Hygge. | Simuel.

3.

«io me sto sinceramente a trattene' dal metterti le mani in faccia Simo'»

Lo sguardo truce di Dario lo costrinse ad alzare gli occhi dal suo caffè e puntarli sul suo viso, contratto in un'espressione di disappunto. Aveva avuto la fantastica idea di raccontargli quanto successo nelle giornate precedenti quando lui gli aveva chiesto come aveva fatto a trovare Manuel per riparare la moto. Si sarebbe potuto inventare una qualsiasi scusa come aveva fatto fino a quel momento, ma Simone non sapeva dire bugie, né tantomeno portarle avanti con le persone con cui passava più tempo, quindi aveva finito per raccontare tutto a Dario mentre erano seduti nel salone di casa sua davanti alla play accesa.

«io credo ci abbia visto uscire dall'allenamento insieme» borbottò.
«cristo, è uno stalker!»
«no!» si affrettò a rispondere. «cioè passa spesso lì, ma poi t'ho appena detto che l'ho cercato per tutto il pigneto e mi dici che lo stalker è lui?» Dario si strofinò il viso con entrambe le mani alla ricerca di parole abbastanza chiare da far capire a Simone quanto fosse sbagliata quella situazione.
«non me piace sta storia Simo', devi sta attento, seriamente»
«sto attento» confermò Simone dandogli una spallata per alleggerire l'aria che si era creata per via di quel discorso. «crede che stiamo insieme sai?» la risata di Dario riempì la stanza e gli fece guadagnare una gomitata nel fianco dall'amico che lo guardò offeso. «oh»
«scusa Simo' ma questo ha tratto sta grande conclusione vedendoce anda' in moto insieme, te sei sicuro de volecce ave' a che fa si?»

Simone scosse la testa divertito perché se dovesse dare un senso a quell'effettiva follia non saprebbe cosa dire, semplicemente gli sembrava giusto così, a costo di fare la sua prima azione sconsiderata della vita. Tutto prendeva senso quando pensava a quegli occhi, quel sorriso e quella voce, come se fossero stati fatti per far parte della sua vita e, nonostante non sapesse spiegarselo, per lui l'unica cosa plausibile era far sì che ne entrassero a far parte.

«io credo sia migliore di quello che lascia vedere» sussurrò riprendendo il joystick in mano.
«oddio 'a sindrome der crocerossino»
«dai coglione» gli disse passandogli il suo di joystick. «sono serio. Mo iniziamo sta partita che devi perdere per la terza volta»

Il suo rapporto con Dario era nato in modo spontaneo subito dopo il suo arrivo in squadra. Non sembrava riuscirsi ad integrare troppo, Simone, ma quando al quinto giorno di allenamento si era ritrovato a gridare in faccia a Dario per avergli fatto una presa sbagliata facendolo finire a terra, fu sorpreso nel vedere l'altro sorridere anziché gridargli addosso a sua volta.

"Finalmente sentimo la voce de Balestra" aveva detto e alla fine dell'allenamento gli aveva offerto una birra per farsi perdonare del livido che sicuramente gli sarebbe uscito.

Così una delle persone più importanti della sua vita era entrato a farne parte, in modo burrascoso e prepotente, finendo dritto nel cuore di suo padre e sua nonna dal primo istante in cui aveva messo piede dentro casa.

«te secondo me hai truccato la play» disse dopo l'ennesima partita persa contro Simone.
«te secondo me sei una pippa Da'» rispose guadagnandosi una cuscinata in faccia che lo fece ridere.

**

Nelle giornate successive Dario non mancò dal continuare ad esprimere le sue perplessità in merito a quella situazione, si guardava intorno all'uscita dagli allenamenti in cerca di un viso sconosciuto che combaciasse con la descrizione e si premurava di accompagnare Simone ogni volta che ne aveva bisogno per evitare di lasciarlo alla mercé di certi soggetti.
Era genuinamente preoccupato, Dario, perché conosceva Simone e sapeva benissimo che cercava di vedere il buono in tutti, quindi finché non aveva la certezza che quel buon ci fosse davvero cercava sempre di frenarlo dal fare qualsiasi scelta avventata che, in quel caso, aveva fatto già dal primo istante in cui aveva conosciuto Manuel.