Capitolo 2

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I sognatori
li riconosci subito
si siedono dalla parte
del finestrino.

Mi svegliai con il suono della sveglia, giuro che un giorno all'altro l'avrei buttata dalla finestra.

Quando finalmente decisi di alzarmi per spegnerla, notai in che condizioni mi ritrovai, avevo i capelli scompigliati e il trucco tutto sbavato, visto che mi ero dimenticata di struccarmi la sera precedente.

Mi dirigei verso il bagno per farmi una doccia veloce.

Il getto caldo mi diede una grande quiete, mi mescolai con l'acqua calda, sperando di fondermi con essa.

Dopo essermi asciugata del tutto, e legata in una coda alta i capelli, mi vestii, decisi di mettermi qualcosa di sobrio per il mio primo giorno di scuola.

Mi misi dei leggings e una felpa grigia molto larga.

Perfetto così sembrerò un barbone.

Pensai, aspettandomi già i commenti di mia madre su come mi sono vestita, e rimandandomi in camera per cambiarmi di nuovo.

Scesi le scale per andare al piano di sotto, sentendo già le voci di mia madre, mescolati con alcuni mugolii da parte di mio fratello ancora assonnato.

"Hey tesoro" Mi salutò mia madre.

"Ciao" Dissi, per poi andare a farmi un caffè alla macchinetta.

Sentii il suo sguardo addosso, anche se ero di spalle sapevo benissimo che mia madre mi stava guardando dall'alto al basso, facendomi una radiografia a raggi X.

"Spero che questo sia il pigiama, non è quello che ti metterai oggi a scuola vero?" Disse con il suo solito tono sarcastico, che sentirlo di prima mattina non lo invidio a nessuno.

"Sì ho capito vado a cambiarmi va" Dissi con tono secco per poi salire.

Appena tornai in camera mia, sbattei la porta con violenza, aprii l'armadio e presi una felpa abbastanza larga marrone e dei pantaloni a palazzo beige, con delle convers marroni alte.

Appena tornai in camera mia, sbattei la porta con violenza, aprii l'armadio e presi una felpa abbastanza larga marrone e dei pantaloni a palazzo beige, con delle convers marroni alte

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(Più o meno così)

Per me era quello il massimo che potevo mettermi di decente, perché tutti i vestiti che avevo erano adatti alla sera, e le gonne non erano adeguate.

Appena scesi notai che fossi in ritardo, così presi una fetta di pane e nutella per poi salutare mia madre e mio fratello; Noah avrebbe iniziato le lezioni dal giorno dopo.

Iniziai a correre verso l'autobus, che stava per partire; entrata notai di quanto fosse pieno, a mala pena riuscivo a spostarmi, trovai un posto al fondo, e mi buttai lì, in mezzo ad alcuni ragazzi che già odoravano di sudore di prima mattina.

Appena arrivai davanti la scuola notai quanto fosse grande e che mi sarei voluta sotterrare, aspettandomi tutte le occhiate da parte di quei ragazzi sconosciuti.

Candido come il biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora