Dopo la morte di Michael passai il resto degli anni a Graceland in compagnia di Elvis. Non ebbi nessuna chiamata straordinaria e vissi dei tempi piuttosto tranquilli. Però mi mancava girare il mondo e visitare i diversi luoghi. Quando potevo prendevo l'aereo e partivo. Ritornai in Olanda, Italia, Inghilterra finché sentivo la stanchezza appropriarsi del corpo. Venivo sempre ben accolta da tutti i fan. Con loro mi sentivo veramente a casa. Gli volevo un bene dell'anima. Quando tornavo a Graceland io e Elvis ci mettevamo a guardare la stella che mi aveva regalato. Io gli dicevo che non avevo mai smesso di farlo e che anche quando ero a Neverland lo facevo. Michael era rimasto meravigliato dal regalo che il Re del rock mi aveva fatto. La mia routine si era semplificata: il mattino mi svegliavo e verso mezzogiorno il dottor.Nick mi veniva a trovare mentre la notte stavo insieme a mio marito.
Il 10 gennaio 2016 seppi la notizia della morte di David Bowie. Fu alquanto scioccante perché non lo avevo più rivisto dopo il concerto del Live Aid il 13 luglio 1985. Piansi veramente tantissimo perché mi sarebbe piaciuto lavorare per lui ma non avevo ricevuto nessuna sua chiamata. Negli anni avevo cominciato a scrivere questo libro che voi state leggendo raccontando tutto ciò che sapevo di Elvis, Gladys, Vernon, Queen e Michael Jackson.
Un mese dopo morì anche il mio dottore: il dottor.Nick. Nel tempo era molto invecchiato e si era preso la pensione ma continuava a curarmi venendo a casa mia. Parlavamo a lungo come padre e figlia. Lui mi aveva detto del processo che aveva dovuto subire a causa delle troppe medicine che aveva dato a Elvis e che, alla fine, si era rivelato innocente perché non era affatto vero tutto ciò. Me ne dispiacque troppo. La sua morte fu improvvisa. Il giorno precedente avevamo discusso, giocato a racquetball e riso come ai vecchi tempi quando Elvis era ancora in vita. Quando se ne tornò a casa non sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto. Quando suo figlio, Dean che aveva lavorato a stretto contatto con mio marito, mi rivelò la sua dipartita ne rimasi sotto shock. Iniziai a piangere come una bambina. Sapevo che era molto anziano ma non pensavo che se ne sarebbe andato addirittura prima di me. Tutte le persone a cui avevo voluto bene, tra cui anche Charlie Hodge nel 2006, avevano raggiunto il Paradiso. Ero rimasta sola. Il 21 gennaio 1997 anche Parker era scomparso. Due giorni prima lui mi aveva chiamata ed ero in hotel per il tour di Michael Jackson. Lui mi pregò di non riattaccare perché mi voleva parlare e soprattutto scusarsi per tutto. Sospirai. Lui mi raccontò di tutto quello che era successo nel tempo: dopo il processo avuto nel 1984 si era trasferito all'Hilton Hotel lavorandoci, conservando la sua suite al quarto piano: la stessa in cui stava quando Elvis era ancora vivo e si esibiva a Las Vegas; però in quell'anno i suoi debiti di gioco avevano raggiunto un ammontare tale da far decidere all'hotel di dargli lo sfratto. Da quel momento convisse anche con molte malattie a casa con la sua moglie. Da una parte me ne dispiacque ma dall'altra sapevo che gli stava bene. In fondo era stato lui per primo a uccidere mio marito. Quando morì, sia perché non potevo sia perché sapevo che se lo meritava, non partecipai al suo funerale. Ero a conoscenza del fatto che sarebbe andato all'Inferno.
Due anni più tardi, nel 2018, ricevetti una chiamata da parte di Elton John per il suo tour d'addio. Avevo ottantrè anni e non avevo più la stoffa per dedicarmi a lunghi tour però non mi tirai indietro. Accettai e mi ritrovai nel suo studio a Londra. Lui mi abbracciò come una vecchia amica e mi raccontò tutto quello che aveva fatto quando lavoravo con Freddie e Michael. Ridemmo spensierati e poi parlammo del denaro che avrei ricevuto. Lui mi fece ascoltare alcune sue canzoni e mi fece conoscere suo marito e i figli. Erano delle persone veramente straordinarie che mi fecero sentire ben'accolta. David non aveva mai seguito la mia carriera e dovetti presentarmi. Gli raccontai tutto quello che avevo fatto nella vita e lui ne rimase sorpreso: non era a conoscenza del fatto che alcune foto che aveva acquistato le avessi fatte io.
Ricominciai a viaggiare per gli Stati Uniti e l'Europa. Nel 2020 il tour si fermò a causa della pandemia da Covid-19 e ritornai a Graceland per riposarmi. Fu un sollievo. Come ogni cittadino americano, quando furono disponibili, mi feci il vaccino. Ero in un'età fragile e potevo morire per tale malattia anche se era un raffreddore un po' più forte degli altri. Furono due anni piuttosto tranquilli grazie anche alla presenza costante di Elvis.
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My Way #Wattys2023
Historical FictionElvis Presley è morto il 16 agosto del 1977. Aveva solo quarantadue anni. Sulle circostanze della sua scomparsa è stato detto e scritto di tutto, e le teorie più disparate aleggiano intorno alla fatidica notte in cui si è spenta la più grande star d...