Capitolo 11 -Chloe-

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Deglutii il vuoto.

Io ero vergine e lui non lo sapeva quello che stava per fare.

Era serio? Mi aveva legato anche con le luci!

Non facevo altro che continuare a guardare i suoi occhi.

Erano bellissimi e sembrava mi avessero rapito.

Ethan mi strinse di più i polsi e mi riportò alla realtà.

Non pensavo che uno come lui mi ponesse questa domanda.

E poi io volevo davvero perdere la verginità così? No.

Scossi la testa.

Lui ghignò e sentì formarsi un nodo vicino ai polsi.

Non li stava mantenendo più, mi aveva legata davvero.

Le luci erano molto lunghe e a quanto pare lui usufruì di tutto il filo.

Mi legò persino le gambe.

«Ma sei matto?» dissi e lui si alzò.

«Fa buon ripos-»
«Stavo scherzando prima...» cosa stavo dicendo? Ero così incoerente.

Fino a qualche secondo fa avevo categoricamente rifiutato la sua domanda e adesso?

«Sei sicura?» disse lui aggrottando la fronte.

No, non ero sicura.

Non gli risposi e lui tornò su di me.

«Rispondimi, adesso che sto perdendo la pazienza. Muoviti»
«Io sono... Ecco sono... Sono vergine» gli dissi con molta vergogna.

Lui rise
«Oh non preoccuparti, le verginelle con me non vengono a letto e se non fossi stata vergine alla tua età, già ti avrei dato della puttana» sembrava sincero...

Bhe in effetti.

Si calò fino al mio orecchio
«Se vuoi perdere la tua verginità con me allora non ti aspettare una relazione, ovviamente» sussurrò.

Ecco lo sapevo.

Tornò alla posizione di prima.

«A e per una come te, non ti consiglierei uno violento come me» deglutii di nuovo.

Poi sentì qualcosa sul ventre.

Ethan si alzò subito ed io lo guardai.

Era...era lui?!

«Almeno mi sleghi?» chiesi supplichevole e lui sbuffò.

Mi slegò solo le gambe.

«Il resto fai da sola» si sforzava a non guardarmi.

Perché?

Mi misi a sedere e portai le mani legate davanti a me.

E come avrei dovuto slegarle da sola?

Ethan se ne andò.

Notai che si era dimenticato il cappotto.

• • • •
Due settimane dopo.

Ero alla pista e stavo provando i miei salti.

«Forza che c'è la fai, se pensi che prima o poi cadrai, non riuscirai a fare proprio un bel niente» mi disse Noah.

«Si, lo so» feci un altro salto e caddi.

«Oi, tutto bene?!» si avvicinò di corsa anche la mia allenatrice.

«Chloe!»
«Sto bene, non preoccupatevi» dissi
«Hai sbattuto la testa?» mi chiese lei ed io la scossi.

Sospirarono e mi aiutarono ad alzarmi.

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