Dopo la scomparsa di Elvis tutto il mio mondo era cambiato. A Graceland erano rimasti Dodger e Vernon quindi avevo ancora qualcuno che apparteneva alla sua famiglia e passavo il tempo il loro compagnia. In tutto ciò lui mi mancava infinitamente soprattutto la notte: andavo a dormire e avvertivo l'assenza dei suoi caldi abbracci. Ero sola in quel grande letto e non mi piaceva affatto. Quando il manto celeste si colorava di tanti puntini luminosi uscivo nel nostro giardino prendendo il telescopio e mi mettevo a cercare la stella che mi aveva regalato. La trovai. Era proprio come mi aveva descritto: grande, brillante e bellissima come lo era lui. Stavo a ore a contemplarla. Mi dava sicurezza e conforto.
Il giorno successivo alla sua morte, mi ricordo, che faticai ad entrare nel bagno. Per nostra fortuna ne avevamo un altro e ogni volta, quando dovevo lavarmi, andavo lì. Riprendere la normale routine fu molto complicato: avevo passato tutta vita in tour e il mio orologio interno era sballato. Il dottor.Nick mi rimase vicino perché sapeva quanto la dipartita di una persona amata, per me mio marito, fosse complessa da superare. Mi consigliò di fare lunghe meditazioni e di evitare qualsiasi tipo di sonnifero per ripulirmi da tutte le tossine; nel caso in cui avessi avuto degli incubi terrificanti lo avrei dovuto chiamare.
Io credevo molto nell'aldilà e sapevo che le persone buone andavano in Paradiso mentre quelle cattive all'Inferno ma la mia convinzione si fece più determinata la notte del 17 agosto. Avevo passato la giornata nel dolore e per cercare di calmarmi prendevo un sedativo e parlavo con Dodger. Le dicevo tutto quello che stavo passando e che avevo paura di addormentarmi. Lei in modo saggio affermava che suo nipote, anche se non era più fisicamente con noi, lo era con lo spirito. Non avrebbe mai abbandonato Graceland e le persone che amava. Le credetti. Quella notte, dopo aver preso una camomilla per addormentarmi, trovai una sciarpa bianca sulla coperta. Rimasi sorpresa perché l'attimo prima non c'era. La presi tra le mani e profumava ancora di lui. La strinsi al petto piangendo altre lacrime.
«Elvis, non riesco ad andare avanti senza di te. Graceland è veramente enorme e io sto soffrendo la solitudine. Certo ci sono ancora tua nonna e tuo padre qui ma non è la stessa cosa senza di te. L'amore fa tanto male, sai? Dovevo morire io per prima non tu. Dovevo essere io quella con tutti i problemi fisici da affrontare. Mi manca sentire la tua risata. Passeranno i giorni e io vivrò le notti augurandomi di raggiungerti presto. Perché hai voluto spiccare il volo così prematuramente? Perché quella notte mi hai voluto lasciare sola? Elvis mi prometti una cosa. Solo una. Mi verrai a trovare? So che questa sciarpa ce l'hai messa te qui sul letto, non sono stupida.»
Avvertii un tocco delicato e mi vennero i brividi. Lo vidi illuminato da una luce bianchissima ed era lui nei primi anni '70: in salute e con un corpo divino. Poi la sua voce angelica mi parlò.
«Eileen, sai per certo che non ti lascerò mai. Quando è successa una cosa simile? Il mio corpo non ce la stava facendo più a sostenere i tour. Ero già morto fisicamente ed era solo questione di tempo prima che accadesse. Non sei sola qui a Graceland, io ci sarò sempre anche se non mi vedrai. Ti starò vicino in ogni momento. Non vorrei vederti versare altre lacrime perché il tuo sorriso è la cosa più bella del mondo. Non dire certe fesserie! Non sai quanto dolore pativo io giorno dopo giorno, anno dopo anno. La morte per me è stata un sollievo. So che farà male, il dolore non scemerà mai, ma bisogna combatterlo. Hai tante persone che ti amano, Eileen Presley, non lo dimenticare. Il futuro sarà radioso e io ti ammirerò da quassù. Quando la mia voce ti mancherà ascolta la musica che ho creato e soprattutto guarda la mia stella.»
Iniziai di nuovo a piangere. Lo abbracciai stretto per paura che potesse andarsene di nuovo.
«Elvis, non mi lasciare, ti prego! Questa notte rimani con me, ne ho bisogno.»
Lui mi abbracciò e senza volerlo mi addormentai più serena. Stava cantando Lonesome tonight con quella voce così delicata come una piuma. Al risveglio lui non c'era più ma stavo stringendo la sua sciarpa. Mi ricordai delle sue parole e mi feci coraggio per affrontare quella lunga giornata. Decisi quindi di lasciare per un po' Graceland per andare a visitare Priscilla e Lisa in California. Quando mi videro mi cinsero tra le braccia. Conoscevano il dolore che stavo passando perché era uguale al loro. Riuscii a sfogarmi e a parlare più liberamente. Videro la sciarpa che stavo indossando nonostante il caldo e sorrisero. Giocai con la piccola a palla e ritrovai la spensieratezza di un tempo. Per loro non fu un problema che mi fermassi sia a pranzo che a cena anzi ne furono ben contente. Quando arrivò il momento di tornare a casa mi assalii un momento di tristezza ma mi ripresi. La notte non riuscii a prendere sonno e decisi di ascoltare un po' di musica mentre facevo meditazione. Mi aiutò moltissimo. Elvis, come mi aveva promesso, non mi lasciò. Diventò una parte di me. Il pomeriggio mi mettevo accanto alla sua tomba e gli parlavo. Lui appariva e mi abbracciava. Ora che era in Paradiso sorrideva e rideva di più. Un segno che aveva finalmente trovato la pace che da vivo non aveva.
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My Way #Wattys2023
Ficción históricaElvis Presley è morto il 16 agosto del 1977. Aveva solo quarantadue anni. Sulle circostanze della sua scomparsa è stato detto e scritto di tutto, e le teorie più disparate aleggiano intorno alla fatidica notte in cui si è spenta la più grande star d...