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Dream pov

È passata una settimana da quel giorno, la nostra vita ora è tutta un segreto ma mi sta piacendo, rende il tutto più... emozionante. 

Sono nel laboratorio di chimica ho trovato nella tasca del mio camice un foglietto con scritto "my favorite boy" e tanti cuori intorno, inizialmente ero confuso, poi mi è tornato in mente il giorno prima:

G – cazzo

Ha detto leggendo il suo diario

D – buongiorno anche a te

G – oggi ho chimica, ho dimenticato il camice, quello stronzo mi ucciderà

D – prendi il mio

G – perché lo porti?

D – lo lascio nell'armadietto proprio per evitare che mi succeda questa cosa

Lo prendo dall'armadietto e glie lo passo. 

Lo mette

G – sembro un coglione

D – no, sei carino. Sembri un bambino che prova i vestiti del papà

G – sta zitto

È incredibile come uno stronzo come lui ha un lato così carino. 

Ho continuato a fissare quel biglietto per un po', poi Nick mi ha dato un colpo alla spalla

S – che guardi?

D – niente

Dico rimettendolo in tasca

S – certo... il tuo ragazzo ti ha fatto un regalino?

D – non sono affari tuoi

S – beh per il colore della tua faccia direi di si

Prendo il telefono per potermi specchiare nella telecamera, sono totalmente rosso.

D – cazzo... Prof posso andare in bagno?

Esco dalla classe mentre Nick continuava a ridacchiare alle mie spalle. 

Entro in bagno e mi lavo la faccia sperando di ritornare di un colore normale. 

Mentre mi guardavo allo specchio qualcuno entra nei bagni

K – Clay!

D – Karl, che bello vederti

K – allora? Come sta andando la tua vita?

D – molto movimentata ma non mi dispiace, a te?

K – il solito

D – la tua vita senza George non ti piace?

K – no al contrario, mi sto facendo tanti nuovi amici ma è come se mi mancasse qualcosa

D – scusa non volevo rubarti il migliore amico

K – non dire stronzate, speravo che un giorno avrebbe trovato qualcuno come te

D – dai che mi fai arrossire

Dico scherzando. 

Sono rientrato a casa solo la sera, ho passato il pomeriggio a cercare posti appartati, ma carini, dove avrei potuto portare George. 

Quando ho messo piede in quella porta però, non ho trovato niente che sapesse di casa... Drista seduta sul divano con un foglio in mano con uno sguardo triste ma anche sconvolto

D – Drista? Stai bene?

Indica verso camera di papà, mi giro e rimango paralizzato... aghi e mia madre a terra. 

Siamo Superclassico -DNFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora