_capitolo otto_

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"Ahia, fa male..." 

Shoto mi chiese di medicarlo, ancora una volta, a distanza di poco tempo. Era molto ferito, il labbro spaccato, il naso sporco di sangue e la sua cicatrice era gonfia, deve aver sentito molto dolore soprattutto in questa parte. Gli stavo mettendo del ghiaccio e la crema che usa di solito dopo il controllo medico. Io ero ancora confusa su cosa fosse accaduto poco prima, Touya che mi urlava contro, Shoto pieno di ferite e arrabbiato, il mio caffè tutto sparso per terra che a proposito oltre all'odore di disinfettante quella stanza adesso puzzava di caffetteria. 

"Devo far ripulire l'ufficio domani, quindi se puoi vieni un'ora dopo, sposterò i tuoi impegni" cercai in tutti i modi di non incontrare il suo sguardo, lo sentivo che fosse nervoso e non volevo peggiorare la situazione. Ma mi conoscete, sono una persona curiosa e premurosa. "Shoto" alzai lo sguardo e lui mi guardò sostanzialmente solo con l'occhio grigio poiché l'altro era coperto dalla bustina di ghiaccio. "Che è successo?" lui si limitò a guardarmi, non mi rispose. Dopo quell'attimo di dolcezza che ci fu tra di noi, dal suo piccolo tocco, dalla sua vulnerabilità tornò ad essere lo Shoto che piazzava muri davanti a sè,  "Mi sono assentata per pochissimo, ci ho messo forse un po' di più del previsto ma perché c'era un sacco di gente...se ci fossi stata" abbassai lo sguardo e chiusi il tubetto di crema che avevo in mano "Sei ci fossi stata non sarebbe cambiato nulla Momo, e come ti ho già detta, almeno ti ho protetta" quel tono gelido mi fece quasi rabbrividire, cercava forse di togliere dalla mia mente ogni pensiero autodistruttivo. "Ma quei tipi cosa volevano da te?" sospirò profondamente e nuovamente non mi rispose, "C'entra tuo padre? ti ha messo in situazioni spiacevoli? sei immischiato anche tu? oh Shoto dovresti starne fuori, lo dico per--" mi bloccai quando la sua voce che normalmente era bassa e gelida diventò alta e alterata. 

"Momo, cristo santo, puoi non riempirmi di domande? mi scoppia la testa a causa delle botte, non mi serve la tua preoccupazione, veramente...basta adesso" mi irrigidì e feci solo un cenno come per dire si, presi un cerotto e glielo misi sul labbro inferiore visto che aveva smesso di sanguinare. "Scusami" feci per alzarmi ma una sua mano si mise sopra la mia che tenevo sul divano, guardai verso quel piccolo gesto che durò penso un millesimo di secondo, alzai lo sguardo lui tolse il ghiaccio per permettergli di guardarmi davvero. Ad ogni suo tocco io mi calmavo e mi agitavo allo stesso momento, in quei minuti dopo la tempesta Shoto cambiò umore in continuazione, prima urlò a suo fratello, poi si fece medicare da me, mi toccò il viso, mi disse che voleva proteggermi, poi si alterò con me e ora mi stava di nuovo guardando con quello sguardo smarrito, mi mandava in confusione, e questa cosa invece di farmi scappare mi fece venire voglia di rimanergli accanto, il più a lungo possibile.

"Ho esagerato, esagero sempre ultimamente, lo so. Ti devo dire che io sono così, anche se fa schifo come giustificazione, perché il mio essere uno stronzo emotivamente instabile non mi da di certo il via libera nel trattare male la gente che mi sta intorno, soprattutto chi si preoccupa per me" fece di nuovo un sospiro profondo e rumoroso, mise ancora una volta la sua mano calda sulla mia perennemente fredda. "Meriti delle scuse, quindi...Scusa Momo e meriti anche di essere ringraziata per ogni cosa che fai per me" accennai un sorriso e se avessi potuto non avrei mai tolto la mia mano da sotto la sua, ma mi alzai. Per quanto mi avesse chiesto scusa e per quanto avesse passato due giorni infernali, non permettevo a nessuno di trattarmi così. Per quanto le sue parole entravano direttamente nel mio cuore, doveva capire che comunque avessi dei sentimenti, e non poteva comportarsi come gli pareva solo perché è lui, e da lui farei passare qualsiasi cosa.

"Accetto le tue scuse Shoto, davvero, ma sono un essere umano, e come soffri tu soffro io, come hai problemi tu, ne ho io. Le tue ferite sono state medicate, Natsu è nel suo ufficio, può accompagnarti lui a casa, il mio lavoro per cui sono pagata, è finito. Ci vediamo domani, capo" accennai un altro sorriso, sarcastico e triste e lo lasciai sul divano del suo ufficio. Avvisai Natsu di suo fratello il quale si precipitò immediatamente ed io me ne andai da quel posto così asfissiante. Avevo bisogno di una dose della mia migliore amica. 

ti stavo aspettando || todomomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora