Molti pensano che l'ultimo momento di gloria fu il concerto Aloha from Hawaii Via Satellite, nel gennaio del 1973. Elvis soffriva già di molte malattie, per lo più genetiche, e faceva affidamento su una quantità crescente di farmaci per riuscire a rimanere fedele alla sua immagine. Aloha from Hawaii fu l'ultima occasione in cui comparve sano. Il deterioramento interno di occhi, colon, reni, cuore, polmoni e sistema immunitario era in corso, in alcuni casi sin dalla nascita. Erano decenni che teneva accuratamente nascosti alcuni di questi problemi, come quelli intestinali.
Il concerto dalle Hawaii era una creazione del Colonnello, ispirata dalla visita del presidente Nixon in Cina nel 1972, che durò una settimana. Le riprese vennero trasmesse in diretta via satellite, fornendo agli americani le prime immagini di quel Paese dopo più di vent'anni. Passò alla storia come «la settimana che cambiò il mondo». Elvis non si era mai esibito all'estero e il Colonnello pensò che sarebbe stato il modo perfetto per raggiungere il mondo intero con un solo concerto.
Il concerto fu la soluzione perfetta per superare gli ostacoli che rendevano difficile partire per un vero tour internazionale: per esempio, il fatto che il Colonnello non avesse la cittadinanza americana e non volesse quindi rischiare di uscire dal Paese, con l'incognita di dover passare la dogana con armi e farmaci. Elvis voleva rappresentare la nazione che amava davanti al mondo intero.
La famosa tuta di Elvis aveva un'aquila americana sul torace, sulla schiena e sulla cintura. Un'altra aquila, tempestata di gioielli rossi, blu e dorati, si distendeva sul suo famoso mantello.
Lo show, trasmesso via satellite il 14 gennaio 1973, fece la storia. Assistettero al concerto circa un miliardo e mezzo di spettatori da quaranta Paesi tra Asia ed Europa.
Alla fine del concerto Elvis era esausto. La sua stanchezza non era immotivata, anzi, ma solo in parte era dovuta alla fatica di creare uno show incredibile, che aveva richiesto settimane di preparazione e giorni di prove. Elvis era esausto perché nelle sei settimane precedenti aveva seguito una dieta d'urto, fornita da un medico di Las Vegas, che prevedeva ogni singolo giorno cinquecento calorie di cibo confezionato e disidratato. Tutto ciò non faceva altro che renderlo quasi addormentato. Una volta, a colazione, stava per chiudere gli occhi dal sonno. Volevo che si fermasse ma era inutile perché lui, testardo com'era oltre a essere perfezionista, voleva mostrare al mondo la sua grandezza. Durante l'intervista per questo progetto avevo notato che non aveva le forze nemmeno per stare in piedi.
La dieta fu però efficace: Elvis perse più di dieci chili prima del concerto. Alla luce di questo dato, è difficile non guardare lo show delle Hawaii sotto una luce diversa. Non era un giovane sano e nel pieno della forma. Era anzi un uomo malnutrito, che stava dando tutto, con poco cibo ad alimentare corpo e cervello. Stava letteralmente esaurendo le proprie risorse. Guardando il concerto, è anche evidente che continuava a strizzare e chiudere gli occhi a causa del glaucoma e dei problemi di sensibilità alla luce.
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My Way #Wattys2023
Ficción históricaElvis Presley è morto il 16 agosto del 1977. Aveva solo quarantadue anni. Sulle circostanze della sua scomparsa è stato detto e scritto di tutto, e le teorie più disparate aleggiano intorno alla fatidica notte in cui si è spenta la più grande star d...