Capitolo 17

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Vorrei dirti quello
a cui penso,
ma quello che ho dentro
terrorizza anche me.

Il rumore della mia sveglia suonò, quella notte non avevo chiuso occhio, avevo dormito per massimo due ore e oggi avrei dovuto fare molte, se non troppe cose.

Mi decisi finalmente di alzarmi a spegnere quella benedetta sveglia, che faceva un rumore, capace di svegliare tutto il vicinato; mi stropicciai gli occhi, abituandomi della luce che emanava il pallido sole, coperto da delle nubi, si potevano solamente intravedere dei leggeri raggi.

"Buongiorno" Disse Math, mi immobilizzai, era seduto davanti all'isola con una tazza di caffè, mentre mi fissava, la cosa che mi lasciò di stucco fu che indossava solo una tuta grigia, era a petto nudo, amirrai il suo possente petto, gli addominali erano coperti dal mobile ma potevo immaginare quanto potessero essere scolpiti.

"Buongiorno" Mi ripresi dalla mia trance, avevo ancora una voce impastata, a differenza sua però io indossavo tutti i vestiti, avevo dei pantaloncini corti che mi coprivano a mala pena il sedere e una felpa molto larga.

"Dobbiamo parlare" Lo sapevo, mi ero mentalmente preparata per tutta la notte, sull'ipotetico discorso 'civile' che dovevamo fare.

Non risposi, optando di farlo continuare, sperando che non facesse delle domande toccando delle ferite ancora aperte.

Rispetto alla sera prima mi sentivo meglio, ma avrei preferito non parlare del mio passato di prima mattina.

"Perché ieri ti sei comportata così? Era rigida appena sei entrata nell'appartamento, non ti và la convivenza?" Aveva uno sguardo apprensivo, inclinando leggermente la testa, all'apparenza poteva pur sembrare un senza cuore, ma a quell'immagine mi ricredetti, era tenero, come se mi volesse leggere la mia anima e prendere tutto il dolore, per subirlo lui, ecco cosa traspiravano quei occhi profondi.

Era ovvio che non mi andasse una convivenza, ma non volevo farglielo pesare.

"È una lunga storia" Decisi di sedermi di fronte a lui, faccia a faccia, ma se l'avessi guardato direttamente negli occhi avrebbe vinto lui, era una battaglia persa già in partenza.

"E io l'ascolterò, amo le lunghe storie" Pose la tazza ormai vuota, ma non pensò di posarla nel lavandino, non voleva voltarsi, non voleva perdersi nemmeno un mio dettaglio, con la paura che potessi scappare.

"Questa è la mia prima volta che vivo con un maschio da sola, oltre a mio fratello, ma con lui è diverso, di lui mi fido ciecamente, è per questo che ero paralizzata, avevo... Paura" Sussurrai le ultime parole, pentendomene subito, sentendomi in colpa per quello che avevo appena detto.

"Non è solo questo" Continuò Math, spronandomi a continuare, ma io lo fissai solo, cercando di cacciare le lacrime, non ero una che piangeva davanti la gente, ma in questo momento mi sembrava difficile.

Notando del mio mutismo Math decise di prendere parola.

"Sono stato un coglione ieri, so cosa hai passato, e ti ho trattata di merda usando i tuoi punti deboli, non dovevo toccarti i fianchi, so quanto odi il contatto fisico, ma io sono attratto da te, sei una tra le poche ragazze che mi incita ad andare oltre le provocazioni, sono consapevole che tu mi disprezzi, per il mio carattere, però tu, e solo tu mi fai provare le farfalle allo stomaco, nessun'altra è riuscita a farmi questo effetto, ho provato a starti lontana, ma più ci provo e più ti vorrei fra le mie braccia, perché sì. Non ti voglio nel mio letto per fare dello stupido sesso, ti voglio a letto per abbracciarti e parlarti, parlarti di qualunque cosa, non importa l'argomento, a me importa essere con te." Quando terminò il suo discorso non riuscii a trattenermi, mi alzai per andare incontro a lui, lo abbracciai, era un abbraccio delicato, non possessivo, niente di tutto questo, era un tocco gentile, l'abbraccio fu contraccambiato anche da Math, timoroso di farmi male, sprofondai il mio viso sul suo petto, caldo e morbido, odorava di talco, aveva lo stesso profumo di mio fratello, il ché mi fece sentire a casa.

Candido come il biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora