La redenzione

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Lago Nero - 30 gennaio 1999

Hermione sedeva su uno degli imponenti massi presenti alla riva del Lago Nero. L'aria fredda la colpiva in pieno viso, ma ciò che l'attirava di quel posto era il silenzio. Nessuno, con delle temperature simili, osava trascorrere ore nel contemplare il lago. Avrebbe voluto parlare al Potion Master ma, a quanto sembrava, non disponeva di tempo per starla ad ascoltare.

"Tutte scuse" si ritrovò a pensare amareggiata.

Ma fu proprio in quel momento, che un'alta figura, ammantata di nero, era comparsa a diversi metri da lei. Quindi non era l'unica ad avventurarsi in luoghi inospitali, pur di trovare un po di pace...inoltre l'uomo sembrava ignorare la presenza della ragazza.

Decise di scendere dal masso e andarsene. Hermione sapeva bene quanto fosse importante la privacy, il non sentirsi osservati, l'importanza di prendersi i propri spazi. Quante volte si era presa i propri spazi, dopo la guerra, per poter affrontare in piena libertà i propri demoni, le proprie paure? E quante volte, in quegli spazi, aveva gridato il proprio dolore, in preda alle lacrime, ripensando a Fred, Ninfadora, Remus, Sirius...e poi i propri genitori a cui non avrebbe più potuto ridare loro la memoria...?

Tentò di sgattaiolare, ma la voce autoritaria di Piton la congelò sul posto.

-Non tanta fretta, Granger-

Hermione sollevò gli occhi al cielo, sperava di non essere beccata, ma a nulla era valso il suo passo felpato. Si girò verso di lui e lo vide avvicinarsi.

-Mi chiedo se tu non mi stia pedinando-

-Affatto- rispose Hermione neutra, non voleva entrare in guerra con lui. Fece per andarsene ma l'uomo la bloccò per un polso.

-Ti ho dato il permesso di andartene?-

Il Professore si ostinava a darle deliberatamente del tu, così passò anche lei al contrattacco.

-No, ma credevo cosa buona lasciarti in pace, visto che a quanto pare pedino la gente-

-Granger sei una piaga-

-E tu sei un vigliacco!!!-

-Come ti permetti di utilizzare questi toni verso un tuo Professore?!-

-Mi permetto perchè è la verità-

I toni di quella discussione si stavano infiammando e tra i due, Severus fu il primo a quietarsi.

No, non era giornata per arrabbiarsi.

Era giornata per riflettere sulla propria esistenza, sul proprio dolore formato da un paio d'occhi verde smeraldo e da una chioma morbida e fulva. E fu così, che per l'incredulità di Hermione, il Professore parlò serenamente.

-Non possiamo...Hermione-

Era la seconda volta che la chiamava per nome, ma lo aveva fatto con una nota così dolce e disperata, che non passò inosservata alla giovane Grifondoro. Gli occhi d'ambra si fusero e si persero nella profonda pece, non trovandovi appiglio, non trovandovi rifugio, in quelle poche ma tormentate parole, che rispecchiavano l'animo dell'uomo di fronte a lei.

-È per Lily Evans, vero?-

Severus Piton, in quel momento, avrebbe voluto farla tacere, ma sapeva fosse una reazione impulsiva ed involontaria costruita in tutti quegli anni in cui aveva subìto i maltrattamenti dai Malandrini. Oltretutto aveva santificato Lily Evans, l'aveva resa una perfetta idea di purezza, intoccabile, innominabile, gelosamente sua, di nessun altro.

Ma qualcosa lo bloccò dal rispondere alla Granger in modo velenoso. Piuttosto sollevò gli occhi verso un punto impreciso, osservando sopra la spalla della ragazza.

-Sai già la risposta...Potter ha messo alla mercè del mondo i miei ricordi...-

-Perchè non vuoi darti una possibilità di redenzione?- gli chiese con occhi lucidi, all'ennesimo rifiuto da parte sua, a favore di un fantasma.

