capitolo 26

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Il bimbo rise.

–Sta attento piccolino!- esclamò Yuka ridendo.

La giornata passò tranquilla, con le perplessità di Inuyasha e gli sballottamenti di Inudaiki da un paio di braccia all'altre. Il pargolo se la rideva, ignaro di essere in un altro mondo, cosa abbastanza palese per Inuyasha, che invece si rendeva perfettamente conto che un Konbini non era un tempio e che gli strani suoni che provenivano dagli aggeggini strani delle ragazze non era chissà quale demone. Ma si rassegnò in fretta, sarebbero andati a Tokyo molto spesso, quindi ci avrebbe preso l'abitudine. "Cosa che sarà alquanto difficile suppongo." Pensò Inuyasha mentre scansava l'ennesimo «carro colorato con le ruote», come li chiamava lui. Kagome, dal canto suo, non si divertiva così tanto dal suo matrimonio e finalmente aveva rivisto le sue amiche. Ma solo una persona non aveva visto: Hojo. Proprio il ragazzo che aveva la fila interminabile di pretendenti, ma che andava dietro all'unica che non se lo filava di striscio e che veniva indirizzato all'urlo di –Higurashiii!-. Chissà che faccia avrebbe fatto il ragazzo quando avrebbe visto la ragazza che tanto corteggiava già sposata con un altro e per giunta con un figlio? Kagome non lo sapeva per niente e voleva assolutamente scoprirlo, perché ormai la curiosità le stava rodendo l'anima.

–Eri hai per caso visto Hojo ultimamente?- chiese la miko con apparente nonchalance.

–Beh sì, ieri mi ha detto, come se mi importasse, che avrebbe portato al cinema una sua amica. Cavolo, ma lui si autofriendzona!- disse Eri alquanto irritata.

–AutofrienCHE??!- esclamarono all'unisono Kagome e Inuyasha disorientati. "Sarà una parola entrata in vigore negli ultimi anni... Ma cosa accidenti vuol dire?!" pensò Kagome imbarazzata.

–Come sei vecchia Kagome! Ma dove sei stata tutto questo tempo?!- esclamò Yuka -La friendzone è quella zona, inesistente, in cui vanno le persone che amano ma vengono ricambiate con un «ti voglio bene». Fin qui ci sei?- chiese Yuka.

–Credo di sì...- mormorò la miko pensando che era proprio ciò che faceva ad Hojo.

–Bene, quando si dice che una persona si autofriendzona, significa che si manda da solo nella friendzone! Che causa persa che è quel ragazzo!- esclamò nuovamente Yuka sospirando pesantemente. Inutile dire che Inuyasha non ci avevo capito un fico secco di quella conversazione, guardando perplesso sua moglie. Quando la guardò, però, notò che osservava sconvolta un punto imprecisato davanti a sé. Allora il mezzodemone guardò nella stessa direzione e vide proprio il soggetto della loro conversazione.

–Ho-hojo?- mormorò Kagome in cerca di conferma. Ma proprio in quel momento una folata di vento fece volare il cappello di Inuyasha. Lui istintivamente balzò in aria e Kagome non poté fare altro che urlare

–A cuccia!- per non far scoprire il mezzodemone nel mezzo delle sue azioni. Peccato che il cappello perduto venne afferrato proprio da Hojo.

–Higurashi! Quanto tempo, è tuo questo cappello?- chiese Hojo sventolandolo in aria avvicinandosi con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. Ma appena vide Inudaiki nel passeggino, quel sorriso sfumò senza troppi complimenti.

–Che carino questo bimbo! Gli fai da babysitter Higurashi?- chiese di nuovo Hojo mentre Kagome non sapeva che rispondere.

–Sì è il nostro bambino, carino vero?- disse Inuyasha afferrando il cappello dalle mani di Hojo e mettendoselo frettolosamente in testa.

–V-vostro?- ripeté sgomento Hojo.

-Rido ancora per la scenata che ha fatto!- esclamò Kagome mentre scoppiava a ridere.

–Già! «Ah perché, è vostro figlio?» È arrivato Capitan Ovvio!- esclamò Inuyasha ridendo anche lui. La giornata era terminata e si stavano dirigendo verso il pozzo all'interno del tempio. Salutarono la signora Higurashi, il sacerdote e Sota, promettendo che sarebbero ritornati. Inuyasha e Kagome, che si teneva stretto Inudaiki, saltarono nel pozzo, attraversando nuovamente quel paesaggio onirico a cui ancora si dovevano abituare.

I can't stay without you. -InuYashaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora