15.

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Simone aveva visto Manuel agitato due volte da quando si conoscevano, la prima davanti scuola e la seconda sul muretto dell'istituto mentre aspettavano Mimmo. A quelle due volte se ne aggiunse una terza pochi giorni dopo quella sera, quando Simone davanti la porta di villa Balestra vide Manuel scendere dalla macchina di suo padre con le mani tremanti ed il volto leggermente pallido rispetto al solito.

Si morse il labbro inferiore per trattenersi dal corrergli incontro ed aspettò che fosse lui a raggiungerlo, circondandogli il busto con le braccia senza nemmeno guardarlo in faccia.
Simone incastrò una mano tra i suoi ricci e se lo stinse al petto prima di guardare suo padre che si limitò a sorridergli.

«è andata bene?» chiese in un sussurro, sentì Manuel annuire leggermente sul suo petto e si rilassò un po', avendo quantomeno la certezza del fatto che lo cose fossero risolte.

Davanti a loro, Dante si sorprese di vedere un Manuel che si concedeva di essere così fragile tra le braccia di qualcuno, lo guardò stringere la felpa di Simone dietro la schiena ed affondare il naso sul suo petto senza preoccuparsi di essere guardato o giudicato, perché lui tra le braccia di Simone aveva imparato a non preoccuparsi di nulla.

Perché hygge aveva assunto tutta un'altra forma, da quando quelle braccia lo avevano stretto la prima volta.

«l'ho denunciati» Sussurrò Manuel, come se quelle parole dette ad alta voce servissero a fargli realizzare davvero il suo gesto. Simone sorrise poggiando le labbra tra i suoi ricci.
«l'hai fatto» confermò. «mo non c'hai più scuse per non venire a scuola»
«sei sempre sicuro de fa st'eccezione co due filosofi nella vita?» chiese Manuel staccandosi dal suo petto per poterlo guardare.
«oddio mica tanto»
«era na domanda retorica, te potevi pure sta zitto» rispose Manuel fingendosi offeso.

Sia Simone che Dante risero in seguito a quella frase e Manuel realizzò che sentir vibrare il proprio petto a causa della risata di Simone era forse la cosa che lo faceva sentire più vivo in assoluto. Strinse le mani sulla sua felpa, questa volta all'altezza dei fianchi ed il minore si ricompose guardandolo finalmente negli occhi.

Dante decise di defilarsi, passando affianco ai ragazzi entrando in casa, che probabilmente di lui in quel momento non avevano proprio bisogno.
Una mano di Simone corse a scostare qualche riccio dalla fronte di Manuel senza mai smettere di sorridere ed in tutta risposta si ritrovò ad indietreggiare finché le sue spalle non toccarono il muro della veranda.

«te lo sai che adesso passerai tutti i giorni insieme a me, si?»
«Simo' non m'o ricorda', ce metto tre secondi a ritira' la denuncia» il minore gli lasciò un pizzico sulla spalla facendolo ridere, ma anziché scostarsi strinse di più la presa sui suoi fianchi.
«sei uno stronzo»
«pure te»
«bella coppia» disse ironicamente Simone.
«bellissima» rispose però lui, lasciando un bacio sulle sue labbra.

**

Quel giorno sugli spalti del campo da rugby faceva stranamente caldo nonostante fosse inverno. Manuel se ne stava seduto sui gradoni di cemento poggiato con i gomiti e con le spalle a quello dietro di se mentre attendeva che la squadra entrasse in campo, non aveva detto nulla a Simone ma pensandoci bene non lo aveva mai avvisato ogni volta che era finito ad aspettarlo lì al centro sportivo quindi si limitò ad attentere di vederlo comparire solamente per salutarlo da lontano.

Lo vide comparire qualche minuto dopo, affiancato dagli altri compagni che scherzavano tra loro e nell'istante in cui i loro occhi si incrociarono vide sorridere prima loro della sua bocca. Alzò una mano per salutarlo e si poggiò meglio agli spalti mentre lo guardava inclinare la testa e ricambiare il sorriso, non si dissero niente per via della distanza ma solo il fatto di averlo visto fece accartocciare lo stomaco di Manuel che rimase con il sorriso sul volto anche quando ormai Simone non lo guardava più.

Hygge. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora