Capitolo 15

694 19 0
                                    

Amami quando non lo merito
è lì che ne ho bisogno.

Stavo preparando un valigia, un mese era lungo, soprattutto trascorrerlo con il tuo finto fidanzato, per i miei gusti stavamo già passando troppo tempo insieme, e questo non aiutava.

"Ti muovi, non abbiamo tutto il giorno" Urlò Math dall'altra parte della casa.

Casa. Mi mancherà molto, perché anche se ci abito da pochi mesi mi ci ero affezionata molto, oltre alla casa mi sarebbe mancato moltissimo mio fratello, Noah mi aveva aiutato sempre, e senza di lui mi sentivo persa, si trovava dall'altra parte dell'oceano, e difficilmente ci saremmo potuti sentire con i fusi orari.

"Arrivo" Urlai a mia volta, mentre provavo a chiudere la valigia, non era molto piena, avevo messo quasi tutti i vestiti e le cose più utili e care a me, quando ce la feci notai che Math era appena salito e mi stava fissando.

"Perché mi guardi?" Sembrava uno psicopatico con quello sguardo.

"Stavo osservando il tuo culo" Disse con nonchalance.

Ma era serio? Oppure stava scherzando?

"Molto divertente" Non me l'ero presa, però la voglia di tirargli due schiaffi era sempre alta.

"Su muoviamoci che voglio tornare a casa" Si stava dirigendo verso la valigia per prenderla.

"Sono capace a portare una valigia" Avevo un tono altezzoso, forse anche arrogante, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri, non avevo alcuna voglia di andare ad abitare con Math, un ragazzo che solo a vederlo mi saliva il nervoso, anche se ogni tanto aveva dei brevi momenti dolci e simpatici.

Lui però ignoro la mia affermazione e continuò a portare la valigia giù dalle scale, fino ad arrivare alla sua macchina, parcheggiata davanti la casa.

"Tu sali, io poso soltanto la valigia nel bagaglio"

Aprii la porta della macchina, sedendomi al posto passeggero, il profumo di quella macchina fece spazio fra le mie narici, sapeva di menta, un profumo molto diverso rispetto a quello di Math che sapeva di profumo da uomo, con un tocco di talco.

Trasalii quando sentii la portiera del bagaglio chiudersi, lo aveva fatto con una violenza che metteva quasi paura.

Math salì sulla macchina, e subito accese il motore; durante il viaggio non parlammo molto, lui era concentrato sulla strada e io ai miei pensieri e alla convivenza che mi spettava, avevo sempre abitato con la mia famiglia, al massimo solo con mio fratello, ma non insieme a un mio amico.

Skip time

Appena misi piede in quel appartamento mi sentii soffocare, l'agitazione s'impadronì di me, tutto il mio corpo non reggeva, l'ansia giocava spesso brutti scherzi.

Fortunatamente Math non se ne accorse e prese le mie valige .

"La tua stanza è affianco alla mia, sai già dov'è il resto" Non si voltò, continuò a parlare da solo, perché io ormai mi ero estraniata in un'altro mondo, non abitavo con un maschio se non con mio fratello e Jake da mesi, e da sola, senza nessuno era ancora peggio.

E se mi avesse fatto del male?

Quel pensiero mi balenò più volte, e solo in quel momento riuscii a concentrarmi, a realizzare che per un mese avrei dovuto convivere con Math.

Appena posò le valigie, si voltò, e non volli immaginare che vista abbia avuto, ero pallida come un cencio probabilmente, mentre tremavo, come se stessi morendo di freddo, ma la casa era caldissima, ero io che ero diventata ghiaccio, il dolore continuava a corrodermi all'interno, fino a lacerare la mia anima, pezzo dopo pezzo continuava a distruggersi, senza lasciarmene un po' per continuare a vivere serenamente.

