Capitolo 8

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Capitolo 8

In giorni come questo ho bisogno che tu mi
passi le dita fra i capelli e mi parli
-Milk and honey


Dazai e Chuuya arrivarono a casa del primo, si tolsero le scarpe e misero le pantofole all'entrata, dirigendosi subito dopo nel soggiorno.
Nessuno dei due parlò durante il tragitto, fu silenzioso e imbarazzante per il rosso che non riusciva a non pensare a come si era sottomesso al moro, non si spiegava il motivo per la quale non avesse reagito.
«Dammele, le leggiamo dopo. Ora mangiamo qualcosa che sto morendo di fame, sarebbe una morte troppo lenta e dolorosa» Disse in modo drammatico il moro, prendendo le lettere dalle mani di Chuuya che sbuffò rassegnato.
Una volta in cucina Dazai cercò le poche cose che aveva in frigo, doveva decisamente fare la spesa. I soldi non gli mancavano, aveva pur sempre ereditato quello che la sua famiglia aveva.
Cucinò del riso e decise di fare del sushi con i pochi ingredienti che aveva, sotto lo sguardo curioso come quello di un bambino di Chuuya che lo osservava prendere ogni cosa è sistemarla sul tavolo.
Dazai amava essere osservato dal più piccolo, si sentiva ammirato da uno degli oceani più belli.
Il moro sorrise, poi si alzò le maniche pronto per preparare il loro pranzo ma sbiancò quando si accorse delle macchie rosse sulle bende, riabbassò le maniche sperando che chuuya non se ne fosse accorto.
Si era totalmente dimenticato di quello che era successo la notte a casa di quest'ultimo, gli metteva sempre un gran disagio quando qualcuno gli chiedeva la ragione delle bende, ovviamente lui diceva che era per bellezza.
Il solo pensiero delle persone che sanno uno dei suoi tanti oscuri segreti lo faceva sentire costantemente giudicato, un animale in gabbia.

Chuuya sgranò gli occhi quando notò la vista delle bende di dazai sempre bianche e pulite ora sporche di sangue.
Immaginava perfettamente che cosa nascondessero quelle bende ma non ne aveva mai avuto conferma, Dazai avrebbe benissimo avuto il coraggio di metterle solo per puro gusto personale.
Sapeva che Dazai si era accorto del suo sguardo, quindi ora non sapeva come agire. Voleva aiutarlo, il solo pensiero del moro che si infliggeva ferite gli faceva stringere il cuore, avrebbe voluto chiedergli il motivo, quando si fosse ferito, perché al posto di farlo non si sfogava sul rosso; perché quest'ultimo avrebbe preferito mille volte che Dazai si sfogasse con lui invece che sulla sua pelle. Nonostante Chuuya si immaginava che Dazai stesse male è che nascondesse ferite, il solo averne la conferma fu un duro colpo.

Decise di non parlare, non sarebbe servito a nulla oltre che mettere disagio ad entrambi, però una cosa voleva farla.
Si avvicinò a Dazai intento a tenere lo sguardo serio verso il salmone che stava tagliando a pezzettini, posandogli una mano sul polso e facendolo voltare confuso. Chuuya non lo guardò, troppo imbarazzato e a disagio, lo trascinò in bagno sotto lo sguardo confuso e serio dell'altro, facendolo sedere sul water chiuso.
«Dove tieni le bende?» chiese il rosso, ora indeciso se volesse davvero farlo.
Non voleva mettere disagio Dazai ma non poteva lasciare quelle bende in quello stato, poi si sarebbe sentito dannatamente in colpa a vedere senza fare nulla.
Dazai si sorprese e sgranò gli occhi, Chuuya voleva cambiargli seriamente le bende? Per quale ragione? Gli si sarebbe parato davanti uno scenario deplorevole, e se poi l'avesse guardato con uno sguardo diverso? Con pietà? disgusto? Come se fosse un mostro? Se avesse iniziato a guardalo come si vedeva lui? Non poteva permetterlo.

«Trovate» affermò il rosso, cercando di prendere le bende dallo scaffale troppo alto per lui, cercando di stirarsi e saltare per raggiungere delle stupide bende che lo stavano facendo sentire più basso di quanto già non lo fosse. Dazai trattenne una risata a quella vista, si alzò e si posizionò dietro il rosso che sobbalzò nel sentire la presenza di Dazai dietro di lui.
Il moro prese le bende e Chuuya gli è le tolse dalle mani infastidito e imbarazzato, facendo segno a Dazai di sedersi.
Nonostante quest'ultimo avesse timore, decise di convincersi che Chuuya non era come gli altri, come quegli esseri umani pronti a giudicarti dall'immagine, pronti a selezionarti come emarginati della società, pronti a farti sentire un mostro.
Il suo Chuuya non era così, non lo era mai stato.
Quest'ultimo gli prese il braccio destro da dove sembrava esserci più sangue, gli tolse le bende dopo avergli alzato le maniche della camicia, è quello che gli si parò davanti lo fece un attimo paralizzare sul posto.
L'intero braccio era coperto dai tagli più profondi a quelli un po' più leggeri, alcuni sembravano vecchi ma accanto c'è ne erano di nuovi, tutti ancora aperti. Chuuya si sentì mancare il respiro, lo sguardo era quasi impassibile nonostante gli occhi sgranati, nonostante dentro di lui stava seriamente sentendo un connotato di vomito, non perché gli facesse schifo Dazai ma perché tutto quel sangue gli stava facendo salire la nausea.
E parliamo di un ex mafioso dove nel sangue ci sguazza dentro fra poco.
Ma sapere che tutto quel sangue fosse del suo ex partner, nemico, amico è quello che gli faceva sentire emozioni che non capiva, si sentiva il mondo mancargli sotto ai piedi.
Si costrinse a non mostrare nessuna reazione che potesse mettere a disagio o far star male Dazai, che in quel momento gli sembrava così dannatamente fragile con il braccio sanguinante tra le sue mani.
In quel momento, in quel bagno, mentre gli disinfettava i tagli, lui viste un lato di Dazai che non aveva mai visto, solo nella sua immaginazione ma non fino a quel punto, da una parte si sentì quasi fiero di lui per aver scoperto un lato di Dazai che probabilmente non conosceva nessuno al di fuori di loro, si sentì quasi speciale nell'essere li a medicargli le ferite, forse perché Dazai gli aveva permesso di aiutarlo, forse perché Dazai si fosse in un certo senso fisato di lui.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora