× Quando apre la porta di casa, Esa ringrazia il cielo di essere tornata a casa sua da sola e non con Paulo.
"E tu cosa fai qui?" domanda quando vede la madre seduta sulla poltrona in salone mentre sorseggia una tazza di tè.
"Ciao Esa." accenna un sorriso in sua direzione. "Siamo tornati prima perché papà ha ricevuto una chiamata di lavoro importante."
"Ah." si limita a dire e poi sale le scale ed andare nella sua stanza.
Non le interessa sapere com'è andato il loro breve viaggio, come sono i Caraibi o chiedere di dettagli che non conosce e che non le interessano minimamente. Manda un messaggio a Paulo dove gli spiega la situazione, poi prende quello che le serviva e scende le scale a due a due.
"Dove vai?" la ferma la madre.
"Esco."
"Con una borsa con dei vestiti dentro?" osserva l'oggetto che tiene in mano e poggia la tazza quasi vuota sul tavolino. "Puoi sederti perfavore?"
"Non mi va di parlare con te." dice sinceramente, abbassando la maniglia della porta.
"Esa, ti prego."
Poche volte ha visto quell'espressione sulla faccia di sua madre: un misto tra la preoccupazione e qualcosa che voglia suggerire una preghiera. Sospira e si siede sul divano, proprio davanti a lei, e la osserva in silenzio.
"Sei stata con lui in questi giorni, vero?" chiede mentre tiene tese le spalle.
"Se lo sai allora perché lo chiedi?" alza un sopracciglio mentre incrocia le braccia sotto al petto.
"Ascolta, io e papà abbiamo passato tutta la vacanza a parlare di questo."
"Wow, mi dispiace che vi siate ricordati di me durante il vostro divertimento mensile." sbuffa.
"Esa." la richiama, facendola sbuffare per la seconda volta. "Ne abbiamo parlato e.. non credi anche tu che sia il caso di presentarcelo o farcelo conoscere?"
"No." risponde seccamente. "Non sono affari vostri di chi lui sia."
"Ma Esa hai solo 19 anni." prova a convincerla ma la vede spostare il viso dall'altra parte. "Almeno parlaci di lui, dicci com'è."
Sa che una volta scoperto qualcosa in più non si faranno più sentire su tale argomento fino a quando non spunterà un nuovo interrogativo nelle loro teste. Sono curiosi perché, per la prima volta, nelle loro vita c'è qualcosa, in questo caso qualcuno, che non conoscono, a cui non sanno come rivolgersi. Sa già che se sapessero chi sia il ragazzo che dorme con loro figlia e che sta sempre con lei, ovvero Paulo Dybala, non farebbero altro che plasmarlo nella loro vita per trasformare in un vanto che qualcuno come lui possa essere il fidanzato della loro unica figlia. Paulo è come un diario segreto che non vuole lasciar leggere a nessuno. Il primo motivo è perché sarebbe difficile a causa della loro lontananza d'età e come seconda cosa perché è la persona che ama e non il vanto o la pacca sulla spalla di nessuno, specialmente di due persone come i genitori della sua ragazza.
"No, non vi interessa nemmeno questo." scuote la testa.
"Esa, non puoi-"
Si zittisce quando sente la porta aprirsi e suo marito fare il suo ingresso in casa.
"Ciao." saluta, senza accorgersi della presenza della figlia.
"Amore com'è andato il meeting? Tutto bene?" domanda la moglie che va a prendergli la giacca per appenderla.
"Si, solite cose." scrolla le spalle ed osserva Esa seduta sul divano. "Ciao Esa."
"Ciao." ma non lo guarda nemmeno negli occhi, allontanandosi da lui quando si siede accanto a lei sul divano.
"Che cosa c'è?" domanda confuso.
"Stavamo parlando del ragazzo.. dell'uomo.. insomma del tizio con cui si vede." la donna rientra nella stanza.
"Oh si, le hai detto che vorremmo conoscerlo?"
"Si me l'ha detto e non ve lo farò conoscere." si alza in piedi, intenzionata ad andarsene.
"Perché no?"
"Perché non sono affari vostri, non mi avete mai inclusa in nessuna delle vostre scelte e non avete il diritto di farvi gli affari miei adesso. Ho 19 anni, sono maggiorenne e posso fare quello che voglio, anche perché non faccio del male a nessuno."
"Non capisci che fai del male a noi?!" sono rare le volte in cui quella donna perde la calma. "Ci preoccupiamo per te!"
"Non è vero! Volete sapere chi sia solo perché è l'unica cosa su cui non potete avere il controllo dato che non avete idea di chi sia la persona con cui sto! Non mi interessa se siete i miei genitori, non mi sono mai fatta gli affari vostri e dovete fare lo stesso anche voi!" alza la voce, avvicinandosi alla porta.
"Dove pensi di andare?" la blocca il padre che chiude la porta che lei apre. "Non permetterti di parlare con tua madre in quel modo!"
"Lasciami andare, non voglio restare qui con voi!" ma suo padre è un uomo alto e anche robusto, provare a superarlo sarebbe impossibile per lei.
"Ci resterai perché sei in punizione!" urla con tono severo e la figlia scuote la testa.
"Voglio andare da lui, mi rende felice mentre voi non lo avete mai fatto!" sente gli occhi bruciare e le lacrime scendere lungo il suo viso.
"Non ti vedrai più con nessuno, sono stufa di questo tuo comportamento Teresa!"
"Lo trovo il modo per andare via!" ribatte con la stessa espressione della madre. "Dovessi buttarmi giù dalla finestra!"
"Stai delirando, questo tizio non ti fa bene e sembri anche una pazza!" suo padre si avvicina a lei, stringendo le sue spalle. "Tornatene in camera tua e non uscirci fino a nuovo ordine!" la porta fino a davanti le scale.
"Fanculo!" li guarda con disprezzo, poi sale le scale con passi pesanti e sbatte la porta della stanza, chiudendosi dentro.
Si butta sul letto mentre scoppia a piangere, non volendo restare lì con loro che non fanno altro che ritagliarla fuori dalla loro vita. Non può dire loro di Paulo, non può e non vuole farlo. È il suo segreto, un tassello tutto per lei che la rende felice e che le da gioia.
Respira profondamente per calmarsi e guarda l'ora sull'orologio. Deve solo pazientare.
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Felicità / Paulo Dybala
Fanfiction[ REVISIONATA ] - Ma come si fa? Eri solo tu che assomigliavi alla felicità -