-Ho basato la mia intera esistenza su un segreto, mostrando la parte peggiore di me. Un segreto costato omicidi, torture, ruolo di doppiogiochista, bugie, vilipendio- sospirò appena dalle narici, senza riuscire a guardarla -dimmi Granger, un assassino tale merita una redenzione?-

Hermione comprese come Severus stesse mostrando la propria debolezza a lei e ciò la fece segretamente gioire. Era già un bel progresso, conoscendo la natura altamente riservata e sfuggente di Severus Piton.

La ragazza mosse un passo cauto verso l'uomo, avvicinandosi molto a lui, che non osava abbassare lo sguardo su di lei. Percepì la fredda mano della ragazza posarsi sulla sua guancia appena ispida e socchiuse gli occhi.

-Non sei un assassino. Hai compiuto una scelta sbagliata da giovane, che ti ha portato ad obblighi immorali, contro la tua volontà, a causa della situazione sfuggita di mano. Però hai dato tanto a questa scuola e a noi, durante la guerra. Meriti di poter vivere in pace- fece una breve pausa, sospirando pesantemente -meriti di poter essere amato e amare-

Il mago aprì gli occhi, incastrandoli nel caldo miele di Hermione e capì quanto fosse un inutile spreco di tempo lottare contro l'invito di quelle labbra carnose. Si abbandonò al tocco di Hermione, con fare stanco. Quest'ultima si avvicinò ancora, arrivando a pochi millimetri dalle sue labbra. Lo stava invitando ad avanzare, ad assaggiare le dolci labbra di Hermione e, con un movimento quasi impercettibile, il Mago si sporse verso di lei e le loro labbra si sfiorarono per alcuni secondi, quasi in una delicata carezza, per poi unirsi in un casto bacio.

Un bacio che rappresentava un'incredibile dolcezza. Come una dolce melodia che però contrastava con il carattere austero dell'uomo, in una nota stonata ma che si udiva appena in mezzo a quella perfetta sinfonia. Hermione però aveva capito che quella nota stonata altro non era che la maschera di protezione, calata dallo stesso Professore al fine di difendersi da quel mondo ingiusto.

Si staccarono, senza proferir parola. Qualsiasi cosa detta sarebbe stata fuori luogo e banale, rispetto a ciò che avevano appena provato.

Hermione sorrise raggiante e l'uomo fece uno sforzo intenso per alzare appena l'angolo della bocca, in una sorta di timido sorriso che però risultò essere più una smorfietta. Si guardarono per un'ultima volta negli occhi, poi l'uomo si smaterializzò.





Godric's Hollow - 30 gennaio 1999

Potter doveva già essere passato al cimitero, a giudicare dalla ghirlanda di camelie rosa deposta sulla tomba dei suoi genitori. Quel giorno era l'anniversario doloroso di un evento a cui Piton non mancava di ricordare: il compleanno di Lily.

Per la prima volta in quei 18 anni, Severus varcò il piccolo cimitero con uno spirito parzialmente rinnovato. Si era fermato poi davanti alla bianca lapide dei coniugi Potter, ponendo attenzione solo al nome della donna che aveva amato in tutti quegli anni.

Decise di far apparire un piccolo mazzetto di gelsomini bianchi, accuratamente posto sotto il nome e cognome di Lily.

Nemmeno in quel frangente riuscì a dedicare i propri pensieri solo ed esclusivamente a Lily e ciò lo portò, inizialmente, ad infuriarsi. Il bacio con la Granger si era insinuato anche in quel contesto. Si passò una mano sul viso, guardando oltre la lapide e notando una piccola ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi correre in lontananza, dandogli leggermente le spalle, mentre lo chiamava felice.

Fu solo questione di pochi secondi e d'un battito di ciglia, che la piccola Lily svanì nel nulla.

Si chiese se non fosse un segno chiaro e positivo in merito agli ultimi avvenimenti della giornata. O forse, semplicemente, stava delirando.

"Ho bisogno di un Whisky"

Emerge - a snamione story (Severus x Hermione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora