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× Sospira quando, voltandosi, vede la figura della propria fidanzata sdraiata a pancia in giù sul letto, intenta a fissare la parete.

"Amore." la chiama, sedendosi sul bordo del letto. "Sei sicura di non voler venire con me?"

"Si." rivolge un sorriso al fidanzato. "Tu però divertiti."

Per una serie di cose, quell'amico che tempo fa aveva chiamato Paulo per chiedergli se gli andasse di festeggiare il suo compleanno in discoteca, ha dovuto annullare all'ultimo per il suo giorno, spostandola per riprendersi da alcuni problemi familiari. Proprio come aveva pensato, Paulo ha chiesto ad Esa di andare con lui per passare una serata diversa. Ha ricevuto un rifiuto ed aveva anche pensato di restare con lei, ma ha insistito affinché andasse perché non sarebbe stato giusto nei confronti del suo amico. E così lui è sistemato, pronto per uscire, mentre lei è in pigiama e sotto le coperte.

"Mi divertirei mille volte di più se ci fossi anche tu." le circonda la vita.

"La prossima volta." la sua scelta è dettata da molte cose, tra cui la situazione con i suoi genitori. "Sta' attento e divertiti anche per me."

"Va bene, chiamami per qualsiasi cosa." le lascia una serie di baci, poi si mette in piedi, mette il giubbotto ed esce.

Esa smette di sorridere quando sente la porta d'ingresso chiudersi e si rifugia sotto il piumone per sospirare. Prende il telefono e legge la serie di messaggi che le sono arrivati sia da parte di sua madre che di suo padre: messaggi di delusione, di rabbia, di tristezza. Smette quando sente un forte mal di testa e decide di chiudere gli occhi, rifugiandosi nel buio della stanza per cercare sollievo. Si addormenta molto velocemente e viene svegliata solo da un forte rumore all'ingresso che la fa balzare dal letto. Prende qualcosa tra le mani e guarda l'orologio, le tre di notte. Si mette in piedi e cammina verso la zona della casa illuminata dalla luce che le da fastidio agli occhi. Sente una voce familiare e si rilassa, camminando a passo più spedito.

"Paulo.." lo chiama mentre socchiude gli occhi per il fastidio della luce.

"Ciao amore." ride e biascica mentre si avvicina a lei. "Come sei figa."

"Paulo." si stacca dal suo abbraccio, sentendo un forte odore di alcol. "Sei ubriaco?"

"Un po' ma non dirlo ad Esa." ridacchia davanti alla sua confusione e gli accarezza il viso un po' arrossato.

"Credo che sia troppo tardi."

"Ops, è vero è Esa la mia ragazza." torna a farsi più vicino, iniziando a baciarle il collo. "Dille che la amo."

"Anche lei ti ama." gli accarezza la nuca.

"Mh." mugola, fermandosi e prendendo respiri profondi.

All'inizio crede che sia un atteggiamento dovuto al sonno, ma quando sente le sue mani scorrere lungo il suo corpo, capisce che si tratta dell'esatto opposto. Le sposta i capelli in un lato e inizia a torturare la pelle del suo collo, morbida e già piena di succhiotti dovuti all'ultima volta che sono stati a letto insieme.

"Paulo.." lo chiama, stringendo il tessuto bianco della camicia che indossa e i cui bottoni sono già aperti.

"Andiamo di là?"

Ma non le da nemmeno il tempo di rispondere. La solleva e cammina velocemente verso la camera da letto, fermandosi ogni tanto per guardarla e far finta di perdere l'equilibrio. Fa saltare via qualche bottone dalla camicia quando la leva con una foga mai vista prima, sfilandosi velocemente i pantaloni e restando con solo i boxer addosso. Bacia Esa che è sdraiata sul materasso e le afferra i fianchi, facendola voltare a pancia in giù.

"Paulo, non possiamo farlo come al solito?" domanda in preda all'eccitazione mentre viene privata dei pantaloni del pigiama.

"Non ora." ha un tono di voce stranamente duro. "Mi piace di più così." le accarezza i capelli e sposta di lato le sue mutandine così da poterla penetrare. "Voglio sentirti godere più forte di quell'altra."

Non gli da nemmeno il tempo di sfiorarla, si gira e lo guarda con occhi pieni di interrogativi.

"Chi sarebbe 'quell'altra'?" chiede.

"Una." scoppia a ridere come se fosse davvero divertente quello che sta dicendo. Poi poggia la sua mano fredda sulla coscia di lei, facendosi d'un tratto più serio. "Dai girati."

"No che non mi giro Paulo, dimmi di chi stai parlando." si allontana da quel contatto e fa per rimettersi i pantaloni.

"No Teresa, non rivestirti." sbuffa e fa di tutto per tenerla ferma.

"Non sto scherzando Paulo, di chi diavolo stai parlando?" alza la voce.

"Sei così sexy quando ti arrabbi." la attira a sé. "Lascia che sia io a farti urlare ma dal piacere."

"Smettila, ma sei diventato scemo? Torni a fare lo stesso gioco di prima? A parlare di sesso mentre litighiamo?" tutto ciò ha un qualcosa di comico che, però, non si palesa agli occhi di lei che è solo furiosa. "Di chi stavi parlando poco fa? Non ci credo se mi dici che non lo sai."

"Sta' zitta, quanto sei fastidiosa." sbuffa mentre porta una mano sulla fronte, sentendo un forte mal di testa dovuto alla sbronza che si è preso.

"Non dirmi di stare zitta!" batte un piede per terra, facendolo sbuffare più sonoramente mentre la spinge via da sé.

"Vuoi fare sesso con me oppure no?"

"No!"

"E allora vattene nell'altra stanza, questa sera sei terribilmente fastidiosa e basta questo mal di testa a mettermi k.o., non mi serve anche una matta isterica." le da le spalle, spegne la luce della lampada da comodino e si sistema a pancia in giù sul letto per dormire.

"Stai dicendo sul serio?" chiede ma non riceve risposta, sentendolo mentre fa finta di russare e poi ridere ancora. "Sei solo un ragazzino stupido, altro che 26 anni!" prende il suo cellulare e i suoi pantaloni, poi esce ma non senza sbattere la porta alle sue spalle, sentendolo ridere ancora di più.

"BUONANOTTE AMORE MIO, TI AMO!" e continua a sbellicarsi mentre lei raggiunge il letto della camera degli ospiti.

"Fanculo." impreca mentre si sistema sotto le coperte, sentendosi solo più nervosa di prima.

Felicità / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora