L'ultima cena

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Sono i gusci vuoti di una secca vita sfuggita inseguendo il nulla.
Le briciole del pane indurito al sole, lasciato e dimenticato.
Una brocca arida, vuota d'amore e insensibile.
La cera caduta a macchie è il sangue perso di una esistenza scontata vivendo,
le lettere ingiallite ne ricoprono un angolo, sparse.
Un limone verde e raggrinzito sta chiuso nella misera cesta color grano,
l'unica che il tempo ha risparmiato, a fissare il soffitto.

Posseggo solo un bicchiere arso e argento opaco,
la tovaglia scucita e usurata che ho conservato.
Questo porto all'ultimo banchetto e di questo ho vestito la mia tavola.
L'invito della sedia impagliata è dolce quanto amaro il ricordo
al momento in cui non possiamo più alzarci.

Qui, il vino invecchiato rimane a guardare il riflesso di un volto scavato,
attraverso il vetro, al sicuro dalla mia sete.

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