Simone era convinto che il borsone all'andata pesasse decisamente di meno rispetto a quel momento, mentre percorreva la strada che dal cancello del centro sportivo lo portava alla fermata dell'autobus. Dopo quell'allenamento le gambe gli tremavano passo dopo passo e a mettere il carico da dodici alla sua situazione già abbastanza precaria ci si mise anche il grosso livido che Dario gli aveva lasciato sul fianco durante una delle tante prese in allenamento.
Si alzò leggermente la maglia per osservare la pelle violacea e sbuffò sistemandosi meglio il borsone sulla spalla, che non vedeva l'ora di arrivare a casa e buttarsi sul letto, ma per colpa della sua moto che aveva deciso di abbandonarlo sarebbe arrivato come minimo 40 minuti dopo rispetto al normale.
Arrivò alla fermata e lasciò cadere il borsone tra le sue gambe producendo un tonfo sordo con l'asfalto, passavano poche macchine a quell'ora e il sole ormai era tramontato da un po', lasciando il posto alla luce dei lampioni che illuminavano debolmente quella banchina. A Simone quella strada non piaceva affatto, quel quartiere tantomeno e quando un anno prima aveva deciso di prendere parte a quella squadra di rugby lasciando quella vicino casa, sua nonna non aveva mancato dal dimostrare il suo disappunto. Simone era abbastanza sereno invece, non aveva tenuto conto, però, che questo inconveniente si sarebbe potuto presentare prima o poi.
Proprio per questo quando sentì delle voci in lontananza che non provenivano dal centro sportivo riprese immediatamente il borsone in spalla, sperando che l'autobus passasse il prima possibile.
Si guardò un po' in torno per cercare di intravedere qualche viso familiare, ma le voci si avvicinarono sempre di più e in strada non passavano macchine né tantomeno mezzi pubblici che lo portassero lontano da lì. Dopo poco nella sua visuale entrò un gruppo di ragazzi visibilmente alterati e lui pregò che tirassero dritto e lo sorpassassero, ma i quattro si misero sulla sua stessa banchina a qualche passo da lui.
Li ignorò come poteva Simone, cercando di fare tutto ciò che lo rendesse invisibile ai loro occhi, ma evidentemente non fu sufficiente perché dopo pochi minuti uno dei ragazzi puntò lo sguardo su di lui, osservandolo per un po' prima di aprire bocca.
«c'hai da fuma'?» chiese, portando su di lui anche l'attenzione degli altri ragazzi.
«no» rispose secco sistemandosi il borsone sulla spalla. Il ragazzo alzò un sopracciglio sorridendo leggermente.
«sicuro? Guarda che te pago»
«non ho niente» disse con tono fermo.Nello stesso momento in cui in lontananza vide un faro avvicinarsi in strada, uno dei ragazzi mosse un passo verso di lui strattonandogli il borsone.
«famme vede'» disse.
Simone cercò di opporre resistenza strattonando la maniglia a sua volta ma quando vide anche gli altri tre avvicinarsi iniziò a maturare il pensiero di lasciargli il borsone con dentro i vestiti e il portafoglio e correre il più lontano possibile da lì, tenendosi quantomeno il telefono che aveva in tasca e l'incolumità fisica.
«oh» una moto frenò bruscamente vicino a loro attirando l'attenzione di tutti e consentendo a Simone di strappare di mano al ragazzo il suo borsone. «che cazzo stai a fa Giorda'?»
Solo in quel momento si concesse di alzare lo sguardo verso il ragazzo, notando i ricci che fuoriuscivano dal casco e il viso scolpito contratto in un'espressione infastidita.
«non ce vole dà er fumo»
«perchè te dovrebbe dà er fumo? Te pare uno che c'ha er fumo?» chiese.Simone si sentì osservato da cinque paia di occhi e l'idea di girarsi e iniziare a correre si fece sempre più vivida del suo cervello, soprattutto quando vide il ragazzo sulla moto infilare una mano nella tasca del giacchetto verde. Mosse qualche passo dal lato opposto rispetto ai ragazzi finché non lo vide estrarre una bustina e porgerla ai quattro che la afferrarono velocemente.

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Hygge. | Simuel.
Fanfic«non devi fa niente, Simone. Cerca solo de sta lontano da certa gente» disse. «compreso me» Copertina della bravissima talentuosissima stupenda fantastica @modchlmt 💖