Prologo

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Una bambola di porcellana stile lolita giaceva nell'angolo di quella remota stanza buia, in quella villa in mezzo al nulla.
nel viso varie crepe che contornavano le guance rosse, i grandi occhi senza anima che assisterono ad uno scenario a dir poco orripilante, le labbra sottili e rosse all'insù, in un finto sorriso, come per mascherare quella notte d'orrore, dove le urla ne erano la colonna sonora.

Dai ricci biondi che le poggiavano sopra le spalle cadevano gocce di sangue, prove di un delitto di quella notte macabra è buia, silenziosa quanto rumorosa, come se fosse stata marchiata da una colpa che non le appartiene; colpevole per aver assistito ad un delitto, senza poter reagire, osservando  un uomo che rubava la purezza a suo figlio: ad un bambino. Quel sorriso tranquillo e quel vestito lungo, nero e vellutato, sembrava quasi pronta per quella serata; pronta per un funerale, o più di uno.

Una villa dall'apparenza pacifica che divenne un cimitero dove tutto ebbe inizio, dove l'esistenza di un bambino divenne il suo peggior peccato.


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Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora