Capitolo 3

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Il bello dei finali
è che non è detto
siano la vera fine.

"Che rapporto hai con tuo fratello?" Mi chiese ad un certo punto Sharon.

Attesi vari minuti, ragionando su come risponderle, non le avrei mai detto che questo affetto protettivo era dovuto all'assenza di nostro padre, o almeno, non gliel'avrei annunciato in quel momento, non mi fidavo di una persona che avevo conosciuto il giorno stesso.

"Niente di particolare, abbiamo dei momenti sì e alcuni no" Dissi vaga.

Lei annuì credendo che stessi dicendo la verità, anche se non era così, non era un semplice rapporto, ci siamo sempre voluti bene, ora però era diverso, con l'assenza di una figura paterna siamo cambiati, in meglio se possiamo dire, ma anche in peggio, eravamo troppo uniti, il ché era un bene sotto certi aspetti.

Fui risvegliata dai miei pensieri con lo squillare di un telefono.

"È il mio" Disse Sharon.

Rispose al telefono, e quando staccò iniziò a prendere la sua roba.

"Scusa ma devo andare a fare la spesa, ci vediamo domani ok?" Mi disse per poi scendere in fretta e furia.

Io la seguii per poi salutarla.

E siamo di nuovo sole.

Pensai; poi però girando un po' la casa mi accorsi che c'era una porta, era nel muro destro del soggiorno, era grigia, realizzata in legno, la mia curiosità aumentò di ogni secondo, fino a quando non mi decisi di aprirla.

Non era chiusa a chiave, e appena la aprii mi ritrovai una stanza bianca, molto luminosa con delle travi, probabilmente le avevano lasciate i precedenti proprietari della casa.

Corsi verso la cucina per prendere il telefono, so che mia madre in quel momento era al lavoro, lei era una commercialista, aveva trovato un lavoro a Boston.

Tentai di chiamarla lo stesso, anche se sapevo che non avrebbe risposto.

"Pronto? Tesoro tutto bene?" Rispose al quinto squillo, probabilmente appena ha visto il mio numero si sarà preoccupata.

"Ciao mamma, ho visto una porticina al piano di sotto, e oltre a questa porta c'era una palestra... È opera tua?" Chiesi aspettandomi un "no".

"Sì, era una sorpresa che volevo farti, ma mi hai preceduto, visto che pratichi ginnastica artistica ho deciso almeno di metterti dei tappetini e delle travi, con dei pesi per tuo fratello" Disse, e fui certa che stava sorridendo a trentadue denti, mia madre aveva deciso di farci questo regalo, e per me era il migliore che potesse essere fatto.

"Grazie mamma, posso già allenarmi? Ho già tutto: magnesia, paracalli, body..." Dissi cercando di convincerla, sapendo il suo terrore per la sicurezza, però non aveva tutti i torti, ginnastica artistica era uno sport pericoloso se non si faceva attenzione.

"Certo tesoro, appena potrò andrò anche a iscriverti in palestra" Disse, prevedendo tutti i miei pensieri.

"Grazie, ora ti lascio lavorare, a dopo" Dissi per poi staccare.

Andai a prendere tutto il necessario, dopo essermi cambiata mettendomi il body mi dirigei verso quella porticina.

Erano da ormai due mesi che non praticavo ginnastica artistica, se pur essendo la mia più grande passione non trovai il tempo, con il trasloco e tutti i problemi che ci sono stati l'unico mio pensiero era dormire.

Salii sulla prima trave e iniziai a fare la mia vecchia coreografia.

Quella sensazione di vuoto mi mancava, amavo il mio sport, e non l'avrei abbandonato per nessuna ragione al mondo.

Candido come il biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora