Epilogo

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È passato poco meno di un anno da quando ci siamo incontrati per la prima volta io e Math, è stata la prima volta in cui misi piede a Boston, per cambiare definitivamente la mia vita, e ci riuscii.

La brezza marina accarezzava i miei capelli sciolti, l'odore della salsedine entrava nelle mie narici, facendosi spazio in tutto il mio corpo riscaldato dal sole, che rifletteva nel cielo, mentre mi abbronzava, il rumore che emettevano le onde rilassava tutti i miei nervi, le onde mentre si infrangono, dopo aver percorso il tratto della loro vita, la schiuma che si mescolava con l'acqua passava dal bianco al blu chiaro.

Ero sdraiata sulla riva, con un semplice costume nero e degli occhiali da sole, mi stavo rilassando a tale ambiente, la spiaggia era deserta c'eravamo solo noi, ero andata in vacanza con i miei amici, alloggiavamo nella villa di Jughead, c'eravamo tutti all'appello: Io, Noah, Math, Jughead, Sharon, Maggie e anche Jennifer.

Nei mesi successivi dopo l'incontro con mio padre avevo raccontato a tutti tutto, anche a mio fratello, che dovetti trattenerlo perché stava già per prendere un aereo, destinazione: mio padre per essere ucciso dalle sue stesse mani. I miei amici mi abbracciarono, e giurarono che non avrebbero detto nulla a nessuno, nemmeno ai loro parenti, volevo che la cosa restasse tra noi.

Con Jennifer avevo placato le acque, non litigavamo più, eravamo diventate amiche, ma nessun rapporto batteva quello che avevo con Sharon e Maggie, il trio migliore che potesse esistere.

Avevamo progettato molte cose, e una di queste era quella di fare una vacanza insieme.

Il verso di un gabbiano che volava sulla mia testa, in alto, mi fece spostare l'attenzione sul cielo, era limpido, non si trovava nessuna nuvola, era di un azzurro cristallino, dello stesso colore della mia collana, con una pietra acquamarina, circondata da un cerchio argenteo, me l'aveva regalata Math, al mio compleanno, il 24 aprile.

Dal quel giorno non me la tolsi mai, e non l'avrei mai fatto.

Fui costretta ad alzarmi quando sentii delle voci in lontananza che mi chiamavano, erano i miei amici, erano appena usciti dalla villa per voler fare un bagno nel mare caldo.

Corsi verso di loro, raggiungendoli, e partimmo tutti per ritornare per l'ennesima volta in quella spiaggia, ci trovavamo lì solo da una settimana e avevamo già fatto moltissime cose, saremmo rimasti lì per due mesi interi, due mesi di puro divertimento e spensieratezza.

Jughead iniziò a correre verso il mare, tutti lo seguimmo, e ci buttammo nell'acqua, che a primo impatto mi provocò dei brividi per tutto il corpo.

Noah mi schizzò, ed ebbe inizio così una lotta con l'acqua, stavo ridendo, come tutti, ero felice, finalmente avevo trovato me stessa.

Sentii una mano prendermi per i fianchi, e mi avvicinai di colpo al corpo di Math, strinse le mani, con fare protettivo, come ogni suo gesto.

"Sei felice?" Mi chiede, sapendo già la risposta affermativa.

"Non mi ero mai sentita così... Bene" Terminai la frase, cercando l'aggettivo adatto, può sembrare banale, ma per me no, per me un "bene" era più importante di qualunque cosa, eccetto Math, lui era il mio chiodo fisso, era sempre presente, era il ragazzo perfetto.

"Sai cosa sembri ora?" Mi chiese di punto in bianco.

"No, cosa sembro?" Chiesi divertita.

"Sembri un fiore appena sbocciato, sei così bella, hai appena trovato la felicità, come quando un fiore riesce a trovare la luce del sole, ecco cosa sei, tu ti rispecchi in tutte le sfumature che presenta un unico petalo" Disse appoggiando il suo viso ispirando il mio profumo al cocco.

Rimanemmo in questa posizione per un tempo indefinito, per tutta una vita, per un'ora, per un secondo, a me non interessava, io lo desideravo, eravamo diventati da due sconosciuti a due innamorati, ci eravamo innamorati follemente.

"Mi ami Math?" Gli chiesi.

"Ovvio" Disse non aspettandosi però cosa gli avrei detto subito dopo.

"Allora custodiscimi nel tuo cuore, come se fossi una statua di vetro, delicata a intoccabile"

Dopo quelle promesse nessuno dei due le infranse, io l'avrei protetto, e lui mi avrebbe custodito nel suo cuore puro e innocente.

Una promessa che durò per l'eternità.

-angolo autrice-
Ebbene sì, ho definitivamente finito la storia, sono contenta di questo percorso, e questa volta, l'unica persona per cui posso ringraziare di tutto è mia madre, l'unica ad avermi insegnato il vero significato della scrittura, se non ci fosse stata lei non sarei mai stata in grado di realizzare questa storia, la ringrazio con tutto il cuore❤️‍🩹

Ci vediamo

La vostra ire💗

Candido come il biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora