× Passata la mezzanotte e sentendo tutto quieto già da un paio di ore, Esa si alza dal letto senza fare rumore ed accende la luce della stanza. Si guarda allo specchio e pulisce il trucco colato con la manica della felpa, aprendo la cabina armadio per tirare fuori un borsone. Ci infila dentro tutto quello che le serve: i libri di scuola, i vestiti, le scarpe, i suoi effetti personali, varie pochette con dentro varie cose e tutto quello che Paulo le ha regalato per far si che non vengano prese da loro. Sistema il carico sulla spalla, sentendolo terribilmente pesante e ringrazia il cielo di avere anche molte cose già da Paulo. Scende piano e nota che la camera dei suoi genitori è chiusa. Arriva alla porta posteriore che da sul retro e fa per aprirla, ovviamente è chiusa anche quella. Apre la cabinetta dove tengono tutte le chiavi ma quella che le serve non c'è. Lascia il borsone per terra e riflette su dove possa essere, poi si ricorda di una copia in più fatta per sicurezza. Cerca nei vari cassetti della cucina, restando però a mani vuote. Prova ad aprire le finestre e le trova bloccate nonostante faccia forza. Si morde nervosamente il labbro e poi cammina verso il bagno, la cui finestra si trova un po' più in alto. È aperta. Prende il borsone e lo sistema in spalla dato che, se lo facesse cadere per primo farebbe troppo rumore, sale sul water dato che non può sperare di riuscire a sistemarsi sul davanzale con la sola forza delle braccia, non è mai stata molto atletica. Guarda verso il basso e sente che se si lanciasse si farebbe solo male. Deglutisce rumorosamente e si tiene dal davanzale con tutta la forza che ha mentre si spinge in avanti per scendere. Chiude gli occhi e fa un salto, cadendo per terra e facendosi male al sedere ma, oltre quello, nessun danno. Si mette in piedi e cammina fuori dal piccolo giardino di casa, cominciando a camminare sulla strada.
Prende un respiro di sollievo quando gira l'angolo e rabbrividisce al sentire il freddo della notte, così alza il cappuccio della felpa e cammina verso casa di Paulo. È un po' distante dalla sua, ma ormai deve andare per forza.
I rumori notturni della strada la spaventano e la fanno sussultare varie volte, terrorizzata che qualcuno possa seguirla. Cammina vicino alle case per paura e accelera il passo, sentendosi quasi male. Arriva davanti al cancello della via privata dove il fidanzato abita e tasta le tasche dei suoi pantaloni per capire se abbia le chiavi, prendendo un respiro di sollievo quando le trova. Apre il cancello e lo richiude senza fare rumore. Adesso può calmarsi un po'. Arriva davanti casa Dybala e suona al campanello, aspettando che lui venga ad aprirle. Niente. Suona di nuovo. Che si sia trattenuto dopo gli allenamenti con qualche compagno di squadra e non abbia ancora fatto ritorno? Estrae il telefono dalla tasca ma è morto, la batteria è completamente scarica. Fa per andare via dato che, se qualcuno l'avesse vista in quello stato fuori dalla porta di casa sua, si sarebbe messo a pensare che sia una ladra. Poi il suono della serratura che gira attira la sua attenzione. La porta si apre e trova Paulo, con il viso assonnato, che la osserva."Esa..?" chiede, non si aspettava di trovare lei fuori da casa sua. La ragazza scoppia a piangere e si fionda tra le sue braccia, sfogando tutta la paura e la rabbia che ha in corpo. "Hey perché stai piangendo?" la stringe a sé, realizzando quanto sia gelata. "Sei congelata, hai camminato fino a qui a quest'ora? E che cos'è questo borsone che pesa quanto te?"
Chiude la porta e la trascina in camera sua, la aiuta a togliersi le scarpe e la sistema sotto le coperte per riscaldarla mentre le accarezza i capelli.
"M-mi dispiace.." tossisce quando prova a parlare, sentendo la gola secca.
"Va tutto bene." le passa la bottiglietta d'acqua che tiene sempre sul comodino la notte.
Lei beve un sorso e davanti alla sua ennesima domanda si decide a parlare, spiegando tutto. Partendo dall'inizio di questa storia fino ad arrivare a quello che è successo solo qualche ora fa.
"Esa non puoi scappare di casa così, hai idea di quanto li farai preoccupare?" le accarezza la guancia. "E poi perché non mi hai chiamato? Hai idea di quello che sarebbe potuto succedere? Non puoi camminare in strada di notte in questo modo come se niente fosse."
Si ferma e sospira quando vede che è sul punto di piangere di nuovo, capendo che adesso non ha bisogno della ramanzina.
"Scusa." mormora mentre si asciuga gli occhi. "Sapevano che sarei venuta da te, anche a costo di saltare dalla finestra della mia stanza." tira su col naso.
"Non dire queste cose, non puoi buttarti da una finestra così alta." la abbraccia mentre le bacia le tempie.
"Per te lo farei." sussurra, sentendosi finalmente a casa.
Il calore che le infondono quelle braccia è unico, vorrebbe restare così per sempre. Solo loro due e nessun altro in mezzo. Per quanto i suoi genitori possano essere contrari, non possono fare molto dato che ormai è maggiorenne.
"Ti amo princesa, ricordalo sempre." le accarezza le guance.
"Anche io." risponde e sorride, finalmente, in sua direzione.
Si baciano amorevolmente e poi lui si alza, prendendola per mano mentre la guida fuori dalla stanza per raggiungere il bagno dove può rinfrescarsi in totale serenità. La guarda mentre si spoglia con una tenerezza assurda dato che sbadiglia e si stropiccia gli occhi come se fosse una bambina. Si lava, rabbrividendo quando lui la avvolge con l'asciugamano. Mette il pigiama e asciuga i capelli, bevendo dell'altra acqua e infilandosi poi nel letto insieme a Paulo. Si sente stremata.
"Mi abbracci?" chiede.
"Ti sto già abbracciando, preciosa."
"Di più, più forte." si accoccola contro il suo petto e sorride quando lo sente cingerle con più forza la vita. "Non te ne andare mai."
"Non vado da nessuna parte." la coccola fino a quando non riesce a prendere sonno e la osserva.
Perso. È completamente perso di lei.
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Felicità / Paulo Dybala
Fanfiction[ REVISIONATA ] - Ma come si fa? Eri solo tu che assomigliavi alla felicità -