Capitolo 2

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Capitolo 2

Finché riuscirò a farli ridere,
non importa come, andrò bene.
Se ci riuscirò, probabilmente gli essere
umani non si preoccuperanno troppo se
rimarrò fuori dalla loro vita.
L'unica cosa che devo evitare è di
diventare offensivo ai loro occhi:
non sarò nulla, il vento, il cielo.

-lo squalificato


Le strade erano deserte, sarà per il tempo freddo o per la tarda ora, tuttavia dazai si trovava a barcollare su quel marciapiede, con in mano una bottiglia di rum ormai quasi del tutto vuota, mentre si dirigeva a passo lento e barcollante a casa sua, o almeno ci provava viste le condizioni pessime dovute dall'abuso eccessivo di alcol.
Chi l'avrebbe mai detto, lui nei panni di quei vecchi ubriaconi decrepiti, con una famiglia fallita alle spalle e con gusti disgustosi, quindi era questo Dazai osamu? Era come tutti gli altri? Ovviamente lui non aveva un matrimonio fallito e soprattutto non era un pedofilo, infondo aveva solo venticinque anni. Certo, la famiglia fallita alle spalle ce l'aveva, nel suo passato, che ora era tornato ad essere il suo presente, o forse era lui che aveva invaso il suo passato? Forse aveva deciso lui stesso di essere il suo passato e non viceversa, non lo sapeva; non sapeva chi o cosa fosse, cosa volesse o pretendesse dalla vita è da se stesso, lui era solo un nome con un cognome fallito che ormai apparteneva solo a lui, l'ultimo dei Dazai.
Non gli importava, non gli era mai importato del suo cognome, della sua famiglia, forse da bambino ci aveva provato, aveva provato ad essere normale come tutti gli altri bambini della sua età, ma lui non era come loro e non lo sarebbe mai stato, lui era destinato ad essere così, era già scritto.
La sua famiglia non era normale, come poteva esserlo lui?
Era scritto nella storia, loro erano destinati a distinguersi nel bene e nel male.

Si fermò sedendosi in una panchina trovata per caso, preso da un giramento più forte che lo obbligò a fermarsi se non voleva vomitare.
La bottiglia di rum era finita chissà dove e nemmeno se ne era accorto, sospirò con gli occhi lucidi mentre cercava di darsi un contegno, guardò verso l'alto, osservò ogni minuscola stella che vedeva per caso.
Non pensava a nulla, ma pensava a tutto.
Perché doveva essere tutto così complicato?
Sospirò, la mente del tutto fuori controllo, lo sguardo quasi assonato è stanco, troppo ubriaco per riuscire ad alzarsi e tornare a casa, forse nemmeno voleva, forse preferiva stare fermo a guardare ogni minimo dettaglio di quella distesa di costellazioni.
La luna, quanto la amava, era così solitaria e misteriosa, sempre zitta ad illuminare quel poco che bastava per quei pochi notturni che amavano il silenzio è il buio, forse lui in un'altra vita era la luna; la trovava affascinante e da una parte la invidiava, avrebbe voluto essere al suo posto.
Quello di cui non si rendeva conto è che dazai osamu era come la luna, così distante e riservato, un lupo solitario, un omega; amava il silenzio è la pace, senza ammassi di esseri umani, anzi, distanti da essi, li osservava in silenzio, captava ogni minimo dettaglio e non gli sfuggiva nulla, li manipolava per i suoi scopi definiti dagli altri "egoisti".
Sapeva di esserlo, egoista, dazai lo era parecchio, verso se stesso, verso gli altri, forse era l'uomo più egoista dell'essere umano, questo lo rendeva simile a quegli esseri che lo facevano sentire oppresso, ma infondo tutti erano egoisti e lui lo sapeva perfettamente, forse per questo si odiava.
Forse era più umano di tutti gli altri.

«Sei un idiota»

Quella voce...
Quella voce, dazai, la conosceva fin troppo bene.
Non c'era nemmeno bisogno che si voltasse verso il proprietario di quella voce, era sorpreso e non si aspettava di ritrovarselo li? Ovvio.
Da quando non lo vedeva? Da quando non lo sentiva? Forse un mese o di più, non ne aveva la più pallida idea.
Gli era mancato, doveva ammetterlo a se stesso, sentire di nuovo la sua voce fu come risvegliarsi da un lungo coma, non sapeva se esserne sollevato o infastidito, forse aveva solo il timore di essere stato beccato proprio da lui in quelle condizioni, nonostante sapesse perfettamente che sarebbe successo, oggi, domani, dopo domani; sarebbe successo ugualmente.
Perché era uno scalpore che dazai osamu si riducesse in quelle condizioni dopo anni, dopo quella promessa.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora