Ho sempre creduto che non valesse la pena vivere per me stesso, e per molto tempo sono rimasto attaccato all'esistenza solo per non dare un dispiacere ad altri. Ma non possiamo costruire le nostre fondamenta su alcuna rete di salvataggio che non sia soltanto nostra. Nicholas aveva provato a dirmelo, e io l'ho ignorato. E ho fatto di te la mia luce in fondo al pozzo. Ma ora che non ci sei, ho capito quanto ancora una volta io abbia voluto farmi del male––
Florian osservò perplesso il foglio di fronte a sé, tirandolo fuori dal rullo per cancellarne con foga l'ultima riga. I suoi polpastrelli si erano già sporcati d'inchiostro, e poteva sentire il sudore imperlargli le dita, facendo scivolare i tasti della macchina da scrivere sotto di esse. Ogni tanto si gettava delle brevi occhiate dietro la schiena, controllando che non stesse passando nessuno nell'intercapedine che aveva scelto per scrivere quella lettera senza destinatario.
Alla fine aveva deciso di seguire il consiglio di Yae, e aveva atteso la solitudine della pausa pranzo per far fluire fuori da sé tutte le cose che avrebbe voluto dire a Dianne. Nonostante le parole della giovane Pre, ancora non era riuscito a togliersi dalla mente l'idea che la donna potesse essere il frutto della sua subdola immaginazione. Quell'ipotesi, tuttavia, non gli aveva comunque impedito di provare a parlarle.
Accartocciò il foglio sul quale aveva abbozzato il suo quarto incipit, per poi dispiegarlo e voltarlo al contrario, ignorando le grinze. Non aveva mai adorato scrivere a penna: in qualche modo gli sembrava che i suoi pensieri non fossero abbastanza importanti da meritare di essere incisi con così tanta premura. E così aveva optato per una vecchia Brother, trovata nel cumulo di oggetti analogici che i Risveglisti avevano messo a riposare nella sezione Comunicazioni. I martelletti delle lettere ogni tanto si accavallavano, ma era comunque felice di aver rimesso in funzione quella macchina da scrivere sgangherata.
Si avvicinò le dita alle labbra, cercando invano di riscaldarle. Il sudore misto al freddo pungente di gennaio le aveva fatte spaccare in mille punti, rendendo la scrittura più dolorosa del dovuto. Ian sospirò, affranto. Le sue parole sembravano destinate a vagare per sempre nel vuoto, come un messaggio in una bottiglia, o come le sonde Voyager, che trasportavano i ricordi degli esseri umani, e che probabilmente sarebbero sopravvissute a tutti loro.
Col cuore in gola, ricominciò a buttare giù qualche frase.
Non posso credere che tu non sia mai esistita. E non è perché so che Eddie esiste, non è perché ho capito che hanno cercato di incastrarmi. È perché non voglio. Nicholas direbbe che sono in piena fase di "negazione", come dopo un lutto. E avrebbe ragione.
I due mesi che abbiamo passato insieme sono stati bellissimi. Pensare di poterti vedere, da lì a poco, mi provocava una gioia immensa. Nello specchio scorgevo un uomo che non riconoscevo, nel mio corpo provavo sensazioni che non ricordavo. E tutto di te mi manca. Sento il tuo profumo solleticarmi i sensi, la tua risata risuonarmi addosso. Sento rimbombarmi nel petto le nostre interminabili conversazioni di fronte al caminetto, con le tue dita sottili che puntano Altair, Vega, Antares. E la tua voce che mi dice: 'perché non fai uno sforzo? Perché non provi a guardare nel telescopio? Tanto se svieni ti prendo io'. E neanche ti rendevi conto di quanto fosse bello quello che stavi dicendo. Se lo avessi realizzato, probabilmente lo avresti ritrattato all'istante.
Nicholas una volta mi ha detto che la mia paura di osservare il cielo rappresenta quella di prendere posizione. So che le stelle sono lì, ma alzare il viso mi provoca delle tremende vertigini. E così le dipingo, ne osservo la pallida imitazione sul soffitto. Un placebo. Allo stesso modo, ho sempre avuto paura di buttarmi a fare qualsiasi cosa, dicendomi che non ne valesse la pena, inventando delle scuse. Ma da quando ti ho conosciuta è cambiato tutto. Ti ho dato ogni cosa di me – ogni sorriso, ogni lacrima, ogni rossa cicatrice che mi scava dentro al corpo – e ora mi sento come se non fosse rimasto niente. Assolutamente niente. Disintegrato come pulviscolo tra le tue braccia.
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Nell'ombra di Antares
Ficção Científica2090. Sul pianeta Terra gli esseri umani hanno scelto di estinguersi. La Chiesa del Giudizio è il regime dittatoriale che sorveglia il tramonto dell'umanità, ormai ridotta a un fantasma di se stessa da guerre, virus e catastrofi ambientali. Ian è un...