Da quel pranzo improvvisato dopo una mia crisi di ansia misto a panico totale, passarono un po' di giorni, giorni nei quali ebbi poche notizie da parte dei fratelli Todoroki. Durante la mia guarigione, emotiva e fisica, loro furono sempre presenti per me, ognuno di loro però in modo diverso. Fuyumi mi portava spesso dei piatti caldi e deliziosi preparati rigorosamente da lei, ad ogni boccone potevo percepire tutto il suo affetto per me, come una sorella maggiore; Natsu mi mandava spesso dei meme divertenti, foto comiche e qualsiasi cosa potesse in qualche modo rendermi felice e strapparmi un sorriso; Touya, oh lui utilizzava metodi per niente convenzionali, non mi scriveva, non mi chiamava, ma mandava spesso Burnin, ormai sua assistente, un giorno si e un giorno no a farmi visita in modo tale da fargli il resoconto una volta tornata in sede; Shoto invece, si comportava da vero uomo di altri tempi, mi lasciava spazio, mi dava tempo, ma senza mai sparire, senza mai farmi sentire la sua mancanza, qualche volta mi mandava un mazzo di rose rosse e bianche, delle foto nostre stampate in delle polaroid, dei peluche con annessi dei biglietti del perchè avesse pensato a me quando li aveva comprati, e tanti altri piccoli gesti che mi facevano sentire come la persona più importante nella sua vita.
Però da qualche giorno, di loro, nessuna notizia.
"Momo? ci sei ancora?"
Ero davanti la finestra della sala di casa mia, intenta a guardare la bella giornata di fronte ai miei occhi e il pensiero irrefrenabile di uscire e sentire il calore di quel tiepido sole sul mio viso. "Si scusa Jirou ci sono, mi ero persa nelle mie paranoie" ridacchiai spostando il telefono dall'orecchio sinistro all'orecchio destro, mi voltai e andai verso il frigo in cucina per bere un bicchiere di succo d'arancia fresco. "Torno per cena stasera, non ce la faccio per pranzo, tu stai bene? abbiamo fatto la spesa di recente quindi dovresti avere tutti gli ingredienti che vuoi, ma se hai bisogno cerco un permesso, o mando Denki, oppure...", il tono preoccupato della mia migliore amica mi fece sorridere, nessuno come lei si era mai presa cura di me, mi stava sempre accanto, e non mi ha lasciata sola neanche un momento, ogni qual volta si trovava al lavoro mi tempestava di messaggi e chiamate, le ero davvero grata.
"Penso che andrò a pranzo fuori", del silenzio si alzò tra di noi. "Jiro, sto bene, lo so che l'ultima volta che sono uscita da sola per pranzo ho avuto una crisi, ma ti giuro che sto bene, ho bisogno di fare dei piccoli passi per riprendermi e non posso stare rinchiusa tutto il tempo in questa casa, e non andrò verso il mio vecchio ufficio, andrò dalla parte opposta", la sentì sospirare rumorosamente, "va bene però stai attenta e fatti sentire okay? ti voglio bene", "io di più", ci mandammo un bacio via telefono e staccammo la chiamata.
Prima di andare a cambiarmi digitai il numero di Shoto, volevo sapere se stesse bene e del perchè non si facesse sentire da qualche giorno, ma il telefono squillò a vuoto senza avere una sua risposta ed una sua notizia. Abbandonai l'idea di sentirlo e optai per andare a cambiarmi. Decisi per quel giorno di indossare un vestito blu non molto corto, scarpe bianche e capelli sciolti, con le medicine che stavo assumendo accusavo forti emicranie e i capelli tirati peggioravano la situazione. Una volta pronta andai in sala, mandai giù una delle mie cinque pillole della giornata per controllare l'ansia e recuperai la mia borsa.
Una volta uscita di casa presi un bel respiro a pieni polmoni e mi sentivo bene, il mondo attorno a me stranamente non mi spaventava, avevo voglia di una passeggiata e cercare veramente quella normalità ormai perduta. La piccola Momo dentro di me non urlava, non piangeva, ma si sentiva come se stesse guardando per la prima volta qualcosa di bello, ovvero l'essenza stessa della vita. Quello che avevo passato non era una brutta vita, ma un brutto momento.
Dopo circa venti minuti mi fermai in un piccolo ristorante di cucina tipica giapponese e mi sedetti, da sola, in un tavolo accanto alla finestrona di quel locale in modo tale da osservare fuori la gente che faceva avanti e indietro, così da non sentirmi troppo in solitudine. Ordinai un piatto di ravioli alla piastra e mi godetti quel momento tutto per me.
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ti stavo aspettando || todomomo
FanfictionShoto Todoroki, di anni 28, è il vicecapo dell'azienda di famiglia, la quale ha reso lui e la sua famiglia i più conosciuti e più temuti di tutta Tokyo. Nonostante il suo ambiente familiare non sia dei migliori, considerato i problemi e i drammi, co...