Eccezzioni alle regole

1.4K 23 0
                                    

Camila

L'aria diventa più tesa appena metto piede nella classe. Vorrei poter dire di non essere abituata a questa reazione quando entro in una stanza ma ai me non è così.
Tutti mi fissano in silenzio.
Hanno paura.
È una reazione a cui sono abituata fin da bambina.
<<Ragazzi lei è Camila la vostra nuova compagna di classe>>
Silenzio.
Mi accorgo di essere ancora immobile sulla soglia quando l'insegnante mi sorride cordialmente, nei suoi occhi non scorgo vera gentilezza ma falsa dovuta al timore che incute il mio nome.
Mi avvicino ad un banco libero, in quello affianco c'è una ragazza carina, appena si volta noto i suoi occhi castani che sembrano dolci e i suoi lineamenti morbidi, i capelli sono avvolti in due trecce che le ricadono lungo la schiena.
Sembra carina.
Ma non dovrei farmi false illusioni, ho già abbastanza delusioni.
<<Camila tu vuoi presentare?>>
Faccio segni di no con la testa, sono certa che tutti sappiano chi sono.
Mi accomodo sulla sedia color legno, essa scricchiola sotto il mio peso e mi sforzo di trattenere la pancia indietro, improvvisamente mi sento stretta dentro i miei vestiti che fino a poco fa mi sembravano perfetti e comodi, la camicetta mi stringe il petto e la stoffa si tende sulle braccia, la gonna diventa troppo stretta per i miei fianchi.
<<Piacere, mi chiamo Bea>>
La sensazione scompare alla stessa velocità a cui è comparsa poco fa, mi volto verso la vicina voce che mi ha parlato poco fa.
<<Il piacere è tutto mio>>
Le porgo la mano e colgo l'occasione per scrutare la manica che non mi stringe per nulla la pelle.
Era solo una mia sensazione.
Lei me la stringe e dalla mia bocca esce un sospiro di sollievo.
In sottofondo c'è la voce dell'insegnante che cerca di fare l'appello, nessuno sta parlando ad alta voce ma ci sono circa un miliardo di sussurri.
<<Silenzio!>>
La professoressa sbotta senza contegno e l'attenzione ritorna a lei.
L'elenco dei nomi appartenenti ad i ragazzi intorno a me sembra essere senza fine, tiro su lo zaino che ho appoggiato poco fa sul pavimento e tiro fuori prima un portapenne e poi un quaderno a righe nuovo di zecca di uno dei miei colori preferiti, verde Tiffany.
Li dispongo ordinatamente sul banco con altri oggetti che mi servono durante la lezione. Mi volto verso il fondo presa dalla curiosità di cosa stiano facendo i ragazzi e quando lo faccio trovo tre situazioni molto diverse. Jacob è intento ad osservare una studentessa della mia classe poco distante da lui, Jake esamina la planimetria della scuola che le è stata fornita prima della nostra entrata qui e poi quella che mi fa più male.
Liam non c'è.
Dov'è ?
La domanda mi sorge spontanea visto che lui non è solito assentarsi durante le mie lezioni, anzi lui non si essential proprio mai. <<Allora ragazzi oggi inizieremo dalle basi>>
La voce dell'insegnante richiama la mia attenzione e mi volto di nuovo, cerco in vano di seguire la spiegazione, è così perché nella mia mente c'è solo il dubbio di dove sia Liam in question momento, cosa stai facendo, con chi sia. La moltitudine di dubbi scompare quando sento la porta sbattere alle mia spalle.
È lui, lo noto senza neanche voltarmi, lo sento.
Più nervoso di prima.
Molto più nervoso.
C'è più tensione nell'aria e sento la mia pelle quasi bruciare sotto l'esame del suo sguardo attento.
Cerco l'orologio a lancette nella stanza, lo trovo situato sulla parete alla mia destra, mancano cinque minuti alla fine di questa lezione e io non ho prestato attenzione neanche per due.
Buon inizio.
Fantastico!
Mi vedo costretta ad ironizzare almeno nella mia testa per non venir divorata dal mio senso di colpa, per gli altri più essere solo una lezione ma per me non è così, è un opportunità, una che nonostante sia capitata per pura sfortuna devo comunque apprezzare.
<<Non avrete compiti visto che per molti di voi è la prima lezione ma dalla prossima volta gli avrete perciò studiate dai vostri appunti visto che molte cose sul libro non sono presenti>>
No.
Spero che stia scherzando.
È solo la prima ora e sono già esasperata.
Valuto la possibilità di chiederli alla mia nuova compagna di banco ma quando mi giro accanto a me trovo un banco vuoto.
È già andata via.
Dovevo immaginarlo dato che quasi tutti sono già andati via, a parte me e un altro ragazzo girato di spalle solo due file più avanti.
Inizio a rimettere in ordine le mie cose ancora sul banco, molte non le ho neanche usate a causa della distrazione.
<<Hey>>
Alle mie spalle giunge una voce fin troppo amichevole per essere rivolta a me, infatti non mi volto.
<<Scusa, ti disturbo>>
Questa volta vengo colta dal dubbio che colui che parla si stia rivolgendo a me perciò mi giro.
Un ragazzo molto carino dalla carnagione olivastra con capelli e occhi castani si sta rivolgendo a me con un sorriso in volto.
<<Sono Tristan>>
Mi porge amichevolmente la mano e io gliela stringo, mi sembra di essere in un universo parallelo, qualcuno è venuto a parlare con me, molto strano, forse troppo strano.
<<Camila, molto piacere>>
Le rivolgo un sorriso timido.
<<Prima mi sono girato ed ho visto che facevi fatica a seguire perciò ho pensato di chiederti se volevi i miei appunti>>
Oltre essere carino è anche molto gentile.
Mi porge una busta crustal con dentro due fogli. Non riesco a nascondere la mia sorpresa per il suo gentil gesto e sento un calore salirmi sulle guance.
<<Grazie>>
Il mio tono di voce è flebile per la timidezza.
<<Scusa di solito non sono così timida ma la maggior parte delle volte nessuno si comporta in modo così carino con me.
<<Capisco, tranquilla. Sono felice di essere uno degli unici e poi non è per questo che esistono le eccezioni alle regole>>

{capitolo revisionato}

BROTHERS - prima parte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora