riflettei sulle sue parole.
-Pensi sia così insopportabile? Del resto, mi hai detto che non mi sopporti...- lo stuzzicai.
La sua espressione si fece più maliziosa, il tono si abbassò. - Sai benissimo perché te l'ho detto. E no, non credo che tu sia insopportabile, credo che sarà molto difficile ottenere ciò che voglio ottenere da te, però.-
-Sarebbe?- dissi, la voce tremava, la schiarii.
Sorrise leggermente, i suoi occhi erano diversi, più movimentati. -Conoscerti davvero, capirti. E...-
Alzai un sopracciglio in attesa che finisse, ma non lo fece. Lo incalzai, ma lui scosse la testa.
-Lo sai.- disse.
-ovviamente non lo so.- ribattei.
-Sai bene a cosa mi riferisco, Talia. Devi imparare a crederci. Aspetterò che me lo dirai tu.- mormorò sorridendo. Sentivo di essere arrossita, non sapevo cosa dire, quindi cambiai discorso.
-È ora di andare.- dissi alzandomi, lui mi imitò, ridendo.
-Dopo di lei.- sussurrò con un gesto.
Sorrisi e mi avviai.

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