"Ruby? Tutto ok?" Aveva uno sguardo preoccupato, i suoi occhi si addolcirono a quella vista, a stento riuscii ad aprire la bocca, per sussurrare un flebile "sì" che probabilmente non era nemmeno arrivato alle sue orecchie.

"Forse è meglio che tu ti riposa, ti chiamo quando ho preparato la cena" Mi lasciò da sola, anche se lo ero stata sin dall'inizio, avevo totalmente ignorato la sua presenza, e l'avrei probabilmente rifatto, perché proprio in quel momento era bruciato l'ultimo briciolo della mia persona, l'unico, il più coraggioso, che si era aggrappato alle pareti con tutta le sue forze, per poi cadere senza un briciolo di dignità.

E solo ora riuscii a realizzare che non ero più raggiungibile, la luce in fondo al tunnel era solo un ricordo, non avrei retto nemmeno un po' la presenza di un ragazzo, dopo tutto quello che era accaduto negli ultimi periodi, dall'arresto di mio padre, dai momenti d'ira di Math, dalle persecuzioni che ricevevo dai ragazzi, solo per una fottuta lista, fino ad aver paura addirittura di camminare da sola.

Mi sdragliai sul letto, coperto solo da un lenzuolo bianco, candido, che talmente era pulito mi potevo accecare, quel colore era puro, come l'anima di un bambino, gli unici che non hanno brutti pensieri, se non buoni, pensando che il mondo sia stupendo.

Mi cullai dai miei pensieri, e dal profumo dell'ammorbidente, in meno di pochi minuti venni abbracciata tra le braccia di Morfeo, ma per un breve lasso di tempo.

Mi risvegliai dalla forte voce di Math, probabilmente mi stava chiamando per dirmi che la cena era pronta, con un gemito di controvoglia mi alzai, dirigendomi verso il soggiorno, che era un open space con la cucina.

"Ce l'hai fatta, stavi dormendo?" Era seduto sul divano, posai lo sguardo sul lavandino, aveva alcuni piatti sporchi, mi avvicinai e andai a lavarli, ero sempre un ospite, quindi dovevo pur rendermi utile in qualche modo

"Che stai facendo?" Si alzò di scatto, mettendosi le ciabatte ai piedi, per non aver un contatto con il pavimento freddo, a differenza mia, visto che ero abituata a girovagare per la casa scalza, lo facevo sin da piccola, ricevendomi spesso delle sgridate da mia madre, lamentandosi, e seguita a ruota da mio padre, che iniziava a sbraitarmi contro, non che la cosa mi stupiva.

"Lavo i piatti?" Dissi ovvia, insaponando una spugna, per poi fare dei cerchi intorno al piatto, togliendo tutti i residui di cibo, se non lo avessi fatto io Math avrebbe aspettato che il lavandino si fosse riempito fino al culmine.

Math rimase impalato dietro di me, potevo notare con lo sguardo la sua presenza, non sapevo dov'era indirizzato il suo sguardo, ma lo potevo immaginare.

"Sposta i tuoi occhi dalle mie chiappe grazie" Dissi con noncuranza, ero abbastanza stufa, quindi non mi interessa più di tanto.

Sentii dei passi, uno dopo l'altro il rumore aumentava, si sta avvicinando, e al solo pensiero mi irrigidii.

"Tranquilla, non mordo mica" Disse sempre dietro di me, notando che avevo alzato le difese.

Non diedi peso alla frase, ma alla vicinanza fra me e Math sì.

I nostri corpi aderivano fra loro, e percepivo il suo fiato sul mio collo.

Mi appoggiò le mani sui fianchi, però non rimasi indifferente a quel gesto, mi scostai velocemente.

Lui rise di gusto.

Ah fanculo.

-angolo autrice-
Salveee
Tra pochi capitoli succederanno molti casini, ma secondo voi ci sarà poi la quiete dopo la tempesta?
Chissà
Ci vediamo al prossimo capitolo

Ire💗

Candido come il biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora