Cαριƚσʅσ 22 (Pαɾƚҽ 1)

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Era passata una settimana dal giorno di Natale: le strade non erano più abbellite a festa, alla radio non venivano più trasmesse le tipiche canzoni natalizie e la casa era tornata ad essere caotica come sempre: Jimin e Yoongi erano tornati a Seoul e Jisoo doveva fare a pugni con sé stessa per mantenere un profilo basso e non far trapelare ciò che aveva visto con i suoi stessi occhi.
Si odiava per dover continuare quella pantomima, comportandosi come se niente fosse, dovendo reprimere la nausea che provava ogni qualvolta Jimin si accostava ignaro al fidanzato.
Sperava un giorno di poter affrontare Yoongi a quattr'occhi, di potergli chiedere spiegazioni e di sentirsi rassicurare sul fatto che si era trattato di un equivoco, di un errore, che lui amava Jimin e che sarebbe diventato presto suo marito.
Tuttavia trovarsi a casa sola con lui sembrava essere un'impresa e continuava a procrastinare quell'incontro, domandandosi sempre con chi fosse e che stesse facendo Yoongi quando non era con loro.

«Secondo te: meglio completo nero o bianco?», le chiese Jimin una mattina, intento a scorrere le pagine di Instagram, mentre stavano facendo colazione insieme.

«Per quale occasione?», chiese lei, ancora assonnata.

«Per il nostro matrimonio forse?»

Jisoo sentì un brivido percorrerle tutto il corpo e il caffè bollente le andò  quasi di traverso.

«Oh, dipende. Yoongi che colore ha scelto?», domandò con disinvoltura, schiarendosi la gola.

«Nessuno. Sai come è fatto, non pensa a questi dettagli. Sarebbe in grado di venire all'altare in sneakers.
Il nero è elegante, ma ho sempre sognato di vestirmi di bianco»

Jisoo voleva troncare quella conversazione che la stava mettendo a disagio il prima possibile e così si limitò a commentare:
«Il bianco ti dona»

«Sì, lo penso anche io. Ora si tratta solo di trovare il modello giusto! E di riuscire a trascinare Yoongi per la prova del vestito con me. È sempre così impegnato, che sembra che questo matrimonio voglia organizzarlo solo io!»

Jisoo aveva raggiunto il limite massimo di sopportazione: una parola in più e sarebbe scoppiata, vomitandogli in faccia che in realtà il suo futuro maritino se la intendeva con qualcun'altro.

«Sono in ritardissimo. Corro a prepararmi!», annunciò di punto in bianco, alzandosi dallo sgabello della cucina per poi rinchiudersi in camera.

"Perché devo sempre cacciarmi in queste situazioni?
Perché quel giorno mi sono affacciata dalla finestra e non mi sono fatta gli affari miei?", pensò iniziando a vestirsi nervosamente.

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La mattinata, già iniziata con il piede storto, sembrò non apprestarsi a migliorare, visto che appena varcata la porta dell'ufficio Jisoo venne apostrofata con un:

«Sei in ritardo», pronunciato in modo freddo e glaciale.

Jisoo si girò nella direzione da cui proveniva quella voce e notò la presenza di Seohyung impettita di fronte alla sua postazione computer.

«B-buongiorno», rispose, colta alla sprovvista.

Gli occhi le si posarono automaticamente sul grande orologio appeso alla parete dell'ufficio e con stupore si rese conto di aver ritardato solo di due minuti.
Si avvicinò senza battere ciglio alla sua scrivania e lentamente si sciolse il nodo alla sciarpa e si sfilò il cappotto in silenzio, spaventata dall'emettere il benché minimo rumore.
Avrebbe voluto intavolare una cordiale conversazione, chiedere di come la sua supervisor avesse trascorso le vacanze natalizie, ma il clima teso che aleggiava nella stanza la fece desistere.

𝑺𝒌𝒊𝒏𝒏𝒚 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒅𝒊 𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora