Cαριƚσʅσ 28

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Take your eyes off me so I can leave
I'm far too ashamed to do it with you watching me
This is never ending, we have been here before
But I can't stay this time 'cause I don't love you anymore

Please stay where you are
Don't come any closer
Don't try to change my mind
I'm being cruel to be kind

I can't love you in the dark
It feels like we're oceans apart
There is so much space between us
Maybe we're already defeated
Ah-yeah-yeah-yeah-yeah-yeah-yeah
Everything changed me

Love in the dark, Adele

Le prime luci dell'alba trapelavano nella stanza, mettendo in luce il letto sfatto e disordinato.
Era da tanto tempo che Jisoo non si svegliava accanto a qualcuno, accanto a lui per la precisione, che le dormiva placido vicino e i cui respiri ritmici rompevano il silenzio di quell'ambiente.
Si voltò verso Taehyung, scoprendone il profilo perfetto, coperto solo dai capelli neri arruffati.

Lo guardò e non sentì ciò che pensava o sperava di sentire: in un attimo le parve di percepire il disagio di essere in quel letto, di aver passato la notte insieme e di essersi incontrati di nuovo.
Che ci faceva lì?
Che aveva fatto?
Che aveva sperato di riparare e tornare a vivere?
La nostalgia e la paura della solitudine si erano impossessate di lei, trascinandola in quella situazione scomoda e ingiusta.
Ingiusta per entrambi: per lei, la cui vita era ormai altrove, e per lui che rimaneva lì, sempre pronto ad accoglierla.

Tutto era stato perfetto: si erano congiunti nell' idillio di sempre, ogni gesto era stato sentito, pieno, voluto.
L'oscurità della notte aveva coperto ogni pensiero, ogni paura, lasciando che i loro corpi si incontrassero e si parlassero dopo tanto tempo.
Ma la luce del mattino sembrava aver riaperto ogni crepa: perché quelle sensazioni così negative al risveglio?
Si sentiva in gabbia, guardava quella camera e le sembrava di essere ripiombata mesi addietro, a quando la sua vita era un totale disastro e l'unica cosa che la faceva ancora stare in piedi era proprio Taehyung.
Ma la sua integrità non poteva e non doveva dipendere da qualcun altro: doveva farcela da sola e, a Seoul, pian piano, si stava rendendo conto che con fatica e tanto impegno prima o poi ci sarebbe riuscita.

Per questo non poteva tornare indietro.

La sua testa era un totale caos: ricercava il passato, la sicurezza di un abbraccio e di ciò che conosceva, per poi rendersi conto che spesso l'abitudine è solo una coperta che illude di trovare calore, ma che è anche in grado di stritolare e soffocare.
Proprio questo sentiva Jisoo in quel momento: le mancava l'aria, doveva andare via, doveva partire e lasciare di nuovo quella che stava diventando una prigione per la sua mente e per il suo cuore.

Non aveva però il coraggio di affrontarlo, non sapeva cosa dirgli, non aveva idea di come giustificarsi.
Voleva scivolare via da lui senza altro dolore da infliggere ad entrambi.

Così cominciò a scendere lentamente dal letto, ancora completamente nuda
e a raccogliere gli abiti sparsi sul pavimento.
Si rinfilò gli slip, poi i pantaloni, il reggiseno e la canotta nera, stando attenta a non fare il minimo rumore, mentre i lunghi capelli ne mascheravano lo sguardo perso e confuso.
Stava facendo cadere il maglione blu lungo la schiena, quando udì un movimento alle sue spalle e una voce roca:

𝑺𝒌𝒊𝒏𝒏𝒚 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒅𝒊 𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora