⁹⁹. 𝘝𝘪𝘵𝘢

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Quattro mesi


Cara Saryu,

Non so davvero come dovrei iniziarla, questa lettera. Tempo fa, Yae mi disse che scrivere permette di mettere in ordine i pensieri, o aiuta a trattenere con sé una persona. Eppure, nonostante io non abbia alcun tuo ricordo da trattenere, nessuno di noi sarebbe qui, se non fosse stato per te. E di questo posso solo ringraziarti.

Sono passati quattro mesi dalla caduta della Chiesa. Le giornate si susseguono tranquille, e stiamo cercando di riprenderci un po' alla volta. Riavvicinarmi a Dianne si sta rivelando un processo lento e complicato. Nonostante la storia del Progetto e la situazione di Eve l'abbiano sconvolta, Nicholas mi ha confessato che, secondo lui, l'unico motivo per il quale non si convince ad abitare con noi è perché si sente di troppo. Ho il vago sospetto che abbia iniziato a farle da padre, anche se Dianne non lo ammetterebbe mai.

Comunque, Nick mi ha suggerito di coinvolgerla nella ristrutturazione, assicurandomi che il resto "sarebbe venuto da sé". Devo dire che è molto più brava di me coi lavori manuali; riesce quasi a stare al passo di Eddie. Ancora non riesco a capacitarmi di come, quella volta (nonostante le avesse confermato di conoscermi), per esortarla a seguirlo lui le abbia consegnato la rivoltella di Elsi, dicendole che avrebbe potuto sparargli nel caso non avessero trovato nessun Florian ad attenderli. "Con piacere", aveva persino risposto lei. Da non crederci.

Da allora, Eddie e Di hanno iniziato a fare amicizia, anche se spesso si accapigliano per motivi futili. Lui la provoca con un sorriso furbo, e lei inizia a rivolgergli una serie di epiteti che, a quanto pare, divertono tantissimo Eve. Da quando ha scoperto di essere in grado di farla ridere, Dianne ne inventa sempre di più coloriti e assurdi. E così, quei battibecchi sono diventati un'occasione per fare del bene a mia sorella, e loro due sembrano anche andare un po' più d'accordo.

Sai, da qualche giorno, sotto suggerimento di Nicholas, ho iniziato a diminuire le dosi degli antidepressivi e degli antipsicotici. È strano vedere l'allucinazione di Nadine assieme alla Eve in carne e ossa, ma sto cercando di abituarmici. Non voglio più sentirmi annebbiato dai farmaci, anche se a volte il peso di tutto quello che è successo mi comprime sino a soffocarmi. Quando capita, cerco una radura tranquilla per sdraiarmi sull'erba e scoprirmi le cicatrici, resistendo all'impulso di dipingerne altre.

Eddie sa di non dovermi venire a cercare. Dianne, invece, una volta si è imbattuta in me mentre raccoglieva della legna. Ho cercato subito di coprirmi le braccia; pensavo che avrebbe dato di matto. Invece mi ha preso per mano e ha iniziato a trascinarmi verso il bosco, mostrandomi un piccolo lago nascosto che ancora non ero riuscito a scovare. Ha iniziato a togliersi i vestiti sino a rimanere in intimo, e mi ha convinto a fare lo stesso. Aveva i polsi solcati da due cicatrici a forma di anello, lì dove i Sorveglianti le avevano stretto le manette durante il suo arresto. Sulle mani aveva le ustioni causate dal poligrafo che aveva dato alle fiamme, e sulla schiena aveva i graffi dei rovi dov'era finita mentre fuggiva da Larkhall. Mi ha mostrato le sue cicatrici a una a una. "Ora hai visto tutto di me", ha concluso. Ci siamo immersi nelle acque basse sulla riva, e sono riuscito a baciarla di nuovo. Siamo tornati fradici e a sera inoltrata, e mentirei se dicessi che i sorrisini maliziosi di Eddie non mi abbiano fatto piacere.

Adesso fa molto caldo, e l'inchiostro mi sta annerendo la pelle. Non ho una macchina da scrivere, qui con me, e quindi non ho potuto far altro che prendere carta e penna per stendere questa lettera. Non ho mai adorato scrivere a mano, ma forse anche i miei pensieri meritano di essere incisi in questo modo. Forse lo meritano...


Cinque mesi


Caro Rein,

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