Specchio contrario

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Isola del lago Nero - 20 settembre 1998

Harry e Ron tornarono a Londra già prima di pranzo. Dovevano partire per una destinazione sconosciuta, segreta e mettere in pratica parte del loro addestramento.

-Stai attento, Harry- le disse Ginny, prima di baciarlo.

Hermione e Ron, nel frattempo, si erano abbracciati con un leggero imbarazzo. La fine della loro storia, durata talmente poco da non definirsi tale, aveva portato con se questi strascichi. Entrambi però, oramai maturi, cercavano comunque di mantenere intatto il loro rapporto di amicizia.

La ragazza aveva raggiunto l'isola tramite la propria scopa. Quel piccolo isolotto era divenuto il cimitero della battaglia, il luogo dove sicuramente le povere ed innocenti anime di maghi e streghe potevano riposare in pace. Atterrò delicatamente sulla spiaggia, lasciando appoggiata la scopa al tronco di un albero, poco distante da lei. Si incamminò poi all'interno dell'isolotto, raggiungendo il mausoleo di Silente. La lapide marmorea portava ancora la cicatrice di profanazione da parte di Voldemort. Decise però fosse giunto il momento di riparare quella ferita, per Silente, per se stessa, per Hogwarts e così sfoderò la propria bacchetta, puntandola lentamente verso la tomba.

-Reparo- mormorò flebilmente. Pochi secondi dopo vide un piccolo filo di luce argentea fuoriuscire dalla propria bacchetta, arrivando a colmare il vuoto di quelle crepe. La lapide tornò quindi intatta, come da proprie origini. Stette ad osservarla per un tempo indefinito, accarezzando con lo sguardo le singole lettere incise sul marmo.

Scrollò poi le spalle, svegliandosi dal suo stato di trance e tornando alla sua principale missione. Vagò tra le varie croci, leggendone con attenzione i nomi posti su di esse, finchè non riconobbe la lapide di suo interesse: era posta in modo leggermente discostato rispetto alle altre, ma c'era già qualcuno di fronte ad essa. Qualcuno che portava un lungo mantello nero, scarpe nere, capelli neri. Qualcuno di estremamente riconoscibile.

Rimase interdetta sul posto, non sapendo come comportarsi. Inoltre non voleva incappare in altri guai. Non fece in tempo a ragionare sulla soluzione che venne bloccata dalla sua voce.

-Cosa ci fai qui, Granger?- il tono terribilmente piatto le faceva gran paura, peggio di quando si arrabbiava. Non si era nemmeno girato, come sapeva che era lei?

-Ero venuta per riparare la lapide del Preside-

-Sciocchezze- tagliò corto egli.

Hermione sospirò sconfitta, avvicinandosi poi a Piton. Non sapeva dove aveva trovato tutto questo coraggio ma soprattutto non si capacitava del motivo per cui provasse il bisogno di una sua...vicinanza. Si mise al suo fianco, guardando lo stesso punto su cui convergevano le attenzioni di Piton. Una bianca lapide riportava il nome e cognome del Professore. Poco sotto a quelle dorate lettere erano state depositate delle rose nere, oramai secche, ma pur sempre affascinanti. Era strano per Severus ritrovarsi di fronte ad una prova tangibile di ciò che aveva decretato il destino nei suoi confronti, sbeffeggiato poi dalle volontà di un testamento e dalla magia. La percezione, per lui, era di trovarsi davanti ad un film che risultava familiare ma distante.

Anche ad Hermione fece particolare effetto trovarsi di fronte a quella lapide, con a fianco lo stesso uomo ma vivo. La sua mente continuava ad arrovellarsi cercando di capire che cosa stesse passando per la testa al Potion Master, mentre fissava intensamente il proprio specchio contrario.

-Perchè sei venuta qui?- ripetè la domanda.

Hermione, solo a quel punto, si girò a guardare il profilo dell'uomo, immerso nei suoi misteriosi quanto sicuramente profondi pensieri. Sospirò sorridendo amaramente e guardando la lapide, attirando quindi lo sguardo dell'uomo.

