Capitolo 1 - Anemoni blu e bianche

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~10 Aprile 1986~

Un piede davanti all'altro. Tutti lo facevano, era la normalità. Ma a volte il corpo, sapendo a cosa stai andando incontro, non ti permette di compiere facilmente un gesto così ordinario.
Quella sensazione si era appropriata delle membra di Steve Harrington, ed adesso anche il gesto più semplice sembrava così complesso.
Un sospiro lento e colmo di rancore venne esalato dalle labbra del ragazzo castano, davanti a lui solo il silenzio e la desolazione. A quell'ora della notte nessuno osava addentrarsi in quel luogo cupo e freddo, ma per Steve era l'unica salvezza ad un'angoscia opprimente che non lo abbandonava mai.

Il pollice della mano sinistra era incastrato nella tasca dei jeans, mentre le altre dita picchiettavano piano su quel tessuto ruvido. Il maglione verde, con le maniche arrotolate fino a metà avambraccio, era leggermente tirato su per colpa della posizione del suo braccio. Nella mano destra sorreggeva con strazio un mazzo di fiori colorati, blu e bianche erano le sfumature predominanti, quelle che si coniugavano meglio con l'ambiente circostante.

Le anemoni, erano gli unici fiori che Steve Harrington, sopportava ancora di vedere. Erano fragili come il vento, e la loro esistenza era fugace. Un battito di ciglia ed erano già piegate sotto la fragilità del loro destino. Però la loro bellezza non aveva eguali. Il ragazzo restava incantato ad osservare come i delicati petali di quei singolari fiori, ondeggiavano al solo passaggio di una leggera brezza. Il palmo sinistro del ragazzo si parò davanti alle deboli anemoni, riparandole dall'umidità di quella sera. Le gambe, ormai stanche ed affaticate, lo lasciarono scivolare sulle ginocchia, che a contatto con la terra fredda contrassero i muscoli.

"Buonasera..."

Quel sussurro flebile gli si incastrò in gola, rendendolo incapace a continuare. Il braccio si allungò, impulsivamente, ed i fiori che tanto elogiava si adagiarono con eleganza nel vaso di fronte a lui. Entrambe le mani, ricaddero rumorosamente sulle sue gambe, rompendo il silenzio che lo inondava.

"Come stai? Spero bene..."

Nessuno si degnò di rispondere alla domanda premurosa di Steve. Nessuno poteva farlo. Un altro sospiro e la sua testa si curvò leggermente in avanti cercando la pace invisibile di cui avrebbe avuto bisogno. Una lacrima calda gli rigò il volto, non era mai stato un tipo sensibile, ma non aveva mai dovuto fare i conti con una simile disperazione.

"Tu... avresti saputo cosa dire..."

Un singhiozzo tormentato innescò l'inizio di un pianto amaro ed infelice. Era silenzioso, perché quel dolore, lui, lo portava dentro come fosse l'ultima cosa che lo legasse ad un ricordo sereno. Le dita strinsero il tessuto dei jeans, poco prima di essere sfiorate dal liquido salato delle sue lacrime. Di scatto la testa tornò alzata, come volesse farsi forza, come se non volesse cedere a quel dispiacere. Gli occhi rossi, le labbra martoriate e le guance rigate avevano una sola causa.

"Munson... mi manchi!"

Le dita del ragazzo si avvicinarono fino a sfiorare la foto lugubre che raffigurava il defunto Edward Munson. Il sorriso impercettibile, nel ritratto fotografico color seppia del ragazzo, illuminava il tetro ambiente circostante. Era l'unica consolazione accettabile della malinconica realtà che gli si era mostrata davanti. Come le anemoni, in poco tempo, Edward Munson, aveva raggiunto l'animo riservato di Steve Harrington. Ed ancora in meno tempo lo aveva abbandonato, rivelandogli come la bontà dello spirito e la bellezza esteriore portassero avversità e malasorte.

Gocce di sangue || SteddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora