Capitolo 14

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Capitolo 14

In realtà, le persone hanno bisogno di toccare
il fondo per cambiare.
-Fëdor dostoevskij




Chuuya si risvegliò con un dolore allucinante alla nuca, cercò di mettere a fuoco dove si trovava, per poi alzarsi di scatto ricordandosi di dazai rimasto alla port mafia.
Gemette dal dolore quando una fitta alla nuca lo fece stendere di nuovo.
Si guardò intorno e capì di trovarsi nell' infermeria dell'agenzia investigativa.
«Si è svegliato!» urlò Kyoka all'entrata, anch'essa ex membro della port mafia, una ragazzina di poco più di sedici anni.
Chuuya stette in silenzio, per la testa aveva quel pazzo suicida che si era arreso in quel modo, lo stesso che lo aveva ferito, baciato, amato, protetto, lo stesso con cui aveva perso la verginità, lo stesso dazai che amava e ora era così lontano da lui.
Gli sembrava più lontano di quanto non lo fossero.
Non sentiva il calore che sentiva con lui quando erano vicini, ridevano, litigavano...

«Come stai? Per fortuna akutagawa non ti ha colpito troppo forte o avresti avuto una bella commozione cerebrale.» Disse akiko, l'infermiera dell'agenzia. Entrarono subito dopo anche Kyoka e Kunikida.
«Come stai? Akutagawa ci ha raccontato quello che è successo, ma se vuoi salvare quel pazzo bendato devi collaborare e raccontarci ogni dettaglio.» Disse serio il biondo.
Chuuya sospirò, pronto a raccontare ogni dettaglio che serve per salvare il suo dazai. Avrebbe fatto di tutto per riprenderselo, questo era poco ma sicuro. Iniziò a spiegare tutta la situazione dall'inizio, da quando dazai era sparito, il motivo, la sua ricaduta nell'alcol, le loro ricerche, arrivando infine al racconto di mori. Tralasciò solo le loro cose intime e gli incubi di dazai, quelle che sapevano ancora solo loro. Dazai non ne sarebbe stato felice se tutti avessero saputo anche quelle ultime loro cose che li legavano.
Perché loro erano ancora legati, loro si amavano.
I loro cuori si attendevano.
Le loro anime si cercavano.
Sembrava che si fossero separati nello stesso modo per come si erano uniti.
Uniti sin dall'infanzia senza che se ne rendessero conto è divisi di proposito.
Mancava poco che riuscissero ad essere finalmente felici ed ora sembrava tutto esser stato rovinato, tutto buttato nel cesso.
Ma chuuya non era mai stato uno che si arrendeva facilmente o che ascoltava gli ordini, lui non era fatto così.
Avrebbe fatto di tutto pur di combattere e far aprire gli occhi velati dall'amarezza di quel pazzo suicida, sarebbe persino arrivato a picchiarlo pur di farlo ragionare.
Non gli importava cosa avesse dovuto fare pur di farlo uscire dal suo passato, l'avrebbe fatto comunque.
Perché lui era Chuuya Nakahara, e amava Dazai Osamu.

«Da quello che hai detto, dazai ha deciso di rientrare nella port mafia. Noi non possiamo fare nulla» rispose Kunikida, sconsolato dalla realtà dei fatti.
Chuuya scattò in piedi, furioso per quella risposta, prendendo Kunikida dal colletto della camicia, portandolo vicino al suo viso minaccioso.
«Cosa vorresti dire con questo? Eh? Lui non ha avuto scelta! Non hai sentito quello che ho detto!?» gli urlò, frustrato, pronto a picchiarlo se avesse sbagliato a parlare. «Calmati, chuu-» disse atsushi, entrato in quel momento seguito da akutagawa. «Calmo? Mi chiedi di stare calmo!? Dopo tutto quello che è successo mi devo sentire dire certe parole e devo pure stare calmo!?» Continuò ad urlare, lasciando Kunikida per puntare il dito a tutti loro. «Senti, capiamo ciò che avete passat-» disse akiko, cercando di tranquillizzarlo «no, no voi non capite. Non potete capire. Se non volete salvare dazai, va bene. Lo farò da solo, sappiate che siete degli amici di merda.» La interruppe chuuya, deluso e furioso.

«Se magari mi avessi fatto continuare avresti capito ciò che stavo dicendo!» lo riprese Kunikida «dicevo che nonostante quello che mi hai detto, dazai ha scelto entrare nella port mafia. Però da una parte è stato obbligato quindi possiamo provare a fare un imboscata e tentare di riprendere dazai. Però sappiate che dazai non e un bambino, se lui avesse voluto scappare lo avrebbe già fatto, probabilmente ha un piano o comunque un obbiettivo, lui ha sempre la situazione sotto controllo. Sa sempre quello che vuole. Probabilmente aiutandolo rovineremmo un suo probabile piano come può essere che abbia deciso di restare zitto e buono, decidendo di diventare di nuovo un membro dirigente della port mafia. Possiamo provare ad aiutarlo ma se lui rifiuta allora non possiamo fare nient'altro, diverrebbe nostro nemico, di nuovo.» Concluse Kunikida.
Tutti annuirono mentre chuuya sbuffò, sapeva che Kunikida avesse ragione ma non voleva lasciare che dazai si arrendesse a quel destino orrendo.
«Va bene... avete un piano?» sbuffò il rosso.
«Io si» disse fukuzawa, che per tutto quel tempo se ne stette dietro la port ad ascoltare, non perché temesse che qualcuno gli avrebbe mentito, ma perché non amava interrompere discorsi con la sua apparizione.
«Ascoltateci attentamente» disse ranpo subito dopo, entrando affiancando il capo dell'agenzia investigativa.

Veleno e antidoto -soukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora