– Devi andare più piano – disse Eddie, posando una mano sul cruscotto per limitare lo scossone della frenata brusca.
– Sto già andando piano – rispose Rein, che si trovava al volante.
Dopo essersi allontanati dalla zona abbandonata i due ragazzi si erano scambiati di posto, per permettere a Eddie di telefonare a Florian. Sapeva che informarsi dei reciproci spostamenti non era obbligatorio, come avevano stabilito anni prima. Eppure, dopo il comunicato del Presidente, non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi per lui.
Continuò a tenersi stretto al cruscotto, mentre con l'altra mano seguitò a ricomporre il numero e ad attendere invano una risposta. La telefonata risultava staccata ancor prima di partire. Il ragazzo imprecò sottovoce e strizzò gli occhi, feriti dalla luce troppo intensa dell'ologramma a forma di cellulare verde, che continuava a fluttuare sulla sua carta ID.
Fu distratto da un altro sussulto: Rein aveva appena preso una buca in pieno.
– Vuoi andare più piano?! – gli disse nuovamente, esasperato. Si girò verso il guidatore, ma il resto dei rimproveri gli morì in bocca. Rein sembrava completamente terrorizzato. Fitte gocce di sudore gli stavano inondando il viso, e teneva le mani sul volante come rigidi blocchi d'acciaio.
Quella visione lasciò Eddie sconvolto. Nonostante si conoscessero da poco, gli sembrò quasi surreale vederlo in una veste diversa dal suo solito atteggiamento scanzonato.
Mise una mano su quella che il ragazzo aveva sul volante, stringendola lievemente ma con decisione. La mano di Rein schizzò via da sotto alla sua, forse per il contatto inaspettato, forse perché la concentrazione sembrava averlo alienato da tutto il resto.
– Fermati – gli disse. Il suo tono era stato gentile, seppur sotto a quella calma soggiacesse un comando.
Rein mise la freccia verso destra e accostò malamente al lato della strada. Eddie premette il tasto delle quattro frecce, e le luci dell'auto iniziarono a lampeggiare nell'afa di quel primo pomeriggio.
La strada era ancora deserta, ma avevano iniziato a scorgere una colonna di fumo tra i grattacieli. Si mise a osservarla, mentre attendeva che Rein facesse il giro dell'auto. Dopo che furono ripartiti, stettero in silenzio per un po'.
– Avrei dovuto dirti che non so guidare bene. Scusami – disse improvvisamente Rein, a un volume quasi impercettibile. Eddie capì quanto quelle parole gli stessero costando: sapeva che per un Last Born non saper fare qualcosa equivaleva a uno smacco al proprio orgoglio.
– Non preoccuparti – disse. – Però... Potrei chiederti il perché? Sei un LaBo, è impossibile che tu non sappia guidare. –
Rein continuò a guardare fuori, sovrappensiero.
– La patente l'ho presa a tredici anni all'Accademia, come tutti noi. È che da allora non ho avuto l'occasione di fare pratica. La mia tutrice non mi ha fatto alcuna guida aggiuntiva – rispose, sempre a bassa voce.
Eddie era confuso. – Hai una tutrice? Ma sei orfano come me – gli disse. – Non hai vissuto nei dormitori? –
– No. Ho una tutrice legale, quindi ho sempre frequentato da pendolare – disse Rein. – E tu invece sei stato nei dormitori? – continuò, cercando maldestramente di cambiare discorso. Eddie pensò che probabilmente non gradisse parlare della sua famiglia, e decise di assecondare quella volontà.
– Già. Poi sono andato via immediatamente, affittando la stanza in cui abito ora. –
– Ma perché lo hai fatto? L'Accademia ci sostenta fino al termine degli studi, a sedici anni. Come mai non sei rimasto nei dormitori? –
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Nell'ombra di Antares
Ficção Científica2090. Sul pianeta Terra gli esseri umani hanno scelto di estinguersi. La Chiesa del Giudizio è il regime dittatoriale che sorveglia il tramonto dell'umanità, ormai ridotta a un fantasma di se stessa da guerre, virus e catastrofi ambientali. Ian è un...