-Ero venuta qui per vedere se la sua lapide fosse ancora presente, dopo il suo salvataggio-

-Per cosa? Per alimentare le vostre fastidiose chiacchiere da pub?- nella voce del Potion Master si poteva percepire chiaramente l'astio verso l'intero mondo.

La giovane Grifondoro seguì il consiglio che si era data a se stessa, cercando di non cadere nel tranello di una risposta piccata. Non voleva altri problemi, già in quel momento si sentiva come un funambolo in precario equilibrio: camminava su un filo invisibile mentre sotto vi era un vuoto di terrore, rabbia e tristezza. Si sentiva così, stando al suo fianco.

-No- cercò di mantenere la calma -per cancellare le tracce di una triste e passata storia, vista la possibilità nel suo caso-

Fu il turno di Piton, a sorridere amaramente -una storia che a causa di quel vecchio pazzo è stata cambiata- riprese poco dopo il discorso -non sprecare inutilmente energie, lasciala qui-

-Perchè?- indugiò con una azzardata curiosità.

L'uomo fece per andarsene, nel frattempo le rispose -perchè mi ricorderà il momento in cui avrei potuto starmene definitivamente in pace, senza essere molestato da insulse teste di legno- Non riuscì però ad allontanarsi dalla ragazza che quest'ultima lo bloccò afferrandogli una mano. Si bloccò sul posto, guardando dapprima la piccola mano della Granger che avvolgeva la sua, sollevando poi lo sguardo su di lei. Dopo un primo momento di incredulità, tentò di ritornare alla sua maschera arcigna ed impassibile.

-Io non credo alla sua versione dei fatti. Sono sicura che ci siano altri motivi per cui lei non vuole la rimozione della lapide. Sono anche convinta che il suo salvataggio le abbia dato molto su cui riflettere-

-Molla la presa, ragazzina.- le disse freddamente e quest'ultima decise di ascoltarlo, poi continuò -anche se fosse, la questione non deve interessarti. Anzi mi chiedo con che autorità tu ti permetta di farlo. 20 punti in meno a Grifondoro per la tua insolenza, Granger-

Girò sui tacchi e se ne andò a passo di marcia da quel posto, lasciando sola la ragazza.


Ufficio del Professor Piton - 20 settembre 1998

Il Potion Master entrò nel proprio ufficio gettando il mantello su una delle poltrone. Si sedette poi dietro la propria scrivania, appoggiando i gomiti ai braccioli della sedia e sostenendo il mento con le mani congiunte, guardando di fronte a se. Quella fastidiosa so-tutto-io cominciava a diventare fin troppo impudente, com'era possibile poi che si incrociavano spesso, nei luoghi più disparati? Sembrava quasi lo stesse pedinando. Ma una cosa doveva ammettere, per nulla facilmente: la giovane Grifondoro aveva una capacità di lettura degli stati d'animo altrui, fuori dagli schemi. Una spiccata sensibilità che la portava alle giuste conclusioni. Ed era questo che al Mago aveva procurato una sensazione di seccatura e non solo...aveva percepito in se stesso un intenso e disarmante disagio, pari ad un terremoto, nel sentirsi sfiorare al fulcro dei propri sentimenti.

Per non parlare poi di quella piccola mano calda, che aveva avvolto la propria fredda: un tocco gentile, privo di timore...un tocco quasi piacevole. Nessuno aveva mai osato tanto e ciò lo aveva colpito nel profondo.

Se ne sarebbe accorto dopo un bel po di tempo, ma era stato proprio da quell'episodio che il severo, intransigente, scorbutico Potion Master, nonchè Preside di Hogwarts, aveva inconsciamente iniziato a vedere la ragazza sotto tutta un'altra luce, una luce ben diversa e decisamente più calda e gradevole.

Emerge - a snamione story (Severus x Hermione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora