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Hongjoong aveva molti difetti, ma non era così stupido da non riconoscerlo.

Sapeva di non essere grazioso come le altre ninfe, o di non poter eguagliare il loro portamento aristocratico, né di essere paragonabile, in bellezza o personalità, a qualunque delle sue cugine. Se le altre ninfe non attendevano che potersi mostrare in tutta la loro altezzosità, Hongjoong solitamente amava seguirle nelle retrovie, restarsene in disparte con se stesso. Non considerava la loro frivolezza una mancanza di profondità, una denuncia di superficialità assoluta; molte ninfe, pur compiacendosi nel mettersi in mostra, vantavano un carattere umile e dedito alla semplicità. Quando le compagne gli chiedevano di unirsi alle loro danze – spesso erano solite improvvisare balli sfrenati durante le serate che trascorrevano di fronte ai falò assieme ai soldati – lui rifiutava garbatamente l'invito. Essere l'unico a preferire il proprio sguardo a quello degli altri lo metteva a disagio, ma accettava questa sua particolarità. Proprio per questo motivo era in grado di sopportare la pressione di continuare a sfruttare il suo vecchio corpo maschile – nel quale si sentiva così a casa – nonostante le sue madri non facessero che domandargli quando sarebbe avvenuta la sua metamorfosi ufficiale.

Era normale per le ninfe nascere maschi e femmine, non lo era – per cultura e tradizione – apprezzare il corpo virile e preferirlo a quello femminile anche in età adulta.

E Hongjoong, a diciannove anni, l'età della maturità l'aveva superata già da diversi inverni.

Quel trimestre avrebbe dovuto occuparsi della mensa e dell'accompagnamento musicale come al solito, ma sua sorella – che invece aveva esperienza come maestra – si era infortunata durante una scalata e lo aveva pregato di sostituirla. Nonostante la resistenza e la timidezza iniziali, alla fine il rosso si era convinto ad accettare, sicuro che stare un po' con altri ragazzi non gli avrebbe fatto male. All'inizio i suoi allievi sarebbero stati probabilmente delusi nel vederlo, ma era certo che, prima della fine dei tre mesi, avrebbe stretto amicizia. Era impacciato, ma era anche simpatico, sapeva tirare fuori una vena ilare che gli avrebbe sicuramente fatto recuperare punti!

Invece, all'ultimo si era ritrovato con un solo allievo, per di più arrogante come pochi. Sua sorella gli raccontava sempre che spesso e volentieri le reclute erano semplicemente sboccate, non osavano mai spingersi troppo in là senza il suo consenso. A lui, invece, era capitato il cazzone di turno.

Ovviamente, Hongjoong, la tua solita sfiga.

Nonostante si aspettasse qualche battutina, non credeva affatto che Chan sarebbe stato tanto maleducato con lui. Non si pentiva di ciò che aveva fatto quella mattina, né di averlo fatto sgobbare inutilmente per tutto il giorno con la scusa del "guarda che se non mi obbedisci lo riferirò al tuo capitano".

Le sue esplosioni di rabbia non erano rare, come gli faceva notare sua sorella aveva la miccia corta, ma questa volta sapeva di essere nel giusto, anche se le sue madri, una volta appreso della sua insubordinazione, avevano provveduto a bastonarlo per bene – in senso orribilmente letterale – per dimostrargli che non era quello il modo di comportarsi con un allievo.

Hongjoong aveva storto il naso e, senza levarsi maidi dosso il suo sorrisetto da stronzo, aveva avuto almeno la forza di prenderle in giro: "Ma chissà un po' da chi ho preso..."

butterflies • bang chanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora