Cαριƚσʅσ 27

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Lasciare le sue amiche in ospedale segnò definitivamente lo strappo con la sua comfort zone: ritrovarsi sola con Taehyung fece piombare Jisoo in uno stato di disagio palpabile che forse era facile da immaginare, ma che la mise di fronte ad una situazione da dover gestire contro la sua stessa volontà.
Non aveva preventivato il fatto di stare con lui, men che meno di passare la notte in quella che era stata la loro casa, un posto permeato dai ricordi.

Durante il viaggio in treno aveva rimuginato su come sarebbe stato tornare a Daegu dopo così tanto tempo, sfiorando quella che era stata la sua vita passata e, di tanto in tanto tra quei pensieri aggrovigliati, era comparso anche lui, Taehyung.
Eppure aveva scartato immediatamente la lontana ipotesi di rivederlo, dopotutto la sua priorità era quella di precipitarsi in ospedale, non dal suo ex.
Ma lui si era palesato lì come un fantasma proveniente dal passato e ora, era seduto accanto a lei, in quei sedili in pelle il cui odore era fin troppo familiare.

Ogni dettaglio anche insignificante le era tragicamente familiare: quel graffio sul sedile del passeggero, l'odore dell'auto misto a quello di sigaretta, il piccolo neo che Taehyung aveva alla base del mento, quel maglione che gli aveva regalato sua madre un anno prima che spuntava sotto al giubbotto nero.
Conosceva ogni minimo particolare, eppure si sentiva un'estranea in quell'abitacolo, come un ospite indesiderata.

Preferì volgere il volto verso il finestrino alla sua destra per vedere scorrere la strada, riconoscere gli angoli di ogni quartiere e svuotare la mente.
Quante volte si era trovata in quella macchina avvolta dallo stesso silenzio?
Ad ogni discussione quando non aveva la minima intenzione di rivolgergli parola, si voltava dall'altra parte e aspettava che Taehyung facesse qualcosa.
Cominciava a guardarla, a chiederle per quanto tempo ce l'avrebbe avuta con lui, la provocava fino a suscitare in lei una reazione.
E allora i toni si facevano accesi, la voce si alzava, iniziavano le recriminazioni e le accuse, ma poi, una volta spento il motore, si guardavano negli occhi e accettavano la tregua.
Tutto tornava ogni volta alla normalità.
Ma non allora, non c'era altro da dire, non c'erano parole che avrebbero avuto la forza di riportarli indietro a quelle sfuriate che terminavano con la pace.
Taehyung guidava con lo sguardo fisso di fronte e non la cercava più, non tentava di suscitare in lei alcuna reazione per riportarla a sé.
Ormai erano distanti, sebbene uno accanto all'altra.

Prima che se ne potesse rendere conto, Jisoo riconobbe l'incrocio prima della svolta verso quella che era la loro vecchia casa.
Taehyung parcheggiò e scese dall'auto in silenzio, anticipandola per andare ad aprire il portone.
Salirono lentamente le scale e si ritrovarono di fronte alla porta dell' appartamento: lui fece scattare la serratura e le disse:

«Prego», tenendole la porta per farla passare per poi accendere la luce.

Jisoo fece un passo in avanti e si ritrovò nel suo vecchio salotto, mentre un piccolo corpo scodinzolante le si era appena scontrato addosso alle caviglie.

«Yeontan, giù!», fece Taehyung con voce ferma.

«Ciao amore mio! Quanto mi sei mancato!», disse Jisoo, piegandosi verso il cagnolino e ricacciando indietro le lacrime.

Il piccolo si dimenava, trasmettendole tutto il suo amore, puro, semplice, privo di qualsiasi falsità o sovrastruttura tipica dell'essere umano.
Mentre era ancora accovacciata in basso, Taehyung chiuse la porta alle sue spalle e poi, schiarendosi la voce, disse:

«Io vado a prendere le mie cose di là, così ti lascio libera il prima possibile.
Tu intanto accomodati... è casa tua d'altronde»

Jisoo lo vide passarle accanto e dirigersi verso quella che era la camera da letto: la loro vecchia camera.

«Vieni cucciolo, facciamo un po' di coccole», esclamò Jisoo, indicando a Yeontan il divano di fronte a loro, prima di poggiarci la borsa e di lasciarvisi cadere accanto.

𝑺𝒌𝒊𝒏𝒏𝒚 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒅𝒊 𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora