– Ce la siamo vista brutta – disse Dianne, che aveva compresso il suo piccolo corpo sul sedile fino a quel momento. – Come sapevi che era lui? – chiese a Florian.
Lui si voltò, incredulo. – Non hai notato che è alto due metri?
– Ero impegnata a preoccuparmi – gli rispose, spostando lo sguardo fuori dal finestrino. Da tempo si ostinava a non far aggiustare il navigatore dell'auto, quindi aveva lasciato che Florian si mettesse alla guida per poter arrivare a destinazione con più facilità.
I due parcheggiarono nel luogo indicato da Willas. Senza dire una parola, sgusciarono furtivi nelle intercapedini ai lati dei grossi palazzi malmessi, percorrendo in parallelo diverse vie principali.
Una volta giunti davanti al portone della biblioteca, Florian si diede un ultimo sguardo attorno e lo aprì. Si insinuarono all'interno, lasciandosi finalmente il pericolo alle spalle.
Arrivati nella sala principale, l'uomo si accasciò su uno dei divanetti da lettura. Dianne, invece, rimase incantata a osservare l'interno della stanza.
La sala di lettura occupava tutto il pianterreno, ed era circondata da un soppalco strapieno di libri impilati gli uni sugli altri, raggiungibili tramite delle scale a chiocciola. In fondo alla stanza stavano un caminetto annerito dal fumo e una lunga scrivania con affianco un pianoforte. Al centro vi erano diversi divani consunti, intervallati da lampade antiche che emanavano un bagliore giallastro. Le pareti erano tappezzate da librerie che straripavano di volumi mangiucchiati dai tarli, e le poche mura visibili erano riempite da dipinti di costellazioni, teschi di animali estinti e foglie sotto resina di specie botaniche ormai inesistenti.
Dianne si sedette di fronte a lui, continuando a guardarsi attorno stupita. Florian sembrò non nascondere un piccolo sorriso soddisfatto.
– Allora, che ne pensi di questo posto? – le chiese.
Lei lo guardò, abbandonando la sua espressione meravigliata. – È pieno di cose inutili – gli rispose sarcastica.
– Lo immaginavo. – Florian le sorrise di sghembo, avvicinandosi alla scrivania. Lo vide prendere in mano un grosso tomo, zeppo di foglietti colorati, e mettersi a sfogliarne delicatamente le pagine.
– Le cose inutili possono comunque essere belle. Hanno semplicemente un altro scopo. Per esempio, questo libro è un fantasy che non insegna a fare nulla, sul piano pratico. Però mi aiuta in altri modi, mi alleggerisce.
Dianne stette in silenzio, soppesando quelle parole.
– Non ho mai avuto molta occasione di leggere delle storie immaginarie. Nella nostra società si tratterebbe di un'attività classificabile come "non produttiva" – decise di rispondergli, infine.
Florian si grattò la barba rada, riflettendo. – Anche se siamo governati dal paradigma della produttività, come esseri umani abbiamo bisogno di fare alcune cose per il puro gusto di farle, o per colmare un vuoto. Per esempio, riempire una stanza di vecchi cimeli, leggere libri fantasy, inventare storie.
Lei lo osservò interessata. – Tu lo fai? – gli chiese.
– Che cosa?
– Inventare storie.
Florian sembrò esitare un momento, posando il tomo in cima alla pila infinita di libri in lettura. – Più spesso di quanto vorrei – rispose infine.
Dianne lo guardò di sottecchi. – È per questo che sei Attenzionato?
– Non proprio.
– E allora perché?
– Non mi va di parlarne.
Florian le sembrò stremato dalla sua insistenza, e lei decise di non cercare di indagare ulteriormente. Dianne sbuffò, arrotolandosi ancora un po' l'orlo dei jeans per evitare di sporcare di fango il tessuto del divano.
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Nell'ombra di Antares
Ciencia Ficción2090. Sul pianeta Terra gli esseri umani hanno scelto di estinguersi. La Chiesa del Giudizio è il regime dittatoriale che sorveglia il tramonto dell'umanità, ormai ridotta a un fantasma di se stessa da guerre, virus e catastrofi ambientali. Ian è un...