Capitolo 15 -Ethan-

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2 giorni dopo
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«Starà bene vero?» non l'avessi mai fatto e in tutta la mia vita non mi sarei mai aspettato di fare una cosa del genere!

Penny stava piangendo ormai da 3 giorni e adesso ero qui a consolarla.

Si strinse ancora di più a me e affondò la testa nel mio petto.

Profumava di vaniglia.

«Chloe si sveglierà, non hanno detto che non c'è niente da fare, quindi sta tranquilla Penny» le accarezzai il capo e lei tirò su col naso.

«Sei andato a trovarla in questi giorni?» mi chiese.

Avrei dovuto dirgli che la notte la passavo nella sua stanza d'ospedale? Neanche morto quindi mentii.

«No, non m'interessa di quella ragazzina» lei mi guardò aggrottando la fronte e poi appoggiò di nuovo la testa al mio petto.

Era sera tardi ormai e a mezzanotte sarei dovuto tornare in ospedale.

Per giunta non volevo svegliare i nostri genitori per colpa sua!!

«Penny, dovresti andare a dormire, domani penserai alla tua amica, d'accordo?» dissi e lei si strofinò gli occhi.

«E tu? Hai chiamato di nuovo una di quelle due ragazze?» stava parlando di Taylor e Emily.

«Si, ora vai e dormi che domani hai l'università e tra poco arrivano le vacanze, su» mentii sul fatto che le avevo chiamate.

Ci alzammo dal divano e l'accompagnai nella sua stanza.

«Buonanotte...» io la guardai senza risponderle ma gli feci l'occhiolino e lei rise.

Chiuse la porta.

Bene, ora era il momento.

Andai a cambiarmi e indossai qualcosa di comodo.

Uscii di casa ed entrai in macchina.

Ogni sera speravo sempre che non ci fosse nessuno in quella stanza altrimenti non sarei tornato proprio più.

Arrivai e parcheggiai la macchina nel parcheggio dell'ospedale.

«Oh, buonasera signor Ethan, è qui per la signorina Chloe?» i dottori ormai mi conoscevano, certo ero venuto solo tre volte ma mi erano bastate.

«E per chi se no» non la salutai neanche e mi diressi alla camera della piccoletta.

Gli raccontavo sempre le mie giornate, le mie cazzate e i miei pensieri, dato che non mi sentiva potevo confidarmi.

Entrai in stanza e come sospettavo non c'era nessuno.

Presi la mia solita sedia e mi sedetti accanto a lei.

Il bip di quella macchinetta mi dava sui nervi ma allo stesso tempo mi faceva stare tranquillo.

Finché avrebbe suonato, allora Chloe sarebbe rimasta ancora qui.

«Ciao» dissi e sospirai.

«Ti conviene proprio svegliarti, stai facendo piangere Penny, lo sai?» misi una mano nei suoi capelli morbidi e gli accarezzai il capo.

«E poi devi tornare a pattinare, quante volte te lo devo dire... Se quando ti sveglierai e non vorrai più pattinare ti ammazzo, sappilo» feci un piccolo sorriso che poi sparì subito.

«Ai tuoi fratelli manchi... E poi mi vogliono uccidere -certo, non hanno neanche torto sai?- sono consapevole di essere stato un coglione a romperti i pattini, ma quel bel visino di quella bambina c'è l'hai ancora. E mi fai andare su tutte le furie».

Gli accarezzai la mano, era molto fredda e aveva la pelle morbidissima.

Mi alzai e mi misi a vedere se in questa stanza c'era il riscaldamento.

Bhe, no.

Mi tolsi il cappotto che avevo e glielo appoggiai addosso.

Doveva sentire molto freddo qui dentro.

«Ti prometto che se ritornerai a pattinare, incomincerò anch'io e ti darò del filo da torcere» ovviamente era una promessa che non avrei mai mantenuto, lei non poteva sentirmi quindi non ne sarebbe mai venuta a conoscenza.

«Vuoi sapere perché c'è l'ho con te? Non te lo dirò di nuovo, già te l'ho detto tante volte...» avevo dato tutta la colpa a lei ma non riuscivo a capacitarmi che quel giorno a sbagliare ero stato io.

C'erano molte persone a guardarmi e solo perché io avevo guardato lei nell'esatto momento in qui ero caduto...non potevo incolparla.

Ma ormai la mia psiche c'è l'aveva con lei.

Volevo tanto che si svegliasse e andare a dare a quel coglione quello che si meritava, a costo di finire in galera.

La guardai un altro po' e feci per andarmene quando non vidi che mosse la mano.

Spalancai gli occhi.

«Piccoletta... Chloe! Svegliati! Lo so che ti stai svegliando!» non apriva gli occhi.

Andai fuori dalla camera.

«C'è un fottuto medico in questo cazzo di ospedale!!!» sbraitai fuori dalla camera e vidi un ragazzo correre da questa parte.

Ragazzo facevo per dire, avrà avuto su per giù una trentina d'anni.

«Cosa succede?» mi chiese preoccupato
«Chloe ha mosso una mano, si sta svegliando vero?» lui sospirò e poi guardò prima me e poi lei sul letto tra la vita e la morte.

«Ora farò dei controlli e vi farò sapere» disse per poi entrare.

Ma che cazzo significava.

Passarono 20 fottuti minuti.

«Mi dispiace ragazzo, è ancora in coma e non si sta svegliando-»
«Ma io l'ho vista porca-» mi fermai prima di poter andare oltre.

«Non le sto dicendo che non le credo, è possibile che l'abbia mossa ma non significa niente purtroppo... Posso farle una domanda?» già mi stavo innervosendo e questo essere voleva farmi una domanda?!!

«Si» dissi
«Per caso ha mosso di scatto la mano o normalmente?»
«Di scatto» risposi e lui si tolse gli occhiali.

«Ecco appunto. Non preoccuparti ragazzo, sono sicuro che si risveglierà» detto questo, uscì fuori dalla stanza ed io chiusi la porta.

Rimasi ai piedi del letto a guardarla.

«Mi hai fregato, hai visto? Alcune volte anche tu sai fare qualcosa» tornai a sedermi sulla sedia.

Presi la sua mano e iniziai ad accarezzarla.

«...Se ti sveglierai...non...non...» guarda cosa cazzo mi toccava fare.

«...Non ti urlerò più contro» non che urlassi in effetti... Almeno con lei non ricordavo di aver urlato o forse si, si, avevo urlato.

«Poi credo che ti dia al quanto fastidio la mia presenza qui ma me ne frega alquanto».

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Rimasi tutta la nottata sveglio a controllare che qualcuno non entrasse a far qualcosa.

La porta si aprì ed io mi alzai subito.

«E tu che cazzo ci fai qui?» oh, persone più perfette stamattina non potevo incontrare.

Cole Patterson e i suoi due fratelli.

«Me ne stavo andando infatti» dissi serio.

«Calmati Cole, lascia perdere» disse quello che sembrava un perfetto idiota, Willie?

Uscii senza neanche parlare.

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