_capitolo diciassette_

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Lo sguardo gelido di Enji, la guancia rossa di Fuyumi, la tensione dei fratelli Todoroki, tutte sensazioni che non pensavano minimamente di lasciarmi in pace. Quella notte non riuscì a chiudere occhio, mi tornavano in mente tutte le immagini di quella cena andata a finire male. Mi resi conto di essere io il problema, che Fuyumi era stata picchiata dal padre per colpa mia e che Shoto si nascondeva a causa mia, ma io non volevo andare via, io non volevo scappare da lui, solo che così facendo stavo facendo del male a loro e a me. 

L'insonnia e il mal di testa mi costrinsero ad alzarmi dal letto, controllai l'orario dal telefono e segnava le 4:30 del mattino, qualche messaggio di Shoto impresso sul blocco schermo mi fecero tornare con i piedi per terra, rendendomi conto che tutto ciò che stava succedendo non andava bene, che dovevo trovare una soluzione. Mi ero prefissata di voler parlare con Enji, faccia a faccia, di non aver paura, di affrontarlo e fargli capire quanto io sia innamorata di suo figlio. 

Mi alzai, cercai di fare il più piano possibile per evitare di svegliare la mia migliore amica e andai in cucina per prepararmi una tazza di latte bollente, perchè tanto di dormire non ne avevo la minima intenzione. Mi sedetti sul divano, con addosso una coperta di pile e fissai il vuoto, immaginandomi tutti gli scenari possibili di come potesse andare una ipotetica conversazione tra me e il mio attuale nemico, e solo una volta su centomila io vincevo questa battaglia. Una probabilità minima, inutile, ma che mi dava una piccola speranza di poter vivere una vita felice con Shoto. 

"M-Momo?" scossi la testa quando la voce di Jiro mi fece quasi sobbalzare dal divano, "Sono le 6:00 che ci fai già sveglia?" Sono davvero rimasta un'ora a fissare il vuoto senza aver mai bevuto il mio latte ormai congelato? Sbuffai rumorosamente e le feci cenno di mettersi accanto a me, poggiai la tazza sul tavolino difronte al divano e non appena la mia amica si mise al mio fianco coprendosi con la coperta poggiai la testa sulla sua spalla. "Jirou, non so che fare" lei non rispose, rimase in silenzio a farmi dei grattini sul braccio, sapeva quanto mi piacessero. "Enji sta rendendo tutto difficile, e non voglio che gli altri soffrano, ma io non voglio perdere Shoto, infatti stavo pensando di andare a parlare direttamente con lui, con calma e senza rabbia, per fargli capire le mie buone intenzioni" Jiro continuò a non parlare per qualche secondo, "Momo tu sei sicura? vuoi davvero andare ad affrontare l'uomo più temuto di Tokyo?" scossi leggermente la testa, accennando dei piccoli si, cercando di convincermi che sarebbe andato tutto bene. 

"Va bene, ma stai attenta, e parla con lui in un luogo pubblico, quell'uomo mi spaventa" mi lasciò un piccolo bacio umido sulla fronte e si alzò dal divano. "Oggi comunque, cambiando discorso, vado a firmare finalmente il contratto con la casa discografica, mi hanno approvato l'album e in questi giorni lo metteranno in vendita" il sorriso smagliante della mia migliore amica mi fece dimenticare tutti i brutti pensieri avuti finora, mi alzai e la abbracciai forte. Entrambe ci assicurammo che sarebbe andato tutto bene, dovevamo solo avere pazienza. 

Non appena Jiro uscì di casa decisi che fosse il mio turno di prepararmi e andare al lavoro, non abitando così tanto lontana dalla sede potevo fare le cose con calma. La notizia del contratto di Jiro mi fece tornare in mente la promessa che feci a lei e a Denki, che non appena avrei avuto il mio primo stipendio avrei comprato una chitarra a lei e delle cuffie a lui. Mi guardai allo specchio sorridendo appena pensando che sarei andata a comprare quelle cose oggi stesso, anche se questo avrebbe significato niente soldi fino al prossimo stipendio, ma per loro questo e altro. 

Avevo bisogno di fare qualcosa che mi rendesse felice, che mi rendesse fiera di me, e cosa se non vedere i miei migliori amici sorridere? 
Il mio umore cambiò non appena presi il telefono e vidi un messaggio del mio assistente, Kenji, il quale mi disse che mi stava aspettando e che Enji chiedeva di me. L'ansia, la paura, il terrore. Feci un respiro profondo e finì di prepararmi, sfoggiai uno dei miei completi buoni per l'occasione, per dimostrate la mia professionalità e la mia serietà. Presi la borsa e mi incamminai verso la sede del lavoro. Mentre andai presi nuovamente il telefono e lessi i messaggi di Shoto di questa notte, dove mi chiedeva se stessi bene, dove mi ripeteva che mi amava. 

ti stavo aspettando || todomomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora