Cαριƚσʅσ 9

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Jisoo si svegliò con un grugnito.
La luce invadente trapelava dalle tapparelle abbassate, ed era così intensa da illuminare la stanza.
Ancora con gli occhi gonfi dal sonno, diede una rapida occhiata alla sveglia posta sopra il comodino: segnava le 10:00.
Era tardi.
Tardi per quella che era sempre stata la sua vita.
Tardi per fare colazione, prepararsi velocemente, salire in macchina e iniziare una giornata proficua.
Tutte cose che non era più tenuta a fare e, quell'orario, era solo un punto tra tanti sul quadrante dell'orologio.

Taehyung non era accanto a lei, richiamato dai suoi impegni quotidiani e sarebbe tornato nel pomeriggio, per poi probabilmente ripartire di nuovo per la serata all'ON.
Quello sarebbe stato uno dei tanti giorni uguali a tutti gli altri che oramai viveva da ben due settimane, da quando era disoccupata.
Le suonava ancora strana quella parola: cercava di scacciarla dalla sua mente e aveva il terrore di pronunciarla, come se nel momento in cui fosse uscita dalle sue labbra, quella realtà orrorifica sarebbe diventata reale.
Viveva quella condizione come uno stigma, una lettera scarlatta impressa sulla fronte di cui vergognarsi.
Non aveva mai immaginato di poter perdere il lavoro.
Cambiarlo un giorno, forse, ma non venire sbattuta fuori dall'azienda che aveva contribuito a mandare avanti per anni.
Pensare al trattamento che aveva ricevuto era come una stilettata al cuore, il torto più grande che le fosse mai stato inflitto da qualcuno.
Sapeva di non meritarsi nulla del genere, di essere solo la vittima inconsapevole di un subdolo gioco di potere, eppure, la sua insicurezza faceva come sempre capolino, instillandole il dubbio che, forse,  l'avevano fatta fuori perché non era mai stata all'altezza della situazione, sufficientemente preparata, qualificata, in una parola: abbastanza.

Quei pensieri molesti le tornavano in mente come bumerang ogni qual volta cercava di silenziarli.
Tentava di non pensare, di barcamenarsi in attività casalinghe come stirare, fare lavatrici, stendere panni, pulire ogni pertugio dell'appartamento, solo per restare attiva, per non cadere nella tossica passività che avrebbe potuto farla crollare definitivamente.
Sapere di non avere più uno scopo, un obbiettivo, un progetto, l'annullava nella mente e nello spirito.
La sua carriera l'aveva in qualche modo definita, donandole un'identità, un posto nella società.
Lei era sempre stata Kim Jisoo, una farmacologa impiegata nell' industria della cosmesi.
E ora? Chi era?
Kim Jisoo, una figura sfocata, indefinita, persa.
Una parte di sé era ancora combattiva, speranzosa, la spronava a non piangersi addosso e a continuare a pensare a un futuro roseo e pieno di possibilità, l'altra, invece, cercava di affossarla, sbattendole in faccia la realtà, ovvero che non aveva la minima idea di come reinventarsi.
Tentare ancora di trovare un posto nel suo campo? Oppure chiudere definitivamente, voltare pagina, cambiare lavoro e iniziare un nuovo capitolo della sua vita?
Ma quale? E soprattutto, le avrebbe dato le stesse soddisfazioni e gratificazioni?

"Basta! Alzati e falla finita di pensare", tentò di spronarsi da sola.

Infilò una vecchia felpa grigia sopra il pigiama celeste e avanzò con passo felpato verso la cucina.
Yeontan la raggiunse, zampettando e scodinzolando, per reclamare la sua dose di cibo.

«Arrivo. Un attimo!», gli fece lei, andando a prendere i suoi croccantini preferiti.

Glie li mise nella sua ciotola rossa, su cui il piccolo si avventò famelico.
Jisoo diede una rapida occhiata fuori dalla finestra: era una di quelle giornate fredde e soleggiate e il vento sembrava aver spazzato via tutte le nuvole, rendendo il cielo limpido e terso.
Ipotizzò di andare a fare una camminata nel quartiere, ma solo l'idea di doversi infagottare dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi, le fece scartare quell'opzione.

Si guardò attorno in cerca di qualcosa da fare, che potesse dare un senso a quella giornata.
Il pavimento era talmente lucido da potercisi specchiare, il giorno prima aveva svuotato tutte le mensole della cucina, riponendo ogni oggetto in ordine quasi maniacale.
I vetri delle finestre erano trasparenti, frutto di un' intensa domenica mattina di lavoro.
Il cesto dei panni sporchi era vuoto e aveva lavato fino all'ultimo calzino.

𝑺𝒌𝒊𝒏𝒏𝒚 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒅𝒊 𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora