Cap.3: Elvis Presley

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La Sun Records, appartenente al gruppo Sun Entertainment Corp, era una casa discografica che si trovava nelle vicinanze di casa mia e che era stata fondata da Sam Philips il 3 gennaio 1950. Nel marzo dell'anno seguente, Sam produsse Rocket 88 che non riscosse molto successo. Ciò che gli serviva era qualcuno che potesse piacere ai bianchi, che avevano soldi e potevano spendere, ma al contempo muovesse l'anima come il blues o il gospel dei neri. Sam aveva molti debiti e i suoi finanziatori non avrebbero accettato un altro Little Richard. Doveva trovare qualcuno di nuovo.

Con l'entrata in scena di Elvis,il 26 giugno 1954, Philips riuscì nei suoi intenti.

Lui pagò 3 dollari e 25 per incidere due pezzi, My Happiness (come regalo di compleanno a sua madre) e That's when your heartache begins. Io però lo rincontrai solo l'anno successivo.

Dopo il successo dei suoi due singoli Elvis strinse un contratto per la Sun Records e iniziò un tour che lo portò a suonare per il Louisiana Hayride di Sheveport.

Sam mi aveva chiesto di poterlo seguire per avere delle foto e dei filmati di lui in concerto mentre si esibiva per un prezzo molto elevato. Accettai senza indugi. Con Russell le cose non andarono tanto bene. Appena seppe del mio ingaggio decise che sarebbe stato meglio lasciarci. Magari era solo invidioso, forse non voleva che la sua donna lavorasse, soprattutto dietro a dei musicisti maschi, ma sapeva anche quale fosse l'impegno dietro a un tale lavoro. Il giorno successivo ci lasciammo senza rimpianti. Sapevo che non eravamo destinati a stare insieme per la vita ma nonostante ciò non lo avrei mai dimenticato.

Quando rividi Elvis era molto cambiato: i suoi capelli erano tinti di nero e li aveva allungati e il suo stile si era fatto più eccentrico. Mi riabbracciò come una carissima amica e mi raccontò di quanto la salute di sua madre fosse peggiorata nel tempo. Avevo avuto modo di conoscerla e mi era sembrata una persona amichevole ma soprattutto molto gentile e me ne dispiacque tantissimo.

Era per quel motivo che aveva deciso di finire abbastanza in fretta la scuola e potersi diplomare: mentre i suoi compagni andavano a divertirsi lui lavorava come camionista alla Crown Eletric. Mi presentò anche la sua ragazza, Dixie Locke, che aveva conosciuto all'inizio dell'anno. Erano molto legati e già pensavano all'idea del matrimonio. Era stato un colpo di fulmine.

Quando parlava notai che muoveva le sue gambe per il nervoso. Come scoprii dopo la sua morte, studiando su alcuni libri di medicina che lo riguardavano, che quello era un sintomo della sua iperattività causata dall'insonnia. Non era mai riuscito a dormire né da bambino né, soprattutto, in età adulta. Nessuno però sapeva spiegarsi i veri motivi.

Nel 1954 durante il concerto vidi con i miei occhi quanto la sua bravura nel canto e nel ballo fosse grandiosa. Si muoveva con grande energia scatenando le urla delle ragazze lì presenti. Le sue gambe, ma soprattutto il suo bacino, si dimenavano come mossi da una loro forza. Era straordinario quello che riusciva a fare.

Lo osservavo attraverso l'obiettivo della mia macchina fotografica, ma immortalare un tale portento era un'impresa titanica. Come potevo trasmettere quel fuoco attraverso le mie fotografie?


Dopo il successo di quel primo spettacolo i tre (Elvis, Scotty e Bill) divennero ospiti abituali del programma a Shreveport: caricavano il basso sul tettuccio della macchina e partivano. Gli offrirono un contratto di un anno. Suonarono all'Hayride più di 50 volte in due anni, a volte arrivavamo di corsa nel fine settimana a Shreveport dopo essere stati in Texas, Mississippi, Missouri, Arkansas, New Mexico, Alabama, Florida,Oklahoma, Tennessee, Georgia e Virginia. Viaggiavamo su strade asfaltate a doppia corsia e su stradine polverose e dissestate.

Grazie a questi viaggi e i continui concerti il nostro legame così come il suo successo si rafforzò sempre di più. Io continuavo a scattare loro foto, ne feci una molto bella a loro tre giovani e sorridenti. Le migliori erano però quelle che scattavo a lui sul palco con la sua chitarra a tracolla e il suo ciuffo scompigliato. Le ragazze impazzivano.


 Ogni sera dopo gli spettacoli per calmarlo e per calmarci ascoltavamo musica gospel, il genere preferito di Elvis. Il suo più grande desiderio era diventare un cantante gospel. Quando lo sentivo cantare quella musica mi pareva di trovarmi davanti ad un angelo. Nessuno aveva una voce come la sua. Anche quando il corpo era debilitato fortemente nei suoi ultimi mesi di vita la sua voce era rimasta intensa come un tempo.

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