Capitolo 11

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Capitolo 11

La virtù e il vizio sono concetti inventati
dagli esseri umani, parole di moralità che
gli esseri umani escogitano arbitrariamente.
-lo squalificato


Ripercorrere quelle strade con lo stesso cappotto nero e non beige, lo faceva sentire lo stesso del passato.
Il passato... lui poteva stare meglio se in testa aveva sempre e solo quello?
Non riusciva mai a stare nel presente, o era nel passato oppure nel futuro.
Sopravviveva in bilico tra due tempi, non lo lasciavano in pace.
Ripercorreva le stesse strade del passato, un mese fa pensava di averlo superato ma poi mori era tornato a far riemergere quei pensieri che soffocavano Dazai.
Quest'ultimo non lo aveva mai superato, perché se fosse stato così, avrebbe ignorato mori e non avrebbe minimamente pensato o agito sulle cose dal boss della port mafia che gli aveva raccontato.
Correva, correva sul filo del rasoio che lo tenevano in vita per miracolo.
Aveva tentato tante volte il suicidio che non sapeva come fosse ad essere ancora vivo.
Perché ogni volta non riusciva nel suo intento?
Viveva il suo passato come se lo stesse rivivendo tutto da capo, forse era così. Riviveva le immagini dei bambini bruciati nella macchina a cui Odasaku teneva parecchio.
Potevo fare qualcosa ma, non ci sono riuscito.
Riviveva le immagini del cadavere di Odasaku tra le sue braccia.
Potevo salvarlo, ma non ci sono riuscito.
Riviveva le immagini di suo padre che lo violentava senza pietà.
Potevo chiedere aiuto, ma non ci sono riuscito.
Riviveva le immagini di lui bambino che uccideva a sangue freddo suo padre. Potevo evitarlo, ma non ci sono riuscito.
Riviveva tutto il suo passato e se ne faceva una colpa, una colpa da cui non ne sarebbe mai stato scagionato.

«Mi stai ascoltando? Ti rifai vivo letteralmente dopo mesi, ti licenzi per telefono, sparisci, ti ubriachi e poi riappari magicamente come un fottuto fungo!» gli urlò Kunikida, accecato dalla rabbia.
Dazai bevve un ultimo sorso della sua acqua frizzante, l'unico modo per provare ad ingannare il suo malsano cervello e farlo sembrare alcol, anche se con scarsi risultati.
«Già. Ma non sono qui per te, devo parlare con Atsushi» rispose, freddo e tagliente come una lama.
Doveva allontanare chiunque fosse troppo vicino a lui da ferirsi, non poteva permettersi di avere alte vittime sulla coscienza, non sarebbe più riuscito a tenere tutto quel peso sulle sue spalle.
«Certo che sei un bastardo di prima categoria, non farti più vedere se non per delle scuse.» Rispose deluso, Kunikida.
Dazai sbuffò quando il biondo se ne andò per chiamare Atsushi.
Quando sarebbe finita tutta quella situazione?
Ne aveva già le palle piene!

«Dazai-San!» la voce di Atsushi arrivò subito all'orecchio del più grande, che si voltò verso l'albino.
Si alzò dalla sedia, per poi fare cenno ad Atsushi di seguirlo.
«Non fidarti. Non è il Dazai che conosci» disse Kunikida, rivolto all'albino.
Quest'ultimo corrucciò lo sguardo per poi seguire Dazai fuori il pub.
«Sono felice di rivederti, come stai?» gli chiese entusiasta Atsushi, che non poteva credere alle parole del biondo.
«Bene, tu suppongo pure dato che hai passato le vacanze con il tuo ragazzo» rispose Dazai, con un leggero sorriso perverso.
L'albino sgranò gli occhi arrossendo come un pomodoro.
«Come lo sai!?» urlò sorpreso «non dirlo a nessuno, ti prego!» lo supplicò con lo sguardo. «Nessun problema. Però mi servirebbe un favore e non dovrai parlarne con nessuno, nemmeno con akutagawa. Se ti lascerai sfuggire qualcosa io lo scoprirò e il tuo segreto lo verrano a sapere in molti, Kunikida non ne sarebbe contento-» sorrise dazai, in modo quasi malefico.
«Va bene, ho capito!» lo interruppe l'albino, terrorizzato dallo sguardo malefico del più grande.

«Bene, perché mi servono delle informazioni che sicuramente conosci.» Disse «cosa ti ha detto akutagawa sulla port mafia?» concluse serio.
L'albino si sorprese per quella domanda «nulla di importante... solo che mori ti ha contattato e vi siete visti nella tua vecchia abitazione. Poi basta, credo» concluse l'albino, «non va bene...» sussurrò dazai tra se e se.
«Chiama akutagawa e chiedigli quando Mori non sarà presente» gli ordinò Dazai, sorprendendo l'albino che lo guardò confuso e sconvolto.
«Ma non posso mica chiedergli una cosa simile! Penserebbe che vogliamo fare un'imboscata o che ne so-» prese ad agitarsi «Atsushi-kun, mi serve saperlo e si tratta per una questione di vita o di morte. Non vuoi che il tuo segreto si sappia, giusto?» lo interruppe il più grande
«Allora ascoltami: tu gli chiami e gli dici che io voglio parlargli, del resto ci penso io, non preoccupartene.» Concluse sospirando, adesso doveva pure preoccuparsi di far tenere la bocca chiusa di akutagawa.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora